Quei banchi così desolati sono il ritratto dell’amarezza. Aule vuote che rappresentano la crisi di un paese, il fallimento di un governo. Ci troviamo in Venezuela, dove più di sette milioni di alunni hanno abbandonato gli studi. E non solo loro, anche il personale piano piano sta rinunciando al lavoro. Secondo l’Associazione nazionale degli istituti di istruzione privata, nell’ultimo anno più della metà del personale si è dimesso, mentre il 60% degli alunni ha abbandonato la scuola. A confermarlo è stato il Parlamento venezuelano proprio qualche ora fa. La cifra è stata fornita da un deputato attraverso una ricerca condotta da varie Ong e osservatori venezuelani. Tutti numeri che il presidente Maduro tenta di nascondere in ogni modo.
Secondo il deputato Karin Salanova, «ci sono molti fattori che aumentano il tasso di assenteismo scolastico in Venezuela. Una cosa è certa, le istituzioni pubbliche sono in allerta», dichiara preoccupato. Ma come si è arrivati a una cifra così alta di astensione da parte dei ragazzi?
I venezuelani sono sommersi da una crisi che sembra non avere fine. Le continue proteste vengono represse nel sangue dal governo, lentamente il paese si ritrova sempre più isolato dal resto dell’America Latina, e di certo il forte contrasto con gli Usa non aiuta. A portare a una crisi del genere è stato in primis il regime di Nicolas Maduro. Con le presidenziali del 2013, il presidente vinse le sue prime elezioni con il 50,7% dei voti, designato come erede dallo stesso Chàvez. Ma piano piano il legame con gli ideali di Chàvez si è estinto facendo spazio a una politica basata sulla corruzione. Quello che oggi manca più di tutto al popolo dell’era di Chàvez è il prezzo del petrolio e la possibilità di mangiare bene. Nei suoi 14 anni di potere l’ormai ex presidente socialista aveva cambiato il paese mettendo al centro dell’azione politica le classi più povere.
Oggi, dopo 5 anni di governo Maduro, c’è scarsità di cibo, continui black out nel paese, l’inflazione è oltre il 20%, mentre bambini e ragazzi sono costretti ad abbandonare la scuola pubblica poiché le loro famiglie non riescono a pagare la retta. Quelli che ci vanno invece, spesso rischiano di sentirsi male, manca di continuo l’acqua nei bagni e lo stato non ha più i soldi per le merende. «Alcuni alunni mi dicevano di sentirsi male e diventavano pallidi. A volte noi professori gli abbiamo dato la nostra colazione, perché non possiamo avere bambini senza niente nello stomaco. Si alzano alle 6 del mattino e a volte non hanno niente da mangiare, neanche un po’ di latte.» Ha raccontato un’insegnante di una scuola elementare alla Bbc Mundo. E visto che a mancare sono anche i professori, indovinate un po’ spesso a chi tocca sostituirli? A genitori che si offrono per fare da supplenti, compromettendo però così la qualità dell’istruzione.
La realtà di questo paese si fa sempre più drammatica, l’incapacità del governo socialista ha trasformato un’economia che era tra le più ricche al mondo in un paese malfamato, dove gran parte della popolazione non riesce a mangiare più di una volta al giorno. I primi a rimetterci sono sempre i più piccoli, con la mancanza di beni primari come cibo e istruzione. Forse, non resta altro che aspettare la reazione di un popolo.
Di Ilaria Proietti Mercuri
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