Paolo Barelli, nuovo capogruppo alla Camera di Forza Italia, in un’intervista a Spraynews, sottolinea come non esiste alcun distinguo su una linea politica, dettata esclusivamente da Berlusconi che a suo parere ha scelto «come ministri Brunetta e Gelmini prima di Draghi». Risponde pure a chi lo definisce sovranista, ricordando di essere nipote della fondatrice dell’Azione Cattolica femminile, mentre sul partito unico non esclude un ragionamento con le altre forze, a patto che tengano conto della collocazione di Fi nel Ppe.
Berlusconi ritorna a Roma, quali sono state le ragioni, a suo parere, che hanno portato l’ex premier a puntare su di lei?
«Bisognerebbe chiederlo a lui. Sono alla quarta legislatura. Ha ritenuto evidentemente che sia in grado di svolgere questo lavoro. Detto ciò, rispetterò le competenze di tutti».
La sua nomina ha creato qualche malumore all’interno del partito, a partire dai ministri Brunetta e Gelmini, che sono stati particolarmente duri. Come risponde agli esponenti dell’esecutivo Draghi?
«Non c’è nessun problema personale nei miei confronti. Anzi durante l’incontro che ieri abbiamo avuto nell’assemblea del gruppo, hanno tutti sottolineato che c’è profonda amicizia e stima. Sono più problemi di relazioni e rapporti di carattere personale che dovranno essere certamente risolti. Non ci sono difformità di visione, di gestione, della mia politica nel partito, che peraltro la indica Berlusconi. I nostri sono ministri non solo del governo Draghi, ma sono stati ministri del governo Berlusconi. Ritengo, quindi, che tutto si ricomporrà perché non ci sono motivazioni di distinguo sul piano della linea politica».
Non teme che la sua nomina possa generare nuovi abbandoni nel partito?
«Oggi non ci sono molte alternative né dal punto di vista politico, né di convenienze. Saranno più scelte dei singoli. Non vedo, comunque, il problema, piuttosto ci sono richieste di entrare nel nostro gruppo da parte di componenti del Parlamento che oggi non sono con noi. Non ritengo, comunque, di essere colui il quale firmerà la responsabilità di nuovi ingressi o uscite. Non è un qualcosa che al momento esiste».
Diversi dicono che lei è più vicino all’area sovranista, è davvero così?
«Ho mia prozia che ha fondato l’Azione Cattolica femminile, l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano e il trenta aprile salirà agli altari con una cerimonia che si svolgerà al Duomo. Ho fatto il boyscout. Immagini che pericoloso sovranista io possa essere. Sono stupidaggini che non corrispondono alla realtà. Tenendo, poi, presente che il primo governista è Silvio Berlusconi che ha indicato Draghi come premier in una fase delicata per la vita del Paese. Questa è la realtà dei fatti».
E’ stata abbandonata completamente l’idea del partito unico?
«Penso sia un concetto non reale, nel senso che Forza Italia è ancorata al Ppe e mai come in questo momento sappiamo che l’Europa è fondamentale per l’Italia. Pur essendo una forza aggregante, occorrerà che gli altri partiti si avvicinino a questa nostra prerogativa. Ovviamente immaginiamo una comunità europea che si evolve, pronta alle nuove sfide e che avrà bisogno di implementazioni specialmente in ambito di strategie internazionali».
Berlusconi ha dichiarato che nel futuro non è impossibile che la Lega aderisca al Ppe. Sarà possibile?
«Non spetta a me decidere e non voglio parlare della Lega. Mi sembra, però, che al suo interno ci sono esponenti che comprendono che occorre combattere le battaglie utili al nostro Paese all’interno delle componenti che guidano la comunità europea. Se stai fuori diventa tutto più difficile. So che Berlusconi si è incontrato con i leader della nostra coalizione e ci saranno tempi e luoghi affinché queste tematiche di carattere anche internazionale siano gestite al meglio dal nostro leader, senza dimenticare che Antonio Tajani è vice presidente del Ppe e quindi si troveranno tutte le misure di collaborazione che vanno in tal senso. Il nostro solco indiscusso è il Ppe».
Berlusconi, a suo parere, ha ancora intenzione di candidarsi a presidente della Repubblica?
«Non si è mai candidato, piuttosto gli viene richiesto in funzione della sua esperienza e dei risultati già ottenuti. Per quanto concerne poi la mia visione personale, è chiaro che sarebbe una grande soddisfazione vederlo in quel ruolo, essendo un leader riconosciuto a livello internazionale e che certamente non può essere messo in discussione».
Pur essendo ribadita a parole, nel vertice di ieri, l’unità. Nei fatti, Fratelli d’Italia resta ancora all’opposizione?
«E’ un dato reale, alla luce del sole. Fratelli d’Italia, in questo momento, non è voluto entrare al governo e questo crea ogni tanto delle discrasie o scollamenti, ma dipende esclusivamente da una decisione presa in un particolare momento. Non è nulla di nuovo. L’argomento è stato affrontato anche ieri nella riunione con Silvio Berlusconi e dipenderà da come si evolverà l’attuale situazione».
Di Edoardo Sirignano
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