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Consiglio europeo e la sfida sui migranti, l'Italia punta a un ruolo guida


"La migrazione potrebbe diventare una questione esistenziale dell'Europa. O la gestiamo o nessuno crederà più al nostro sistema di valori". Meglio tardi che mai, direbbe quello. Finalmente anche dai palazzi del potere che davvero contano in Europa, leggasi Germania, è arrivata la conferma di quanto asserito con tenace insistenza dall'Italia: o si risolve davvero la questione dei flussi, con operazioni congiunte e mirate, o quel sogno chiamato Europa si sfalderà come la sabbia al primo ritorno dell'onda. È la stessa cancelliera Angela Merkel a sottoporre la questione all'uditorio del Bundestag prima di volare in direzione Bruxelles per l'attesissima due giorni del Consiglio europeo, in cui il tema migratorio sarà il vero spartiacque a verifica della tenuta dell'Unione.


Mentre è ancora ben visibile nella mente e negli occhi di tutti gli interessati la vicenda Lifeline, seconda a quanto già precedentemente accaduto alla nave ong Aquarius, con lo storico provvedimento della equa ripartizione fra otto nazioni "volenterose" degli oltre duecento migranti a bordo della nave attraccata al porto de La Valletta, i leader dei ventotto paesi riuniti sotto la bandiera blu già valutano le strategie atte a salvaguardia dei propri interessi, in un clima di difficile conciliazione e che vedrà quasi sicuramente la riproposizione di quei fronti divisi e la necessità di ripiegare su accordi bi o trilaterali tanto cari a Francia e Spagna. Del resto è stato proprio questo uno dei messaggi lanciati al Parlamento tedesco dalla Merkel che, in mancanza di soluzioni unitarie, già preannunciava: "Fino a quando su tutto questo non ci sarà un consenso a 28 andremo avanti con una coalizione dei volonterosi". Parla di "vertice difficile" anche lo stesso presidente del Consiglio europeo Donald Tusk, che ha elencato l'agenda di lavori che attende i governanti a Bruxelles, che oltre al centrale tema migranti, affronteranno questioni care al futuro dell'Eurozona, quali la possibilità di stilare un bilancio europeo, di sicurezza e di risposte in termini commerciali ai dazi innalzati dagli Usa di Donald Trump.



Si attende una notte intensa di lavori, visto che la questione dell'immigrazione verrà trattata dalla cena in poi. Pochi i punti di congiunzione su cui la frau Merkel tenterà di fare leva per una risposta il più possibile coesa e unitaria, tra questi c'è l'idea di rafforzare i confini direttamente in Africa, con un contributo crescente nei confronti della marina libica, sia in termini puramente economici che di mezzi da mettere a disposizione per la salvaguardia delle coste. Altro punto di intesa generale sembra quello dell'ideazione di una forza di polizia europea, strutturata in diecimila agenti, col compito di rafforzare le frontiere interne. Sono però i punti di discordia a far propendere per una risposta frammentaria del Consiglio: il primo è quello che sta togliendo il sonno proprio alla cancelliera, alle prese con le turbolenze interne della Csu capitanate dal ministro degli Interni Horst Seehofer e riguarda gli spostamenti secondari dei profughi all'interno dell'Europa. La richiesta tedesca è infatti quella di rispedire in Italia tutti quei migranti che, registrati nel nostro paese, si sono poi spostati verso altri più attraenti lidi nel Nord Europa. La Germania chiederà inoltre il rafforzamento della sicurezza in porti, stazioni e aeroporti al fine di contrastare questo flusso subalterno. Altro punto che genererà frizioni è quello tutto italiano della richiesta di ripartizione equa e solidale del numero di migranti e la conseguente apertura di tutti i porti europei e non soltanto di quei paesi rivieraschi già troppo lungamente sottoposti al fenomeno. Già palesemente contrari, oltre alla Germania che si è rifiutata di far parte dell'operazione congiunta sul caso Lifeline, sono i quattro di Visegrad, già boicottatori del pre-vertice dello scorso fine settimana e chiusi nelle loro oltranziste posizioni.


Dal canto suo l'Italia mira a ritagliarsi un ruolo guida o quanto meno uno spazio di manovra maggiore all'interno del summit dopo le politiche di successo promosse dal governo sotto il traino dell'operato di Matteo Salvini. Prima di volare a Bruxelles, nell'incontro in Parlamento volto a riferire in merito al Consiglio europeo, il presidente Conte ha ribadito la "necessità di superare Dublino", definito "inadeguato, visto che meno del 7 percento dei richiedenti asilo ottengono lo status di rifugiato. L'Italia", ha proseguito il premier, "da anni salva l'onore dell'Europa nel Mediterraneo", ma "l'obbligo di salvataggio che risponde alla legge del mare e del diritto internazionale non può diventare obbligo di processare le domande di asilo per conto di tutti". A proposito della possibilità paventata negli scorsi giorni di un veto dell'Italia qualora non si riterrà soddisfatta di quanto emerso dal vertice, il presidente del Consiglio ha minimizzato: "È una possibilità che non voglio considerare, ma se dovessimo arrivare a questo sicuramente per parte mia non arriveremo a conclusioni condivise".

Oltre all'annosa questione dei flussi, il premier ha sottoposto alla Camera anche altre tematiche vitali di cui discorrere nei due giorni di Bruxelles, in primis quella economica, con la richiesta, fra le righe, di una maggiore flessibilità o quanto meno del mantenimento delle condizioni speciali già in vigore, per far fronte alla povertà che tocca 5 milioni di persone che "non possono più attendere". Reddito di cittadinanza non nominato ma che sembra il destinatario del pensiero. Al vaglio anche le sanzioni contro la Russia, tema che vede l'Italia accerchiata e in isolamento, quando chiede che vengano riviste, in considerazione del fatto che "le sanzioni sono un mezzo e non un fine".


Nella mattinata di domani i leader europei dovranno far fronte anche alla materia Brexit, progettando un piano B qualora l'intesa con Londra non fosse raggiunta entro i termini e le scadenze previste. Due giorni intensi e ricchi di spunti, in cui emergeranno, tra i tentativi di intesa, le differenze sostanziali che ancora percorrono la Comunità da nord a sud e in cui l'Europa si gioca il tutto per tutto in una partita mai stata così aperta.


Alessandro Leproux

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