Una proposta di legge per il "reshoring" volta ad agevolare le imprese che vogliono rilocalizzare la produzione in Italia. È l'idea lanciata da Forza Italia nel corso di una conferenza stampa a Montecitorio alla quale hanno preso parte le capogruppo azzurre di Camera e Senato Mariastella Gelmini e Anna Maria Bernini, l'onorevole Claudia Porchietto e il portavoce dei gruppi parlamentari di FI Giorgio Mulè.
La proposta prevede l'istituzione di un Dipartimento interministeriale con il compito di supportare il "reshoring" e gli investimenti di imprese estere in Italia, per promuovere l'attrazione degli investimenti nel nostro Paese.
La deputata Claudia Porchietto è tra le principali promotrici dell'iniziativa.
Onorevole, qual è l'obiettivo di questa proposta?
«L'obiettivo della nostra proposta è quello di riportare la produzione delle aziende in Italia, e quindi la creazione di posti di lavoro. L'enorme problema che stiamo riscontrando, purtroppo, è che le proposte che arrivano dalla maggioranza, e in particolare dal ministro Di Maio, sono proposte di "pancia" che in qualche modo spaventano le imprese».
In che senso? Si riferisce al decreto dignità?
«Nel decreto dignità le sanzioni sulle delocalizzazioni delle imprese, così come sono state immaginate, non fanno altro che spaventare chi vuole investire. Le aziende medie e grandi si trovano in alcuni momenti a dover spostare le proprie produzioni fuori dall'Italia, ma compensandole con altre».
Secondo voi quale sarebbe la soluzione?
«La riflessione che abbiamo fatto è quella di aiutare le imprese che già stanno rientrando in modo volontario e senza alcun incentivo, cosa che invece fanno già negli Stati Uniti, in Francia, in Germania e anche in Gran Bretagna, sulla base di un progetto industriale serio e qualificato, e questo significa incrementare in modo significativo posti di lavoro».
Quali potrebbero essere gli strumenti più adatti?
«Per poter far rientrare le imprese devi dare stabilità circa gli interventi attuali. Impresa 4.0 è uno degli strumenti che possiamo utilizzare. Ha funzionato bene e potrà funzionare ancora meglio solo se diamo garanzia che per almeno tre o quattro anni questo sistema sia ancora in vigore. Il fatto che il governo non si esprima su questi interventi mette in difficolta le imprese, perché aspettano di capire se possono investire o meno in Italia».
Quanto è importante la formazione scolastica in relazione alle richieste delle aziende?
«La scuola è senza dubbio un tema molto importante. Noi abbiamo settantamila profili professionali molto ricercati ma le scuole non sono adeguate a fornire la giusta formazione. Chiediamo che gli Its, fortemente voluti dal governo Berlusconi, vengano utilizzati come richiedono le imprese».
Le Regioni hanno molta autonomia rispetto al tema della attività produttive. Si potrebbe creare una sinergia nazionale unica?
«Occorre una cabina di regia nazionale. Le Regioni operano in piena autonomia e le aziende che arrivano in Italia si trovano a confrontarsi con i diversi approcci delle varie Regioni. Sono molte le Regioni che hanno messo in campo delle iniziative per il rientro delle aziende, ma soltanto attraverso una cabina di regia nazionale si possono raggiungere risultati significativi. Questo tipo di sinergia in altri Paesi già esistono da anni. Prendiamo esempio da quei Paesi che hanno realizzato delle politiche di reindustrializzazione vincenti e applichiamole anche in Italia».
Come si possono aiutare concretamente le aziende italiane e salvaguardare il "Made in Italy"?
«Per poter far questo dobbiamo avere chiarezza di ciò che le aziende necessitano, e non sempre la partita allettante sono i contributi pubblici. Non è così che funziona».
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