Non credo sia il luogo per parlare di Quirinale. Bastano pochi minuti per far saltare quanto premesso da Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia al taglio del nastro di Atreju 2021. E’ la stessa organizzatrice dalla manifestazione, che ai microfoni dei giornalisti, dimenticando quanto sostenuto in precedenza, si schiera per un capo dello Stato garante della Costituzione, ma soprattutto difensore della sovranità nazionale. Un messaggio chiaro che chiude, sin da subito, a larghe intese o meglio ancora all’ascesa di Draghi al Colle.
Su tale posizione si ritrova pure il numero due di Forza Italia Antonio Tajani, che evidenzia come l’attuale governo va avanti solo se guidato dal banchiere «che serve per affrontare l’emergenza Covid e non per altro».
Ad accendere la miccia nel dibattito, moderato dal direttore del Messaggero Massimo Martinelli, però, è il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, invitato per la prima volta al meeting annuale dei conservatori. Il pentastellato, a sorpresa, parla di spaccatura nel centrodestra a opera di Matteo Salvini, che a suo parere, sarebbe meno affidabile di Giorgia Meloni. Una battuta che sorprende i presenti, tenendo conto che i verdi governano insieme ai gialli mentre Fratelli d’Italia è all’opposizione.
Un imbarazzato ministro dello Sviluppo Economico Giancarlo Giorgetti, visto dai più come l’alternativa a Salvini nella Lega e per l’occasione seduto proprio a fianco del collega, deve subito rispedire la stoccata al mittente: «Faccio parte di una forza che si chiama Lega per Salvini premier. E’ l’obiettivo che mi motiva e che mi fa prendere anche posizioni non sempre convenzionali e ortodosse. E’ venuto il momento della responsabilità, che significa più riflessioni e meno dichiarazioni. Se ciascuno fa campagna elettorale per le bandiere diventa difficile governare l’emergenza».
Lo scontro tra Di Maio e Giorgetti emerge pure sul terreno del reddito di cittadinanza. Quest’ultimo, infatti, sottolinea come la misura, in un primo momento votata dalla Lega, allo stato non sia condivisibile: «Non è stato applicato nulla di quanto previsto nella legge istitutiva, sia perché è arrivata la pandemia, sia perché i navigator nei fatti non hanno mai navigato, sia perché lo strumento, per i percettori, deve essere reso applicabile». La novità per Giorgetti, invece, potrebbe essere il coinvolgimento agenzie private, che a suo parere, consentirebbero risultati diversi.
Chi, invece, apre al cavallo di battaglia grillino, non ritrovandosi nei fatti con l’alleato di coalizione, è il braccio destro del cavaliere Tajani che parla addirittura di «presupposto giusto», pur sottolineando come ci sia qualcosa da rivedere: «L’occupazione si ottiene aiutando le imprese, abbassando la pressione fiscale e abbattendo tasse vergognose come Irap e Irpef. Così si crea lavoro».
A rassicurare i berluscones in tal senso è lo stesso Di Maio, che considera «significativa» la svolta di Forza Italia e conferma come anche il Movimento sia favorevole ai correttivi: «Sono molto importanti perché ciò che non ha funzionato bisogna cambiarlo. Il lavoro lo creano gli investimenti. Gli strumenti di assistenza alle famiglie non sono mai stati pensati per creare occupazione. Il reddito per due terzi si rivolge a persone che non sono abili al lavoro e per un terzo a chi lo è».
Di Edoardo Sirignano
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