La nostra cosiddetta civiltà postmoderna, attuale, contemporanea ha creato molti “miti” adatti al proprio tempo. Sono in effetti retaggi molto antichi ma che sono stati adattati e riformati per un mondo profondamente diverso da quello di un tempo. Uno di questi, che ricompare ciclicamente mutato ma in parte sempre uguale a sé stesso è quello del “vampiro”.
A dimostrazione di come questo archetipo culturale sia ancora presente tra noi è il fatto accaduto appena due sere fa nel cimitero di Candelara in provincia di Pesaro.
Subito è sorta la polemica, in parte giustificabile e comprensibile per una sorta “bivacco” che si è tenuto al cimitero di Candelara che è stato utilizzato come set per una serata dal titolo “Vampirismi” che ha portato oltre un centinaio di persone a partecipare a questo singolare incontro. Molti sono coloro che sono entrati all’interno del camposanto servendosi del buffef allestito su un muretto, appoggiandosi alle tombe, applaudendo agli interventi dei relatori convenuti per l’happening culturale.
L’intento degli organizzatori della locale Pro loco, autorizzati da Aspes che cura la gestione del piccolo camposanto, era piuttosto quello di organizzare una serata sul tema del vampirismo trattandone il profilo storico, artistico e anche scientifico e nel medesimo tempo valorizzare un luogo caro ai cittadini e cercare di superare luoghi comuni e pregiudizi. Purtroppo il “messaggio” culturale non è stato recepito da alcuni residenti che, presentatisi ai cancelli del cimitero, hanno cercato di impedire la manifestazione addirittura chiamando la polizia municipale, considerando il luogo assolutamente inappropriato.
E pensare che non molto tempo fa, sino ai primi del Novecento e forse in alcune zone d’Italia, era uso per i vivi, visitare i cimiteri e addirittura, in certe occasioni ricorrenti, pranzarvi in onore e ricordo dei cari defunti, forse bisognerebbe capire il giusto limite che esiste tra il rispetto di una cultura e di una tradizione e il più becero bigottismo.
DPF
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