Come in un nuovo Grand Tour, per ritrovare quell’angulus oraziano, quell’intimo punto di vista da cui veder scorrere la vita e riuscire a ragionarci sopra. Ossigenazione spirituale, raccoglimento dell’anima. Il cammino è dinamismo e pensiero, è strada del ritorno, che seppur lontana fisicamente, o magari mai percorsa, ci riconduce a noi stessi indietro e in avanti, con buona pace di Dino Buzzati, non sempre quel cancello che riporta a casa verso di noi è stato chiuso dal tempo, dalla disgrazia, dagli uomini.
Passo dopo passo nel cuore dell’identità di questo Paese, laddove santi ed eserciti, padri e cavalieri si spostavano per generare un’eredità. Ben più del trekking montano per passare l’estate al fresco, ben più di un passatempo per annoiati cronici. Il viaggio, la ricerca, la solitudine che è compagnia del tempo, una missione, l’errare, come quel cavaliere di Albrecht Dürer.
Ecco i cammini spirituali. Così Santiago de Compostela, l’Amerina o la Francigena. E ancora la Via Benedicti, la Via Sacra Longobardorum che da Moint-San Michel, in Francia, arrivava fino a Monte Sant’Angelo, sul Gargano, la Via del Gran San Bernardo e del Moncenisio, la via della luce, l’itinerario di Sant’Antonio da Padova, per citare solo alcuni dei più noti. Strade verso la riflessione, l’integrità, la tradizione e la costruzione di noi stessi. Da fare insieme, o magari, da soli.
Non una moda, ma la necessità di giustificare la propria esistenza, estraendola dalla grande massa in cui si ha solo l’illusione della partecipazione, dalla globalità selvaggia, come dalla virtualità, in cui si indebolisce la propensione della propria identità, della propria personalità nel presente, per mutare, lentamente, in un segnaposto esistenziale. L’urgenza di rallentare la velocità di questo nostro tempo e l’assoluta esigenza di materialità. Un grido pare alzarsi, tra i selciati in terra battuta, i sassi calpestati da secoli, le soste nelle città sul percorso e l’incontro con gli altri pellegrini: «Ci sono e vivo di spirito, di sentimento, di pensiero e ragionamento, non sono al mondo solo per eseguire, replicare, spendere o pagare tutti i mesi l’abbonamento a Sky».
È un’estate in cammino, anche questa, come sempre più negli ultimi anni. A testimoniarlo sono i dati. Come riporta il quotidiano La Stampa, a Santiago di Compostela, nel 1985 arrivarono 2.500 pellegrini, nell’ultimo anno sono stati 250 mila: in trent’anni il loro numero si è centuplicato. Tra loro, solo negli ultimi dieci anni, si contano oltre 110 mila italiani. La Via Francigena sta riscoprendo, inoltre, una nuova primavera e una partecipazione soprattutto nel suo itinerario toscano e verso Roma davvero imponente e sempre in crescita. E anche l’esperienza della Marche testimonia questo trend ultrapositivo. Come nel pellegrinaggio che unisce Macerata al Santuario della Madonna di Loreto. Un cammino notturno iniziato quarant’anni fa. Nel 1978 furono 300 i giovani che s’incamminarono verso il Santuario, dove è venerata la Santa Casa di Nazareth, aderendo all’invito di un giovane sacerdote, don Giancarlo Vecerrica, poi diventato vescovo. Oggi la lunga marcia aggrega oltre 100 mila persone.
Cogliere l’estate per ritrovare noi stessi. In viaggio, in cammino.
E.R.
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