L'Associazione Vite Senza Paura e Artemisia Onlus denunciano: l’Italia è ancora gravemente inadempiente agli obblighi derivanti dalla Convenzione di Istanbul e dalla CEDAW, la Convenzione ONU per l’eliminazione di ogni forma di discriminazione nei confronti delle donne, ratificata con la legge 132/1985, in particolare a seguito dell’adozione da parte del Comitato CEDAW della raccomandazione generale n. 19 in materia di violenza maschile sulle donne. Il caso di Elisa Pomarelli, di recente tornato all’attenzione dei media, lo dimostra.
In Italia le donne muoiono, non solo di Covid19, spesso muoiono solo per il fatto di essere donne e di aver rifiutato le avance di un uomo. Spiate, seguite, oltraggiate, uccise perché donne. Di fronte a questo scempio che offende la coscienza di ciascuna persona e di ciascun cittadino deve affermarsi con forza la responsabilità dello Stato in materia di prevenzione e contrasto della violenza di genere. Occorre che il femminicidio sia punito nel nostro ordinamento come fattispecie di genere perché così è, senza troppi giri di parole o dichiarazioni, politicamente corretto. Le donne sono uccise perché donne. Ed allora non è sufficiente, come dimostra drammaticamente la vicenda di Elisa, che sia prevista l’ipotesi aggravante di cui all’art. 576 comma 5 o dall’art. 577 del Codice Penale. È necessario che l’ordinamento prenda una posizione ferma e senza ipocrisia contro gli omicidi di genere e promuova una cultura del rispetto della persona.
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