La flat tax e il reddito di cittadinanza entreranno nella prossima legge di Bilancio, anche se dovranno essere valutate per gradualità e intensità nel 2019. C'è accordo nel governo sulle linee del quadro programmatico, il contratto grazie al quale l'esecutivo gialloverde ha trovato la quadra per sedersi sugli scranni più alti di Palazzo Chigi.
La notizia è venuta fuori dal vertice che si è tenuto in giornata per affrontare la questione della legge di bilancio, in vista della tradizionale scadenza dei cento giorni, il prossimo 27 settembre. Il governo dovrà presentare in Parlamento la nota di aggiornamento al Def insieme al quadro programmatico delle riforme, un anticipo di quelle misure che verranno inserite nella legge di Bilancio che dev'essere pronta entro metà ottobre. Il vertice ha portato i suoi frutti, visto che il ministro dell'Economia Giovanni Tria ha espresso soddisfazione e confermato la compatibilità tra gli obiettivi già illustrati in Aula e l’avvio delle riforme contenute nel programma di governo, in materia di flat tax e reddito di cittadinanza. Anche se i partiti continuano a mostrarsi cauti nei confronti del ministro, che avrebbe creato nelle scorse settimane qualche incomprensione anche a causa di un atteggiamento considerato "troppo autonomo", sembra che ormai tutte le caselle siano andate nel posto giusto. Il vicepremier Matteo Salvini ha dovuto ammettere che «la manovra economica d'autunno non avrà tutto subito, però i primi passi di flat tax, di smontaggio della legge Fornero e di stralcio delle cartelle di Equitalia, questo ci sarà». Perché «l'Italia sta morendo di tasse. Nella prossima manovra economica parte la rivoluzione fiscale. A qualcuno all'estero non piacerà? Pazienza, non ci faremo fermare da qualche rimbrotto», ha sottolineato Salvini, riferendosi chiaramente all'Europa e ai mercati, che quando non hanno come colpire fanno partire lo spauracchio dello spread.
A questo incontro, comunque, ne seguiranno di altri, uno sicuramente a metà della prossima settimana. Oggi comunque il titolare di via XX settembre ha illustrato ai colleghi lo stato della finanza pubblica, che registra, come ha certificato di nuovo l'Istat, un calo dei ritmi di crescita che fa "decelerare" l'economia. L'asticella del Pil a fine anno si posizionerà sicuramente al di sotto dell'1,5 per cento, indicato dal precedente governo nel Def di aprile, anche se la contrazione, che per molti fa ipotizzare una crescita annua dell'1,1 per cento, potrebbe essere inferiore al mezzo punto ipotizzato nei giorni scorsi se proseguirà il recupero della produzione industriale dopo la battuta di arresto di aprile. A giugno la produzione ha registrato un +0,5 per cento, 1,7 per cento su base annua, che rappresenta il secondo rialzo consecutivo ma rimane l'aumento tendenziale più contenuto da aprile 2017.
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