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Antonio Razzi: «Criticate tanto il mio amico Kim ma sono i grillini i veri dittatori»



Intervista esclusiva ad Antonio Razzi: «I 5S avrebbero condannato Cristo, gli brillavano gli occhi sulle manette, oggi salvano Salvini. La Lega stacchi la spina al governo. Il leader del Pd? Preferisco Giachetti»


Un piccolo infortunio muscolare, cicatrice di una partita a tennis, non basta certo a fermarlo. Diretto, semplice e sicuramente mai banale. Nonostante i palazzi del potere non siano più sue abituali frequentazioni, l'ex senatore Antonio Razzi non perde un colpo e soprattutto un'occasione per dire la sua... a modo suo.


In esclusiva per Spraynews.it abbiamo rivolto a uno dei personaggi più "colorati" dell'attualità politica qualche domanda sulla situazione odierna tra governo, elezioni, statuti e regolamenti interni ai partiti, Kim e la Corea del Nord. Come sempre “a tutto Razzi”.



Antonio Razzi, partendo dal risultato delle elezioni amministrative in Sardegna, cosa pensa del piano di ripensamento del Movimento 5 Stelle annunciato da Di Maio?


«Chiamarli regolamenti è già un complimento. Sono direttive di uno statuto dittatoriale che va dove lo porta il vento. Sono partiti con la regola inderogabile del tetto dei due mandati, ma appena necessario hanno cambiato idea. Lo stesso si può dire per l'obbligo di dimissioni e uscita dal movimento in caso di indagini o procedimenti a carico di qualsivoglia rappresentante, di cui si sono dimenticati quando bisognava salvare il sindaco di Roma. Comincio a credere che trovino comode le poltrone sopra a cui sono seduti e non le lasceranno tanto facilmente. Sentire Di Maio ribadire davanti alle telecamere che il capo politico è lui e lo sarà fino a fine mandato mi ha convinto che lo fanno per tornaconto e del popolo se ne curi qualcun altro. Una cosa è certa, tra le varie regole quella che non cambieranno mai è l'obbligo di restituzione dello stipendio verso la Casaleggio Associati. Io vengo da tre legislature e non restituendo nulla, se non 800 euro al mese quando ero nel Pdl, posso dire di non essermi arricchito: chi fa politica per davvero spende i soldi tra campagna elettorale e incontri»


Un'altra vicenda che ha destato scalpore è stata la decisione dei grillini di "salvare" Salvini dal processo per la vicenda Diciotti: cosa pensa di questa retromarcia sull'immunità parlamentare?


«Premesso che se c'è stato reato è stato per un interesse condiviso ed esclusivo della nazione, e su questo gli italiani sono pienamente d'accordo, la vicenda conferma solamente l'anima ipocrita dei 5 Stelle. La negazione assoluta dell'immunità per qualsiasi membro del Parlamento è un loro cavallo di battaglia, scritto a lettere cubitali nei loro regolamenti. Quando ancora ero in Senato ed è capitato di votare per l'autorizzazione a procedere nei confronti di qualche collega, gli si illuminavano gli occhi. Avessero potuto, avrebbero condannato persino Cristo. Adesso a quanto pare non è più così. Io lo dissi anni fa, lontano dalle telecamere, e fu la mia rovina, ma mi sa che anche questi pensano a farsi i cazzi loro. Hanno 320 tra deputati e senatori, moltiplicati per quanti soldi restituiscono alla centrale, fate voi il calcolo…»


Da un processo probabilmente sventato a uno senza dubbio mediatico: cosa pensa della vicenda che coinvolge i coniugi Renzi?


«Come si è visto sono vicende che hanno toccato diversi esponenti della politica. La differenza è che con Di Maio sono andati avanti una settimana, con la Boschi e con Renzi c'è un accanimento sistematico. Non capisco a che gioco giochiamo: qui si parla di vicende legate ai genitori eppure le conseguenze le pagano soprattutto i figli mediaticamente più esposti. E questo vale per Renzi come per Di Maio e Di Battista, un figlio non deve scontare gli errori fatti dai genitori, nemmeno se fa politica. Ben venga il regolare svolgimento della giustizia, purché nelle aulee di tribunale e non nelle televisioni»


Dopo Renzi la sinistra italiana è alla ricerca di una nuova guida: se dovesse scommettere chi vorrebbe come interlocutore tra i candidati alla segreteria del Pd?


«Rispondo a bruciapelo con il nome di Roberto Giachetti. Sebbene siano tre candidati all'altezza, Roberto lo conosco bene in virtù della legislatura passata da colleghi e mi fido più di lui che degli altri nomi. Martina lo ho incontrato qualche volta quando era ministro, ma al massimo ci ho scambiato un saluto. Zingaretti non lo conosco per nulla. Purtroppo vedo difficile, se non impossibile, una vittoria di Giachetti contro due "marpioni" che nel Pd contano, ma gliela auguro»


A maggio si tornerà a votare per le Europee, crede, come qualcuno afferma, che possa essere la data di scadenza di questo esecutivo gialloverde?


«Per come la vedo io il governo è già durato abbastanza. Non è possibile andare avanti in queste condizioni. I cittadini italiani sono disorientati, completamente alla mercé degli umori di ministri legati da un contratto improbabile. Molte persone mi fermano per strada e mi chiedono perché a livello locale c'è un centrodestra unito, che funziona, governa e vince le elezioni e a livello nazionale la Lega debba fare la controparte del nemico politico per eccellenza. Ho visto con i miei occhi come si relazionavano tra loro i senatori di Lega e 5 Stelle nella precedente legislatura: non si sparavano soltanto perché gli mancava la polvere. Come sempre le poltrone comode cambiano i punti di vista, io sono stato crocifisso politicamente ma forse mi viene da dire che anche questi sono tutti Razzi. Una cosa è certa, così non si va da nessuna parte e i risultati dell'Abruzzo e della Sardegna, e io penso anche quelli futuri in Basilicata, lo confermano»


Uno dei nodi attorno a cui potrebbe avvenire il divorzio sembra quello della Tav: va fatta o no?


«Mi auguro, per Salvini e la Lega, che il divorzio avvenga prima che i cittadini italiani gli facciano pagare lo scotto di essersi alleati con i grillini. La Tav non solo va fatta, ma va fatta di corsa. Stiamo parlando di un lingotto da 50mila posti di lavoro, di un'opera che spalanca le porte dell'Italia all'Europa, fatta in comunione con la Francia che è un nostro storico partner commerciale. Non farla è un suicidio a tutti i livelli. Parlando di cifre, tanto care a Toninelli, risulta che la penale da pagare in caso di annullamento del cantiere sia praticamente la somma che l'Italia dovrebbe investire per dare il via all'opera: che stiamo aspettando allora? Vogliamo ridare slancio all'economia e ai tanti settori in crisi o preferiamo andare a spasso?»


A proposito di lavoro, cosa ne pensa Razzi del reddito di cittadinanza così come dovrebbe vedere luce?


«Allora, il reddito di cittadinanza è una grande fregatura. Ci sono delle risorse da investire? Ma che si diano alla piccola e media impresa per far ripartire l'economia reale, per far ripartire le assunzioni, per dare lavoro. I giovani vogliono lavorare! Io giro l'Italia e molti ragazzi con cui mi fermo a parlare mi dicono la stessa cosa: loro vogliono lavorare non ricevere l'elemosina dallo Stato. Per altro è buona norma ricordarsi che nessuno regala niente a nessuno e chi riceve soldi senza far nulla resta ricattabile per tutta la vita. Il reddito di cittadinanza peserebbe sulle coscienze di questi ragazzi»


Visti i suoi trascorsi con il governo della Corea del Nord, che idea si è fatto del rimpatrio della figlia dell'ex ambasciatore di Pyongyang a Roma, per qualcuno un vero e proprio sequestro?


«La questione è molto semplice, non c'è stato alcun rapimento o rimpatrio forzato. La ragazza, per altro minorenne, è stata abbandonata dai genitori che si sono dati alla macchia. Purtroppo la giovane soffre di disturbi mentali e ha più volte espresso il desiderio di ritornare in Corea del Nord a vivere con i nonni e finalmente questo è divenuto possibile. Di questo sono certo perché mi è stato riferito dal nuovo funzionario nordcoreano (Kim-Chon) facente funzioni di ambasciatore a Roma»


Come si spiega invece la fuga del precedente ambasciatore Jo Song-gil e della moglie? Fonti sudcoreane dicono che sia sotto protezione dei servizi segreti italiani in attesa di espatriare verso gli Stati Uniti


«Non so che dire. Ci siamo visti a pranzo intorno a fine ottobre scorso e ci eravamo lasciati con la promessa di un nuovo incontro a cena per fine novembre, ma è sparito. Io il pranzo gliel'ho offerto, lui no. Per quanto riguarda la possibilità che vadano negli Stati Uniti lo vedo difficile, sarebbe un gesto sciocco da parte degli Usa visto che Trump proprio in queste ore è ad Hanoi (Vietnam) a stringere la mano a Kim».


di Alessandro Leproux

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