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Uragano dei Gilet Gialli su Parigi, Macron sotto scacco



L’uragano dei Gilet Gialli sta per abbattersi su Parigi. Stando agli annunci delle organizzazioni ribelli, la manifestazione di domani sarà più imponente e soprattutto più violenta di quelle che ci sono state fino ad ora. L’Eliso ha rivelato che secondo quanto risulta da fonti interne, “un migliaio di persone potrebbe arrivare a Parigi per distruggere e uccidere”. Si teme anche per le abitazioni di parlamentari e sindacalisti che potrebbero essere prese di mira per attiva vandalici. Intanto molti musei, la Torre Eiffel, e numerosi negozi hanno annunciato che resteranno chiusi. Il governo è al lavoro per blindare la capitale. Il premier Edouard Philippe ha annunciato “il dispiegamento di mezzi eccezionali oltre ai 65mila agenti delle forze dell’ordine sul campo in tutta la Francia”.


Tra i francesi c’è grande insoddisfazione, come emerge dai sondaggi, per come è stata gestita finora la vicenda da parte dell’Eliseo. Macron è accusato di non essere stato in grado di prevedere che la protesta sarebbe montata, raggiungendo queste dimensioni. Lo sfregio all’Arco di Trionfo, imbrattato con gli slogan dei manifestanti, ha fatto il giro del mondo ed è visto dai francesi come una sorta di capitolazione del governo nei confronti dei Gilet Gialli. I parigini si sentono sotto assedio. Soprattuto stupisce che Macron si sia lasciata sfuggire la situazione di mano. La sua popolarità ormai è crollata al 18% e in Francia si teme anche per le conseguenze che la debolezza del governo potrà avere negli equilibri europei. La Francia è in una posizione di fragilità mentre si stanno definendo partite importanti per il riassetto europeo: dalla definizione dello scacchiere delle istituzioni comunitarie con il rinnovo di poltrone di peso, al rapporto con la nuova Germania quale si configurerà dopo il congresso della Cdu, con l’uscita di Angela Merkel, alle partite internazionali quali quelle del bacino del Mediterraneo.


Ma questi temi non interessano ai Gilet Gialli che sono protesi a portare a casa il massimo dei risultati. In un confronto televisivo, uno dei portavoce più attivi del movimento, Enric Drouet, ha espresso addirittura l’intenzione di arrivare dentro l’Eliseo “perché è il simbolo di questo governo”. Come pure è diventato un simbolo il rogo della prefettura della cittadina Puy-en-Velay, dove Macron si è recato per incontrare le autorità locali. Il Presidente è stato accolto dai cittadini con freddezza e preso a male parole per strada mentre alcuni hanno rincorso il convoglio presidenziale al punto da far uscire le guardie per sedare la protesta. La posizione di Macron è sempre più imbarazzante. Dopo aver annunciato all’Assemblea nazionale, la sospensione della carbon tax per sei mesi, è stato smentito dall’Eliseo che ha detto che non se ne riparlerà per tutto il 2019.


A questo si è aggiunto un altro incidente politico quando il Presidente ha smentito Marléne Schiappa, sottosegretaria all’uguaglianza tra uomini e donne, che aveva ventilato l’introduzione di una patrimoniale, l’Isf, l’imposta sulle fortune. L’immagine che viene proiettata all’esterno è quella di un Paese senza una rotta, in balia degli eventi e soprattutto senza una guida. L’elite politica ma anche intellettuale è stata messa sotto scacco da una contestazione che non trova uguali dai tempi della Comune di Parigi. La protesta si sta allargando ad altre categorie e si è trasformata nella rivolta contro il peso fiscale. Ai Gilet Gialli si sono uniti i poliziotti del sindacato Vigi, i pompieri della Cgt e gli agricoltori della Fnsea. Questi pur annunciando di non volersi unire ai Gilet Gialli, stanno preparando azioni di protesta contro il caro fisco. Gli studenti delle superiori e degli Atenei stanno supportando i manifestanti e alcune Università sono state date alle fiamme. In tutto questo Macron sembra aver perso la bussola.

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