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Trump firma la fine dello shutdown ma continua il braccio di ferro sul muro col Messico



Dopo 35 giorni, il Presidente Trump ha firmato il provvedimento approvato dal Congresso per porre fine al blocco parziale dell'attività federale. Lo shutdown più lungo della storia degli Stati Uniti si interrompe. Si tratta però di una decisione temporanea. Ci sono venti giorni per trattare e trovare un accordo sul muro al confine con il Messico, altrimenti sarà di nuovo la paralisi del bilancio. "Se non otteniamo un accordo equo dal Congresso, il 15 febbraio scatterà lo shutdown del governo di nuovo o userò i poteri garantiti dalle leggi e dalla Costituzione per affrontare quest'emergenza", ha dichiarato il Presidente degli Stati Uniti alla stampa.


Nell’accordo temporaneo siglato con il congresso si prevede lo stanziamento delle risorse necessarie per tenere aperto il governo federale per tre settimane: non si fa cenno alla costruzione del fatidico muro. Se ne parlerà nei prossimi giorni, al tavolo dei negoziati che partiranno immediatamente per arrivare a un accordo complessivo entro il 15 febbraio.

Qualora non si raggiungesse l’intesa, Trump potrebbe anche dichiarare che la costruzione del muro con il Messico è una emergenza nazionale e quindi non servirebbe il consenso del Congresso ai finanziamenti da 5,7 miliardi di dollari chiesti dalla Casa Bianca.


Al momento quindi i Democratici guidati da Nency Pelosi hanno segnato un punto a loro vantaggio anche se Trump, su Twitter, ha voluto precisare che “non è stata una concessione. Sono solo venuto incontro ai milioni di persone colpite duramente dallo shutdown e se entro 21 giorni non ci sarà un accordo sono pronto per agire". Lo shutdown ha messo a terra il Paese, con la paralisi dell’amministrazione a causa del blocco delle retribuzioni. Tra gli effetti c'è il caos negli aeroporti: La Guardia, uno dei tre principali scali di New York, ha bloccato tutti i voli su ordine della Federal Aviation Administration, perché non c'erano abbastanza controllori di volo; disagi e ritardi anche all'aeroporto internazionale di Newark, sempre a New York, e in quello di Philadelphia. Tutti i servizi pubblici, tra cui la raccolta dei rifiuti, sono entrati nel caos a causa del personale dimezzato. Dovranno essere pagati gli oltre 800mila dipendenti che nell’ultimo mese non hanno ricevuto uno stipendio.

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