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Vigilanza Rai, salta di nuovo il voto su Foa: Francesco Verducci (Pd) una sceneggiata patetica



Ed immancabile è arrivato l'ennesimo rinvio sul doppio incarico di Marcello Foa (presidenza Rai-Raicom). La Commissione di Vigilanza Rai era stata convocata questa mattina per chiudere, una volta per tutte, una vicenda che si trascina ormai da mesi.

«Siamo allo stallo, il caso Foa ha ormai assunto tratti grotteschi, una pantomima ridicola in aperto sfregio all'operato della Commissione». Il senatore PD Francesco Verducci, vice Presidente della Commissione Cultura, esprime un giudizio estremamente negativo sul fatto: «Dire che sono sopraggiunti altri impegni è una motivazione ridicola, il calendario dei lavori era noto. La decisione più corretta dal punto di vista procedurale, come avevamo chiesto a più riprese, era votare prima delle elezioni europee, oppure al massimo subito dopo, risultando il 28 maggio la prima data utile».


Dopo le europee all'interno della maggioranza è cambiato tutto: di fatto si sono invertiti rapporti di forza.. È questo il motivo del continuo procrastinare, i nuovi equilibri ancora da definire?

Ormai appare di tutta evidenza la completa subalternità del M5S alla Lega, che ormai detta la linea politica dell'agenda di governo in ogni aspetto, inclusa la gestione padronale della Rai.

È una situazione che inquieta enormemente, ci sono aspetti gravissimi, e per questa ragione il Pd denuncia a gran voce l'emergenza del pluralismo in Rai.


Come valuta l'operato del duo Foa-DeSantis?

Il loro problema è la totale mancanza di consapevolezza del ruolo: dovrebbero essere figure di garanzia, agire nell'interesse del servizio pubblico che in quanto tale è di tutti.

Sin dal loro insediamento invece hanno dimostrato l'esatto contrario.Ogni loro mossa era riconducibile ad un'azione di esplicito favoreggiamento verso la Lega e alla sua retorica populista sovranista neo-nazionalista.Dai programmi che da adesso in poi vanno fatti “in un certo modo”, alla definizione dei palinsesti che devono risultare il più possibili graditi ai giallo-verdi. Per non parlare del tentativo di far entrare il maggior numero di esterni utili alla propaganda governativa, umiliando così le tante professionalità interne all'azienda che dovrebbero essere valorizzate, ed annullando ogni forma di imparzialità e trasparenza nella selezione.


Non a caso il figlio del presidente Foa lavora nello staff del Ministro dell'Interno Salvini. Sarà bravissimo, chi lo mette in dubbio, ma qual è il messaggio che passa?

Nepotismo spudorato, quantomeno gli italiani si sarebbero aspettati un minimo di imbarazzo, ma invece niente.Questo è il loro modo di fare. Lo abbiamo visto anche l'altro ieri con la De Santis che ha ammesso candidamente che il suo editore è il Governo.E perciò ne deve curare e promuovere gli interessi.Affermazioni scandalose che fanno inorridire, si celebra apertamente il passaggio dalla lottizzazione all'occupazione.E se glielo fai notare si comportano da bulli. Vedi il caso montato ad arte sulla retribuzione di Gad Lerner, o gli attacchi via via più pesanti contro Fazio.

Sempre alla ricerca del nemico, è questa la strategia comunicativa leghista. Chiamiamo le cose con il loro nome: si tratta di manganello mediatico finalizzato a creare un clima di intimidazione e a condizionare gli stessi lavoratori della Rai.


Senatore, non dimentichiamo però che in Italia si ripete da tempo immemore il mantra “Fuori i partiti dalla Rai”, cosi come “Rai modello BBC, “Rai prima azienda culturale del Paese”... realisticamente cosa potrà cambiare?

Una riforma del sistema audiotelevisivo è necessaria questo è indubbio, ma ancor di più va segnalato il crollo verticale del livello qualitativo, cercando di porvi rimedio prima che la residua credibilità dell'azienda sia del tutto compromessa. Io vorrei rivedere interviste alla Sergio Zavoli, quello è lo stile comunicativo degno della Tv di Stato. Altro che lo scempio dell'altra sera...


Immagino che si riferisca al programma Realiti di Enrico Lucci. È secondo Lei eccessivo parlare di “spettacolo contro la pubblica decenza”?

Tutt'altro anzi è poco, è stato un intollerabile oltraggio alla memoria di due eroi nazionali, per di più a 25 anni dalle stragi di Capaci e Via D'Amelio. Falcone e Borsellino fanno parte del patrimonio culturale del Paese, l'essenza della legalità da diffondere il più possibile, a partire dalle nuove generazioni.Pur di fare ascolto sono disposti a tutto, e questo oltre che immorale è profondamente sbagliato per la missione del servizio pubblico.Ripeto dare risalto alla cultura mafiosa, inneggiare allo stile di vita criminale creando una mitizzazione del male è quanto di peggio possa andare in onda.E' veramente Tv spazzatura. Cose del genere sono ingiustificabili, e accadono in una Rai totalmente fuori controllo.


La battaglia per salvare Radio Radicale l'ha vista in prima linea. Bisogna rassegnarsi ai cambiamenti imposti dal Governo?

Sì Governo del cambiamento, ma in peggio.Noi continueremo a lottare ed oggi abbiamo portato a Palazzo Chigi le firme raccolte per cercare in ogni modo di non silenziare definitivamente una voce libera autorevole ed indipendente.Hanno ignorato l'allarme di Agcom, stanno facendo di tutto per fare cessare le sue attività prima che venga indetta una nuova gara per la convenzione.

Non mi stancherò di ripetere che vogliono sospendere “un servizio di interesse generale”, un'interruzione illegittima perché è la sospensione di un diritto dei cittadini e di un principio costituzionale.


D'altronde sia Crimi che il presidente Conte erano stati chiari: “Ci penserà il mercato”.

Utilizzare una simile parola significa non capire nulla, anzi applicare una volontà punitiva verso la libera informazione.Chiudere Radio Radicale è un atto di regime, è diretta conseguenza di una concezione autoritaria con finalità demagogiche.Lega e M5S intendono i media come prodotti promozionali, non come mezzi per farsi una propria idea sul mondo che ci circonda. Si andassero a rileggere l'art.21 della Costituzione.

Roberto Fico prima di fare il presidente della Camera, ha ricoperto la carica di presidente della Commissione di Vigilanza Rai, ma evidentemente non ricorda nulla di quell'esperienza.

Il suo silenzio è pesantissimo, non una parola sulla vicenda. Ma ormai loro intendono il presente come il tempo delle fake news, della manipolazione, del blog e dei selfie.

L’azzeramento del Fondo Pluralismo che minaccia Avvenire, Il Manifesto e decine di voci cooperative e no profit non è nient'altro che un danno collaterale. Ma ci rimettiamo tutti, è la democrazia che ne esce sconfitta.


Riuscire ad interpretare il sentimento del tempo, di oggi come di ieri, è la sfida principale a cui è chiamata ogni leadership politica degna di questo nome.

Ieri era l'11 giugno, sono passati trentacinque anni dalla scomparsa de “il più amato”. Nel Pd del 2019 cosa resta della sua eredità politica? O è un passato troppo lontano?

Assolutamente no, Enrico Berlinguer resta una figura intellettuale di riferimento per tutta la sinistra italiana, continua ad ispirare la nostra azione politica con il suo esempio: perché essere di sinistra significa innanzitutto cercare in ogni modo di aiutare i più deboli, stare dalla parte degli ultimi affinché non vengano trattati più come tali.

Ieri nel cimitero di Prima Porta è cosi che l'abbiamo voluto ricordare, il suo stile è nel dna del Pd.


di Luigi Amoroso

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