"Tornassi indietro rifarei tutto uguale". Lo afferma il premier Giuseppe Conte in un colloquio con La Stampa a proposito dell'emergenza pandemia. "Non sono pentito - spiega -. Io ho una grande responsabilità nei confronti del Paese. Non posso permettermi di seguire il sentiment dell'opinione pubblica che pure comprendo nelle proprie emozioni. La bussola che guida l'azione e le scelte del governo sono le valutazioni che hanno e devono continuare ad avere una base scientifica. È mio dovere attenermi a questa". Conte ammette che "c'è una certa rigidità del comitato tecnico-scientifico, ma se c'è è sulla base della letteratura scientifica sui contagi che loro hanno a disposizione". "Capisco il sentimento di frustrazione e di contrarietà – prosegue
- . Ma per capire la situazione che stiamo vivendo mi attengo a un esempio e a un semplice calcolo che riguarda la vita di tutti noi. Se un paziente solo, il famoso paziente uno, è riuscito a far esplodere un focolaio e a scatenare un contagio tale da obbligarci a chiudere l'intera Italia, riuscite a immaginare cosa potrebbe succedere con 100mila casi positivi, quali sono quelli attualmente accertati? Senza contare che in questo momento sicuramente ci sono anche positivi non accertati. L'indice del contagio R0 adesso è sotto l'uno. Se tornasse a 2 vorrebbe dire in pochissimo tempo 200mila contagiati, poi 400mila, poi 800mila, poi 1 milione e seicentomila e così via. La curva diventerebbe esponenziale. Con il tasso di letalità che c'è, sarebbe imperdonabile. Abbiamo l'obbligo di tenerla sotto controllo in tutti i modi. Adesso tutto ci sembra più semplice perché siamo chiusi in casa. Ma basterebbe pochissimo per perdere il controllo della situazione. Soltanto che questa volta precipiteremmo in una condizione ben peggiore e forse irreversibile. Ecco perché sono convinto, convintissimo, che sia meglio procedere sulla base di un piano ben programmato, per minimizzare al massimo il rischio di una ricaduta che sarebbe fatale"
Comments