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È scomparso Franco Mandelli il grande ematologo




Franco Mandelli, uno dei più noti ematologi italiani stimato dall’intera comunità scientifica e dai pazienti che così a lungo ha amorevolmente seguito, si è spento all’età di ottantasette anni dopo appunto una lunga una vita dedicata alle più terribili malattie del sangue, ma anche alla più vera solidarietà senza alcun risparmio di energie.


Bergamasco, figlio di un ingegnere di un’insegnante, laureatosi a Milano nel 1955, prima si trasferisce a Parma dove si specializza in medicina interna e in seguito a Roma, e lì dopo aver intrapreso la docenza, ben presto si evidenzia come una stella di prima grandezza nella lotta alle malattie ematiche come il linfoma di Hodgkin e le leucemie più gravi, soprattutto delle forme promielocitiche, con protocolli terapeutici personali e innovativi. Presidente del gruppo italiano malattie ematologiche dell'adulto (Gimema) e dell'Associazione italiana contro le leucemie (Ail) vanta ben oltre settecento pubblicazioni in ambito accademico.


Benché da qualche tempo, il Professor Mandelli non esercitasse più la propria vocazione, esclusivamente a causa dell'età, ancora oggi i pazienti di Ematologia dell'Ospedale Umberto I sono soliti dire: «sono in cura da Mandelli», segno di quanto questo nome sia divenuto distintivo e importante nel campo. Inoltre il grande ematologo era noto, come già si è detto, non soltanto per la sua sapienza scientifica continuamente avanzata e per la sua attività d’insegnamento, ma anche per la sua profonda umanità. Gentile e amorevole con tutti, aveva lo straordinario dono di sapersi rendere comprensibile da chiunque e da tutti, quindi ricordato con affetto anche per questo. Sue sono inoltre state le innumerevoli campagne volute per raccogliere fondi a favore della cura alle leucemie e per finanziare la ricerca sulle stesse.


Se gli studi e le cure ematologiche oggi sono tra le più riconosciute al mondo è perciò anche merito di Franco Mandelli, pioniere infaticabile in una lotta senza quartiere alle neoplasie del sangue, condotta non solamente in laboratorio, ma anche incrementando la cultura e la conoscenza presso la popolazione.


A segnare in maniera unica la sua formazione medica è stata la profonda intesa con il Professor Jean Bernard dell’Ospedale Saint-Louis. Dopo aver frequentato il suo istituto, infatti, nel lontano 1982, Mandelli creerà a Roma il primo centro pubblico per il trapianto di midollo osseo dando così inizio a una delle migliori scuole di ematologia a livello mondiale. Era solito dire il grande luminare: «Alle leucemie linfatiche acute, quelle più frequenti nei bambini, si sopravvive in più dell’80 per cento dei casi», e ancora aggiungeva: «Quando la malattia finisce, si continua a fare una cura di mantenimento per scongiurare le ricadute e dichiarare un paziente guarito. Dopo cinque anni, se tutto è filato liscio, è come se la leucemia non ci sia mai stata».


Tra i suoi numerosi riconoscimenti vanno ricordati l’esser nominato nel 1993 Cavaliere di Gran Croce Ordine al Merito della Repubblica Italiana e nel 2003 il ricevimento della Medaglia d’oro al merito della sanità pubblica. Ma ha anche scritto libri d’importanza straordinaria, come: “Ho sognato un mondo senza cancro“ e “Curarsi è prendersi cura“.


Se ai giorni nostri l’incubo dell’incurabilità dei tumori del sangue è diminuiti è quindi opera del Prof. Mandelli che li ha resi attaccabili e dunque battibili senza ricorrere a terapie invasive e dolorose e sempre con una profonda attenzione alle cure psicologiche del paziente.



DPF

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