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Un cane alla moda su quattro è meticcio, la denuncia di Cucco



Un cane su quattro alla moda è meticcio. E’ quanto rivela Veronica Cucco, consulente cinofila in alcune procure, sulla nuova tratta dei cani, secondo cui cuccioli provenienti da allevamenti lager nell’est Europa vengono venduti a vip e non solo in Italia e fatti passare per animali ricercati.


Cuccioli da allevamenti lager dell’est venduti a vip in Italia. Quanto è diffuso il fenomeno?


«E’ purtroppo molto diffuso. Questi cuccioli che sono tutti meticci si sono piazzati in Italia come cani rari, alla moda o esotici. Sono, invece, frutto di incroci e maltrattamento genetico. Tanti gli esemplari provenienti da questo losco giro di affari che a pochi giorni da quando sono arrivati in Italia sono morti o soffrivano di gravi problemi di salute. Sfruttando le false recensioni e minacciando le persone a inserire commenti positivi, delle vere e proprie bande criminali hanno costituito una tratta. Non dobbiamo meravigliarci, quindi, che un esemplare su quattro tra i cosiddetti cani alla moda è un meticcio».


Quali sono le razze su cui ci sono i maggiori imbrogli?


«Bulldog francesi, chihuahua, spitz nani di Pomerania, ma anche barboncini. Il fenomeno riguarda sempre più razze. Un occhio esperto, però, capisce subito la differenza tra un meticcio e un cane di razza».



(Colori frutto di incroci)



Come contrastare tutto ciò?


«Innanzitutto con tanta informazione, facendo capire alle persone che un cane può essere definito di razza solo se ha un pedigree Fci, Fci paese di origine, Enci, perché ancora oggi tantissime persone, vip inclusi, non sanno che un cane di razza è tutelato dalle leggi dello stato. Far passare meticci per cani di razza è reato, frode in commercio».


Esiste una collaborazione tra le autorità locali e quelle dei Paesi in cui ci sono questi canili lager?


«Sono arrivata a denunciare delle intere organizzazioni anche all’estero. C’è l’Interpool che collabora con le nostre Procure. Si prenda, ad esempio, il caso della Luxury Dog, in cui sono stati arrestati sia italiani che slovacchi».


A quanto ammonta il giro d’affari della tratta?


«Milioni di euro. Abbiamo fatto un calcolo, ovvero che in venti giorni di consegne con ventisei cuccioli un trafficante già condannato si è portato a casa sessantottomila euro. Sono cifre da capogiro. Cuccioli che dovrebbero valere poche centinaia di euro vengono rivenduti in Italia, come cani alla moda, a oltre quattromila euro, mentre negli Stati Uniti addirittura a ventimila euro».


Il web, in tal senso, quanto è pericoloso?


«Tantissimo. Tutte le vendite avvengono attraverso la rete. Questi malviventi passano le loro giornate attaccate al computer per commerciare. Siamo di fronte persone che utilizzano benissimo i social, a differenza dei nostri onesti allevatori, che invece non hanno tempo. Avendo poche cucciolate, per loro non ha senso investire energie e risorse in visibilità».


La polizia postale può fare qualcosa?


«Io stessa ho fatto aprire diverse indagini. Siamo, purtroppo, di fronte a un fenomeno nuovo. Mi sono occupata di mandare due denunce ai ministeri, proprio per evidenziare che siamo di fronte a malavita organizzata, che va contrastata quanto prima. Si tratta, però, di un problema complesso per le stesse forze dell’ordine».


Che consiglio si sente di dare, quindi, a chi si vuole regalare un cane alla moda?


«I cuccioli non si regalano, ma devono essere un sogno che si realizza. Se non si sta attenti a chi ci si rivolge, il sogno potrebbe diventare incubo. Ci sono persone che assisto che hanno avuto per anni cani malati poiché provenivano dai traffici. Consiglio, quindi, a chiunque voglia avvicinarsi a un cucciolo di visitare l’allevamento, l’ente della cinofilia italiana, dove c’è tutto l’elenco dei soggetti riconosciuti e poi fare una selezione in base a località, disponibilità di cuccioli e aspetti vari del libro in cui è riportata la storia dell’animale».


Di Edoardo Sirignano

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