Le forze di polizia della Romania ha usato gas lacrimogeni e spray urticanti contro i dimostranti che sono scesi in piazza a Bucarest, dove nella notte per chiedere le dimissioni del governo. Secondo i media locali tra i dimostranti c'erano anche molti romeni residenti all'estero, tornati appositamente in patria per partecipare alle proteste contro la corruzione.
La folla di alcune centinaia di persone si è riunita fuori dal palazzo del governo, scandendo le parole come fossero slogan: «Ladri» e «Dimissioni» e canti contro il governo, quindi hanno tentato di forzare i blocchi della polizia mentre gli agenti hanno risposto con lacrimogeni e spray al capsico, respingendoli indietro e costringendoli a ricorrere a cure mediche per aver inalato gas, mentre una decina di poliziotti è rimasta ferita da pietre e bottiglie lanciate dai manifestanti. In tutto, sono state ricoverate sessantacinque persone.
I manifestanti sono arrivati da tutta Europa a migliaia dopo ore di fila alla dogana e si sono organizzati con punti di incontro stabiliti in diverse parti della città. Uno dei più importanti, nella piazza davanti al Teatro Nazionale. Provenienti da tutte le città romene. con qualsiasi mezzo di trasporto sono giunti nella capitale e ognuno poi si è messo in marcia verso il centro di Bucarest e Piata Universitatii. Anche intellettuali, attori, blogger sono stati mobilitati da mesi anche dall’estero con un tam tam ossessivo attraverso i social. Molti in strada per raccogliere le firme con una petizione che chiede di allontanare dal governo chi ha carichi penali.
Tra i manifestanti molti quelli provenienti dall’Italia dalla Francia e dalla Germania.
Risale infatti a poco più di un mese fa la contesa fra i sostenitori del presidente della Repubblica, Klaus Iohannis, leader del piccolo partito nazionale liberale, e l’esecutivo guidato dalla prima donna romena premier, Viorica Dancila, promossa dal controverso capo del partito socialdemocratico Liviu Dragnea. I magistrati lo avevano incriminato per diverse irregolarità, il capo dello Stato aveva anche chiesto alla premier di dimettersi, ma il governo ha posto resistenza. Anche Laura Kovesi, magistrato capo del Dipartimento anti-corruzione, infine, ha dovuto abbandonare il suo incarico come chiesto da Dragne.
Le prossime ore si prospettano caotiche e infuocate, in una situazione che potrebbe innescare ancor più gravi tumulti.
DPF
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