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TUB, Milano si candida per un indotto tra 300 e 600 milioni l'anno


È il Tribunale sul brevetto unitario europeo e per Milano e la Lombardia potrebbe essere una piccola miniera d'oro. Al brevetto europeo, attualmente, si accede con una domanda redatta in una delle tre lingue ufficiali: inglese, francese e tedesco. Va spedita all'Ente europei dei brevetti specificando per quali Paesi si vuole attivarlo; più Paesi da coprire, maggiore la spesa. Dal 2019 però è previsto che, con spese minori rispetto alle attuali, la copertura scatti in automatico per tutti i Peasi Ue e che a questa procedura si affianchi il concorso del Tribunale per il brevetto unitario, appunto il Tub. La sede centrale della Corte di prima istanza è Parigi, con succursali specializzate a Monaco per la meccanica e a Londra per la farmaceutica. E proprio a quest'ultima si rivolge l'attenzione di Milano, visto che la Brexit ormai incombe e mette la capitale inglese fuori dai giochi europei.


Da Il Sole 24 Ore apprendiamo che sul Tub si stanno muovendo gli avvocati milanesi guidati dal presidente dell'ordine forense meneghino Remo Danovi; la loro spinta verso il governo, locale e nazionale, parte dall'aula magna del palazzo di Giustizia milanese. Il governatore Attilio Fontana la raccoglie e la rilancia, coinvolgendo il ministro degli Esteri Enzo Moavero Milanesi, cui spetterà il compito di mettere all'ordine del giorno del Consiglio dei ministri europei il cambio di sede per il Tub del farmaco. A dare numeri e statistiche ci pensa il sindaco di Milano, Giuseppe Sala: con oltre 4 mila domande di brevetti Ue l'anno scorso, siamo il Paese che è percentualmente più cresciuto; un terzo degli investimenti esteri e del fatturato delle imprese estere in Italia è in Lombardia, la regione che ospita il più grande polo farmaceutico italiano. Ma soprattutto la sede per ospitare la Corte dei Brevetti sarebbe già pronta e disponibile, come annuncia la presidente della Corte d'Appello di Milano, Marina Anna Tavassi: 850 metri quadrati in via San Barnaba.


Il governo ufficialmente non dice nulla ma la Farnesina vuole aprire un dossier per valutare i costi dell'operazione, che sono tutti a carico dello Stato ospitante, e fa sapere che il ministro Milanesi è a conoscenza della vicenda ma aspetta di sottoporre la questione a palazzo Chigi per gli stanziamenti, definiti "importanti". Se ci sarà il via libera dell'esecutivo, ribadisce la Farnesina, allora si potrà porre la questione all'attenzione degli organi europei.

Gli inglesi hanno valutato l'indotto della loro sede a circa 300 milioni annui: l'apertura di nuove sedi legali internazionali, il turismo congressuale, il personale amministrativo, gli hotel per l'accoglienza e tutti i servizi potrebbero arrivare, con lo spostamento a Milano, fino a 600 milioni l'anno: una manna per la città. Sul cambio di sede pesa però il malcontento delle imprese europee e delle industrie statunitensi, controparte nella metà dei processi sui brevetti farmaceutici europei, che tenteranno di resistere a oltranza.


di Paolo dal Dosso

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