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Bonifacio, Aispis: «Garantire certezza della pena»


«La violenza è una mancanza di vocabolario». Gilles Vigneault, autore e poeta canadese, rende perfettamente con questo aforisma il problema che è a monte del dramma che ancora affligge con implacabile frequenza il nostro Paese. Quello della violenza sulle donne è un tema sempre troppo discusso e a cui raramente segue un'applicazione nella pratica di quelle norme a tutela del gentil sesso. Una battaglia, oltre che di decenza di una democrazia del ventunesimo secolo, che scavalla nel tema più ampio dell'eguaglianza, che non è uguale trattamento per tutti in maniera indiscriminata, ma deve essere tutela razionale e ponderata dei soggetti in base alle loro debolezze ed esigenze.


È con queste prerogative che oggi nella Sala stampa della Camera dei Deputati si è tenuto un convegno organizzato dall'associazione Aispis (Accademia Italiana delle Scienze di Polizia Investigativa e Scientifica) per promuovere una task force nazionale sulla violenza di genere e le misure di prevenzione. Una tavola rotonda che ha raccolto le idee e le proposte di tutte le parti coinvolte nella questione che ha portata sia giuridico-giudiziaria che prettamente sociale. Oltre a diversi membri della politica che per una volta hanno fatto fronte comune senza distinzione di colore o bandiera partitica, sono intervenuti membri di associazioni di genere, criminologi e avvocati.


Per l'associazione Aispis, oltre al Segretario Generale Antonella Cortese, psicologa e criminologa, è intervenuta la vicepresidente Marilena Bonifacio.


Dottoressa Bonifacio, cosa è emerso da questo incontro per una task force nazionale contro la violenza sulle donne?


«Innanzitutto vorrei premettere che la partecipazione è stata ottima, sia da parte di tutte le forze politiche che dal punto di vista della solidarietà espressa sul tema. Una partecipazione attiva è il primo buon riscontro verso un cammino che è però ancora lungo»

Certezza della pena: spesso le condanne non sono scontate nella loro interezza, quale deve essere l'iter dal punto di vista giudiziario?


«Quello della certezza della pena è un tema delicato e sui cui di discute da molto. Il nostro è un progetto ad ampio respiro, che oltre a tutela delle donne si pone come contrasto a tutte le violenze di genere. L'appello che rivolgiamo, sia come accademia che come associazione e soprattutto come donne, è che ci sia un'effettiva certezza della pena. È una questione di dovere che le istituzioni hanno nei confronti delle vittime, senza sconti e senza patteggiamenti di sorta. Il nostro è un vero appello e speriamo che venga accolto»


Troppo spesso si legge di soggetti, talvolta anche recidivi, che riescono ad ottenere sconti o patteggiamenti che ledono la dignità delle vittime, è davvero così?


«Purtroppo è una pratica ancora troppo superficiale e abusata quella degli sconti di condanna. Troppi sconti di pena, troppi indulti. Questo è un tema delicato e da trattare con le pinze, non può esserci più questa disparità di trattamento tra le atrocità commesse e le sanzioni ricevute. Ancora siamo in presenza di una vera mancanza di equità, il rapporto è uno a dieci tra crimine e condanna. È un dato di fatto.»


Quali sono le mire di questo progetto sancito tra politica, associazioni e cittadinanza?


«Il progetto è finalizzato alla costruzione di una rete importante che connetta gli ambienti giuridici con quelli psicologici per fornire un'adeguata risposta al problema. Siamo fiduciosi che il convegno di oggi sia soltanto la scintilla che possa propagare a livello nazionale perché la questione lo richiede.


Prevenzione: una parola spesso abusata visto che ai discorsi raramente seguono i fatti, quali sono i provvedimenti che la politica deve adottare?


«Quello della prevenzione è un altro argomento cardine attorno a cui ruota tutto il problema. Va affrontata seguendo il modello della rete, quindi non distinguendo tra i vari ambienti di pertinenza. Non si può pensare di risolvere una questione del genere soltanto dal punto di vista normativo, con fascicoli su fascicoli che restano sulle scrivanie, servono risposte concrete. Bisogna coinvolgere le persone, portare la questione tra la gente e tra le forze dell'ordine, informando ed educando. Soltanto così si può davvero prevenire. Siamo comunque fiduciosi che i provvedimenti attuati possano entrare davvero nel vivo del tema dando vita a qualcosa di strutturato e concreto»


In quanto vicepresidente dell'Aispis ci può dire quali saranno i prossimi appuntamenti dell'associazione?


«Da settembre partiremo con una serie di iniziative per la formazione a trecentosessanta gradi sia all'interno delle scuole che nelle caserme. Prevenzione è informazione e il nostro vuole essere un progetto vero, ambizioso ma vero. Siamo molto fiduciosi»

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