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Viaggio nelle elezioni europee: lotta per lo sbarramento del 4% tra La Sinistra, Verdi e +Europa



I Verdi: l’impresa impossibile e una polemica interna

I Verdi, in tutt’Europa, sono in grande spolvero. In Germania i Grunen sono accreditati del 20% dei voti e i loro consensi potrebbero risultare decisivi per creare, nel prossimo Parlamento Ue, un ‘asse dei responsabili’ esteso, oltre che al PPE e al PSE, all’ALDE e, appunto, ai Verdi, che potrebbe reggere le sorti del nuovo governo della Ue. In Italia, invece, lo storico simbolo del Sole che Ride – ad oggi il partito ‘più vecchio’ della Repubblica perché il suo esordio risale, addirittura, agli anni Ottanta – sembra assai appannato. Dopo aver cercato di formare una ‘bicicletta’ con il movimento “Italia in comune”, fondato dal sindaco di Parma, Federico Pizzarotti, che all’ultimo momento ha preferito accasarsi con i radicali di Più Europa, i Verdi – che hanno due nuovi portavoce, eletti all’ultimo congresso della Federazione dei Verdi, Elena Grandi e Mattia Badiali - sono rimasti soli, alle Europee, e hanno deciso di presentarsi sotto le insegne della lista “Europa Verde”, anche se lo sbarramento del 4% sembra un limite ostico. In realtà, una piccola ‘bicicletta’ i Verdi l’avevano creata, alleandosi con il movimento fondato dall’ex deputato dem, Pippo Civati, ‘Possibile’, uscito prima dal Pd e poi da LeU (in entrambi i casi sbattendo la porta in malo modo…). Civati si è anche candidato alle Europee, nella lista dei Verdi, insieme alla ‘coordinatrice’ di ‘Possibile’, Beatrice Brignone, anche se il suo movimento conta poche centinaia di anime, cioè di iscritti. Ma pochi giorni fa ha annunciato di essersi ‘ritirato’ dalla corsa in polemica con… i Verdi.

La Sinistra: cartello elettorale oggi, partito domani

I cartelli elettorali, “a sinistra”, non portano mai fortuna. Brucia ancora, anche se si perde nella notte dei tempi, l’esperimento – fallimentare – della Sinistra Arcobaleno alle Politiche del 2008: il cartello dei quattro partiti della sinistra ‘radicale’ di allora (Prc, Sel, Verdi, Sd) fallì, anche se di poco, il tentativo di superare lo sbarramento del 4%. Altrettanto fallimentare fu il tentativo di ‘marciare divisi per colpire uniti’ messo in campo dal Prc di Paolo Ferrero e da SeL di Nichi Vendola alle Europee del 2009: nessuno di loro raggiunse il quorum, anzi ne restarono ben al di sotto. Andò meglio alle Europee del 2014: la lista ‘L’Altra Europa con Tsipras’ – melting pot di Prc, Rivoluzione civile di Ingroia, SeL, pezzi sparsi di piccoli partiti comunisti - riuscì ad eleggere ben tre europarlamentari, superando di un soffio il 4%: la filosofa Barbara Spinelli, il giornalista Curzio Maltese (che prese il posto di Moni Ovadia, che rinunciò al seggio) e l’esponente del Prc Eleonora Forenza. Ora, a sinistra del Pd, a cinque anni di distanza, ci riprovano, ma il progetto è molto più lineare. Fortemente voluta da Sinistra italiana, guidata da Nicola Fratoianni, che ha rotto i ponti con Mdp di Speranza (e Bersani), di fatto riconfluito nel Pd, e sanata la rottura ‘storica’ (sic) con il Prc, oggi guidato non più dall’ex ministro Paolo Ferrero, ma da Maurizio Acerbo (i due tronconi ‘neo-comunisti’ si erano separati in malo modo), è nata la lista ‘La Sinistra’. Obiettivo, ovviamente, superare il 4%, allontanare dai militanti il facile richiamo al ‘voto utile’ che fa il Pd e partecipare al prossimo Parlamento europeo sotto le insegne dello storico gruppo della Sinistra europea, il GUE/NGL. Con un simbolo chiaro e un nome facile (‘La Sinistra’, appunto) come testimonial, la Sinistra ha scelto tre ‘vecchiette’ ma ancora molto arzille: la fondatrice del quotidiano comunista il manifesto, Rossana Rossanda, la storica esponente della sinistra (Pci, poi Pdup) Luciana Castellina (che però si candida in Grecia, sotto le bandiere di Syrizia) e la fondatrice della storica e omonima casa editrice, Ginevra Bompiani. Tra i candidati c’è anche Silvia Prodi, nipote del famoso Prof e leader dell’Ulivo, ma soprattutto la Sinistra si fa vanto di alcune campagne mediatiche recenti molto bene assestate. Quella sui migranti (è stata costituita da alcuni dirigenti e parlamentari di SI la nave e la ong ‘Mediterranea’ che cerca di aiutare i migranti profughi in fuga dalla Libia) e sull’antirazzismo. Come quelle sull’antifascismo e l’anti-salvinismo. E’stata, infatti, la Sinistra ad aiutare alcune delle campagne degli striscioni e sui balconi anti-Salvini.

Resta difficile, se non improbo, superare lo sbarramento al 4%, ma una cosa è certa: a ‘sinistra’ del Pd è nato qualcosa e, alle prossime elezioni politiche, farà l’esordio.


Più Europa: tanti radicali, ma anche ex berluscones…

Più Europa, dopo aver rifiutato ogni accordo elettorale con il Pd, ha deciso la corsa in solitaria, in vista delle Europee, ma non va dimenticato che – come vedremo – Più Europa è già, in sé, uno strano accrocchio di ex radicali, berluscones più o meno pentiti, ex diccì di lungo corso e trasformisti di ogni ordine e grado che si sono accasati, però, sotto le stesse bandiere, quelle dell’europeismo e del liberalismo. Peraltro, proprio la Bonino fu protagonista, alle Europee del 1999, di un clamoroso exploit elettorale che lei ricorda così: “Quella fu una campagna e un’idea di Marco Pannella e Giovanni Negri, io ero fisicamente poco presente perché Commissario europeo: non ci aiutò Berlusconi, vendettero il patrimonio, ma si vende una volta sola”. La lista Bonino, così si chiamava allora, sfiorò il 10%, e da lì nacque anche la campagna per la sua candidatura alla presidenza della Repubblica.

Oggi, la Bonino è impegnata per dare forza al gruppo politico europeo dell’Alde – che, spiega, “avrà un ruolo fondamentale nel Parlamento” - e a combattere i sovranisti, ma non dimentica i suoi trascorsi radicali e pannelliani. Trai i candidati di ‘Più Europa’ c’è Marco Taradash (circoscrizione Centro). Oggi fieramente anti-salviniano, è curioso che sia diventato tale un ex parlamentare di Forza Italia e del Popolo delle Libertà per ben quattro legislature di fila (X, XI, XII, XII). Radicale, ma anche liberale, fino al midollo, protagonista – insieme, ovviamente, Marco Pannella ed Emma Bonino – di tutte le battaglie storiche.

Ma non è l’unico nome, il suo, di ex parlamentari azzurri di una lista che non ha voluto chiudere, nonostante le molte offerte, alcun accordo con il Pd in nome dell’appartenenza all’Alde (i liberaldemocratici europei) e nel tentativo di riuscire a superare la (assai difficile) asticella del 4%. Anche Benedetto Della Vedova è stato deputato azzurro (oltre che, dopo, un colonnello della Fli di Fini) e trascorsi berlusconiani hanno riguardato anche la stessa Bonino.


di Ettore Maria Colombo

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