Vittorio Colao, laureato alla Bocconi, con master alla Harvard University, una delle più prestigiose università al mondo e con alle spalle una carriera dirigenziale di tutto rispetto. Nell'aprile 2020 è stato designato dal governo italiano per guidare la task force della cosiddetta "Fase 2" per la ricostruzione economica del Paese dopo la pandemia dovuta al Covid-19 dei mesi scorsi. È sempre rimasto nell’ombra fino ad ora, ha ascoltato, ha studiato, ha preso atto di tutte le critiche che sono nate in queste ultime settimane e nel momento in cui è stato chiamato in causa, come protagonista assoluto, sembra non aver deluso. Colao ha presentato al governo un documento di sole 53 pagine, contenente 102 proposte concrete per rilanciare l'Italia. Colao, nominato da qualcuno il -Caronte- della task force, di traghettamenti se ne intende eccome. Dopo aver lavorato presso la banca d’affari Morgan Stanley e poi in McKinsey & Company, nel 1996 veniva nominato direttore generale della Omnitel di De Benedetti: portando l'azienda al cospetto della Gran Bretagna -per poi venderla- agli inglesi. Nel 2004 diventa amministratore di Rcs MediaGroup, dopo aver totalmente permesso la fuga di Vodafone sotto il sistema fiscale britannico. Nel 2006, cosa fa? Torna in Vodafone come amministratore delegato. Il 2015 é l'inizio dell'incarico al "mattatoio dei Paesi Bassi". Colao diventa amministratore dell’Unilever, la società globale di diritto olandese che ha acquistato più di quattrocento marchi nel campo alimentare, bevande ed igiene per la casa, una vera "carneficina del brand italiano". L’Unilever ha sede a Rotterdam (Paesi Bassi, quindi Olanda) e a Londra: soprattutto è la multinazionale che ha acquistato i nostri Algida, Eldorado, Toseroni, Motta, Berolli, Calvé, Gradina, Foglia d’oro, Flora, Knorr, Findus, Milkana, i detersivi Omo, Coccolino, Svelto, Rexona, Dove, i profumi Cerruti 1881, ed ancora la cosmesi Fissan. Insomma, la Unilever è l’azienda che dal 1992 ad oggi ha letteralmente razziato gli storici marchi italiani. In Italia ci resta ben poco, e con -ArcelorMittal Italia- (Ex Ilva) sul costante piede di guerra, tra esuberi e scioperi, speriamo non sia la volta che venga anch'essa in qualche modo, tramite manovre del piano Colao, diretta verso destinazioni estere. Siamo fiduciosi. Il piano di rilancio presentato da Colao, sembra avere molti punti interessanti per una sana ripartenza, quella sana ripartenza di cui l'Italia avrebbe bisogno in questo momento, e che chiedono a gran voce migliaia di Italiani.
Giacomo Piccolo
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