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Trump vincitore al G20 su protezionismo e dazi



Avrebbe potuto essere l’occasione per fare pressing sull’Europa ad adottare politiche di bilancio espansive a fronte dei rischi dell’arrivo di una nuova recessione, invece il G20 si è concentrato sul tema del commercio internazionale. E su questo il Presidente americano, Donald Trump, ha fatto da padrone, riuscendo a imporre la sua linea. Nel documento finale del vertice infatti manca la condanna al protezionismo e ai dazi adottati dalla Casa Bianca per tutela la propria industria dalla concorrenza. Una bella vittoria per Trump. È rimasto sullo sfondo il tema della crescita, affrontato solo con dichiarazioni a margine del vertice ma senza l’elaborazione di una strategia comune.


Accordo invece, anche se con diverse sfumature a secondo dei Paesi, sulla necessità di una riforma del WTO, l'organismo che visiona e supervisiona gli accordi commerciali tra i vari Paesi membri, oltre 160. Un accordo sul quale è regolato il 95% dei commerci internazionali, in pratica tutti. L’Organizzazione mondiale del commercio appare a molti superata e sono numerosi i Paesi a chiedere delle modifiche. «Per la prima volta, è scritto nel documento finale, si riconosce che l'Organizzazione mondiale del commercio ha fallito i suoi obiettivi e dunque è necessaria una sua riforma». Il termine protezionismo non compare nel documento finale anche se è in atto una guerra commerciale tra USA e Cina. I Paesi del G20 si limitano a riconoscere il "contributo" del "sistema di commercio multilaterale", ma aggiungono che "non è all'altezza" per gli obiettivi di crescita e creazione di posti di lavoro. Dunque ammettono che qualcosa non funziona, ma senza entrare nel dettaglio.


Il presidente del Fondo monetario internazionale, Christine Lagarde, ha messo sul tavolo il problema del debito pubblico mondiale. Nel testo finale si dice che «La politica fiscale dovrebbe ricostruire le risorse laddove necessario, ed essere usata in modo flessibile e pro-crescita, assicurando allo stesso tempo che il debito pubblico resti su un percorso sostenibile». Si chiede in sostanza di coniugare la strategia di sostegno all’economia con la riduzione del debito. Il comunicato sottolinea anche, che «La continua attuazione delle riforme strutturali migliorerà il potenziale di crescita». Nessun passo in avanti sul clima. Gli Stati Uniti ribadiscono la loro linea contraria all’accordo di Parigi anche se gli altri partecipanti confermano il carattere "irreversibile". Washington si limita ad assicurare l’impegno per favorire la "crescita economica, l'accesso all'energia e la sicurezza, a utilizzare tutte le tecnologie e le fonti di energia disponibili, nel pieno rispetto dell'ambiente". Niente di più.

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