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Una denuncia ogni 55 minuti: le zoomafie fanno affari sulla pelle degli animali



Nel nostro Paese, nel 2017, ogni 55 minuti è stato istituito un nuovo fascicolo per reati contro gli animali, mentre ogni 90 minuti almeno una persona è finita sotto indagine. Sono impressionanti i numero del rapporto "Crimini e animali", curato dall'Osservatorio Zoomafia della Lav con il patrocinio del Comando generale dell'Arma dei Carabinieri e della Fondazione Antonino Caponnetto. il rapporto è arrivato alla diciannovesima edizione e traccia un quadro allarmante, che mostra come gli animali non sono sempre cuccioli da accudire e amare, ma un business per organizzazioni criminali e malviventi.


Dall'analisi dei crimini emerge che il reato più contestato è quello di maltrattamento di animali, pari al 31,1 per cento del totale dei procedimenti. Seguono "uccisione di animali" (30,91 per cento), "reati venatori" (17,18 per cento), "abbandono e detenzione di animali in condizioni incompatibili con la loro natura" (14,67 per cento), "uccisione di animali altrui" (4,82 per cento), "traffico di cuccioli" (0,68 per cento), "organizzazione di combattimenti tra animali e competizioni non autorizzate" (0,3 per cento), "spettacoli e manifestazioni vietati" (0,29 per cento).


La mappa della commissione dei reati dà il trite primato al nord. È Brescia, infatti, la procura dov'è emerso il maggior numero di illeciti contro gli animali (527). Seguono Vicenza (con 256 procedimenti), Udine (213), Verona (212), Napoli (194), Roma (180), Milano (152), Bergamo (142), Torino (139) e Palermo (137). La procura con meno procedimenti è Savona, con soli tre, seguita da Nocera Inferiore (6), Vasto (8), Lagonegro (10), Locri (13), Pisa (15), Lanciano (17), Pistoia (17) e Gela (20).


Il business più fruttuoso riguarda i cani. I canili illegali e il traffico dei migliori amici dell'uomo resta un affare sicuro, con introiti molto alti. «Il business randagismo è una vera manna per trafficoni, imbroglioni e affini che mirano alle convenzioni con gli enti locali», è spiegato nel rapporto. Anche la tratta dei cuccioli provenienti dai Paesi dell'Est si conferma un traffico redditizio, che coinvolge organizzazioni transnazionali e riguarda migliaia di animali ogni anno. I denunciati appartengono a diverse nazionalità: oltre agli italiani, ci sono infatti russi, ungheresi, bulgari, serbi, moldavi, ucraini, slovacchi, romeni.


Il bracconaggio continua a destare preoccupazione per la sua pericolosità. Secondo i dati del rapporto «recenti inchieste hanno accertato gli interessi di alcune "'ndrine" per la caccia di frodo e la vendita di fauna selvatica. Note le infiltrazioni, soprattutto a Sud, di personaggi malavitosi nella cattura e vendita di cardellini e altri piccoli uccelli. In alcuni territori l'uccellagione e i traffici connessi o il bracconaggio organizzato sono sotto il controllo dei clan dominanti». Nelle azioni delle procure sono stati disposti sequestri di armi clandestine, trappole esplosive, munizioni, esplosivi, visori notturni, puntatori a intensificazione di luminosità e fucili illegali.


Le forze malavitose si infiltrano anche nel mondo dell'allevamento, macellazione e distribuzione della carne. Iò rapporto precisa: «Ogni anno scompaiono nel nulla circa 150.000 animali». Percezione illecita di fondi pubblici, traffico di farmaci vietati, macellazione clandestina, pascolo abusivo, ricettazione, intestazione fittizia di beni, introduzione di animali in fondo altrui, uccisione di animali, commercio alimenti nocivi: sono solo alcuni dei reati accertati nel corso del 2017 tra le illegalità negli allevamenti e nel commercio di alimenti di origine animale.


L'uso di animali come arma o come "oggetti" per intimidire è molto diffuso nella cultura mafiosa e rappresenta un fenomeno difficile da prevenire. Il recapitare parti di animali rappresenta l'1,65 per cento delle modalità di intimidazione e minacce: teste mozzate di cinghiali e capretti, gatti morti, uccelli decapitati. A volte «la minaccia si trasforma in uccisione degli animali domestici: un modo non solo per intimorire, ma per colpire negli affetti più cari».

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