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Cartoline dall'inferno: la provocazione di Open Arms fa infuriare il Viminale



Cartoline dall'inferno. C'è poco da ridere, eppure per Open Arms, la nave spagnola ong della Proactiva, l'ingresso nel porto di Palma di Maiorca rappresenta un pretesto per fare dell'ironia spiccia contro il Viminale e il suo titolare Matteo Salvini. Una cartolina a chi, durante lo scontro tutto social con il fondatore della ong iberica, Oscar Camps, aveva giurato «le ong i porti italiani li vedranno solo in cartolina».


L'ennesima strumentalizzazione politica di un problema vastissimo, in cui l'Italia da martire abbandonato da tutta l'Europa sta paradossalmente passando per la cattiva di turno, dopo decenni di salvataggi in mare tra gli applausi accondiscendenti degli indifferenti alleati.

Annunciano un esposto contro la Libia, accusata di aver abbandonato in mare la mamma e il bambino affogati prima dell'arrivo dei soccorsi e Josefa, la donna camerunense rimasta in vita aggrappata per due giorni a un relitto e contro l'Italia, rea secondo l'associazione non governativa di essere il partner omicida dei nordafricani. «Non meritano risposta le ong che insinuano, scappano, minacciano denunce ma non svelano con trasparenza finanziatori e attività. La denuncia di Josefa? Qualcuno strumentalizza una vittima per fini politici. Noi denunceremo chi, con bugie e falsità, mette in dubbio l'immensa opera di salvataggio e accoglienza svolta dall'Italia», la risposta giunta da ambienti del Viminale in seguito alla pesantissima accusa dalla Spagna. È guerra aperta ormai tra l'Italia e le ong, un conflitto senza esclusione di colpi, in cui le arringhe rimbalzano da una parte all'altra del Mediterraneo.


Non ci sta però la Guardia costiera, primo baluardo di speranza per tutti quei disperati che si imbarcano in questi viaggi della speranza, denigrata quale organizzazione di stampo criminale proprio da quelle ong la cui origine dei finanziamenti e i reali scopi restano misteriosamente fumosi e offuscati da una coltre di spuma delle onde marine. Ci ha pensato il ministro dei Trasporti Danilo Toninelli a chiarire subito le cose, prendendo le difese dell'autorità marina italiana: «Mi spiace, ma Open Arms sbaglia obiettivo. Italia è esempio nel Mediterraneo per umanità ed efficienza soccorsi. Parlano i numeri». Prima di proseguire sulla vicenda, ancora tutta da chiarire, del naufragio a largo delle coste libiche in cui è stata tratta in salvo la donna camerunense: «Avevamo dato disponibilità a curare Josepha e aperto porto a Catania. Polemiche strumentali non ci interessano, si lavora per evitare morti in mare».


Una polemica che è sicuramente destinata a protrarsi visto l'annunciato esposto della ong spagnola, che nel frattempo fa sapere che la donna recuperata in mare ha ricominciato a riprendersi, almeno fisicamente, dai due giorni passati in mare e verrà ascoltata in quanto testimone oculare del naufragio e del per ora supposto abbandono da parte delle autorità libiche. La donna, oltre ad aver rischiato l'ipotermia e la perdita degli arti inferiori, ha inalato grandi quantità di benzina dispersa in mare dopo l'affondamento del gommone su cui si trovava, la stessa benzina che l'Open Arms ha deciso di gettare su questa vicenda, trasformandola in un sipario mediatico che non gioverà a nessuno nei delicati rapporti di gestione dell'emergenza nel Mediterraneo.

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