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Fico spacca il Governo: “Apriamo ai migranti”. Ma Salvini non molla e litiga con Malta


In alto mare, è il caso di dirlo. Per chi si fosse illuso che l'accordo dei 28 al Consiglio europeo fosse la risoluzione di un problema decennale e che altrettanto tempo richiederà, di questo passo, per la sua reale soluzione, dovrà rivedere le proprie aspettative. Quello degli sbarchi giornalieri e incontrollati è ormai l'assioma di un fallimento con radici ben radicate nel secolo scorso. E allora non ci si sorprenda se all'indomani del tanto decantato accordo sul rinforzo dei confini esterni, anche oggi un gommone precariamente sospeso al pelo dell'acqua e stracarico di migranti, almeno una sessantina, sia stato "raccattato" a largo della Libia, Tripoli nello specifico, da un'altra ong in cerca di notorietà. Questa volta la nave è la catalana Open Arms, che ha annunciato il successo della missione attraverso un tweet. Come se non bastasse, dal centro operativo della Proactiva Open Arms, il direttore Riccardo Gatti ha annunciato che una seconda imbarcazione della ong, la Astral, sarebbe in procinto di effettuare un altro salvataggio, sempre in acque Sar libiche, su stessa indicazione della marina di Tripoli.


Che fosse la confusione a regnare sovrana in questo tentativo di dirimere responsabilità e obblighi in merito ai salvataggi, c'era da aspettarselo. Del resto quando un paese come l'Italia che effettuava circa l'80 per cento dei ripescaggi in mare aperto, sobbarcandosi da sola il peso di una questione "mondiale", ammaina la bandiera per fare posto ad altri volenterosi "eroi", non ci si può sorprendere se chi prima, a parole, era sempre sul piedistallo, prodigo di buoni consigli, ora, chiamato ad agire in prima persona, non ha alternative se non dare il cattivo esempio. E se allora l'Italia era sola prima, abbandonata al ruolo di salvatrice della faccia pulita dell'Unione Europea, ora è altrettanto isolata, quando a gran voce invoca l'aiuto di quelli che le ricordavano sempre con grande senso di responsabilità gli obblighi in acque internazionali e che ora, se ci si volta, hanno già battuto ritirata o guardano da un'altra parte fischiettando che loro, non avendo sbocchi sul Mediterraneo, "vorrebbero ma non possono".


Ne ha ben donde allora Matteo Salvini quando, venuto a conoscenza dell'operazione condotta da Open Arms, ha ribadito con fermezza che l'Italia i suoi porti li ha sigillati, riguardo tutto ciò che attiene alle ong e non vuole saperne di fare retromarcia. Anzi, rincarando la dose, il capo del Viminale ha nuovamente tirato in ballo Malta, uno dei tanti "amici" finché la mano nel portafoglio è quella di qualcun altro, ribadendo a gran voce che se il salvataggio è avvenuto in acque prossime a un loro porto, si turino il naso e facciano quanto dovuto.

"La nave Open Arms, di Ong spagnola con bandiera spagnola, si è lanciata poco fa verso un barcone e, prima dell’intervento di una motovedetta libica in zona, ha in tutta fretta imbarcato una cinquantina di immigrati a bordo. Questa nave si trova in acque Sar della Libia, porto più vicino Malta, associazione e bandiera della Spagna: si scordino di arrivare in un porto italiano. Stop alla mafia del traffico di esseri umani: meno persone partono, meno persone muoiono." Questo il contenuto del post su Facebook pubblicato dal leader leghista che ha subito trovato la pronta risposta del ministro dell'Interno de La Valletta, prima, e del portavoce del governo maltese poi. "L'intervento di Open Arms è avvenuto in zona Sar libica, tra Libia e Lampedusa, Italia. Matteo Salvini la smetta di diffondere notizie scorrette tirando in ballo Malta senza alcuna ragione. Questi sono fatti. Basta con le bugie Matteo Salvini!", la replica stizzita di Michael Farrugia.

Su chi effettivamente sia il bugiardo sarà, come sempre accaduto, la storia a dircelo, ma resta il fatto assodato che Malta abbia un senso tutto suo della parola Comunità, abituata a rintanarsi nei propri limitati confini tipici dell'isolano.


Mentre la questione ong, da bile nello stomaco, rovina le giornate dell'esecutivo italiano, ci si mettono anche dall'interno a minare il precario equilibrio di un governo "gialloverde" che per ora sta tenendo bene ma che ancora non si è trovato di fronte alla vera prova del nove, ovvero superare indenne una differenza di vedute sostanziale sui temi non comuni alle due forze della coalizione. Un primo spunto in tal senso lo ha offerto il presidente della Camera Roberto Fico, in visita quest'oggi a Pozzallo in uno dei centri di accoglienza tanto cari alla sinistra e dal cui "palco" il "grillinissimo" ha ritrovato quella verve tipica dei giorni passati tra un autobus e una camminata a piedi. Con un tempismo che sfida la semplice casualità, Fico si è lanciato in uno di quei proclami che dovrebbero tranquillizzare quella parte di elettorato ex Pd che ha dato fiducia al Movimento di Beppe Grillo e ora si vergogna di dirlo in giro agli amici. Con toni da "libro Cuore" il presidente della Camera ha detto la sua sulla chiusura dei porti, sulla gestione degli sbarchi e altre iniziative in cima all'agenda di governo. "Dell'immigrazione si deve parlare con intelligenza e cuore, quando si parla di Ong bisogna capire cosa si vuole intendere. Fanno un lavoro straordinario", e ancora "l'inchiesta di Palermo archiviata, l'inchiesta di Catania da anni non cava un ragno dal buco. Quindi bisogna capire bene di chi si parla e chi le finanzia, sennò si fa cattiva informazione. Le Ong nel Mediterraneo hanno salvato i migranti". Apriti cielo. A seguirlo, condividendo subito sui social il pensiero del "maestro", la senatrice pentastellata Paola Nugnes. A tamponare la ferita, prima che si potesse trasformare in una voragine, ci ha pensato tempestivamente uno dei due vicepremier, Luigi Di Maio, intervenuto a margine di un incontro coi lavoratori della Invatec Medtronic: "Il governo e' compatto sulla linea in tema di immigrazione. Nessuno ha mai chiuso i porti, abbiamo chiuso alle ong che non rispettano le regole. Quelle di Fico sono dichiarazioni del presidente della Camera. Le rispettiamo, ma non e' la linea del governo". Tante grazie, ma la prossima volta avverti. Sembra questo, fra le righe, il monito del delfino di Grillo, più che mai impelagato nel tenere a galla il governo visto l'esito dei sondaggi che vede la Lega di Salvini, tranquillo nelle sue posizioni ben chiare già in campagna elettorale, rodergli giorno per giorno consensi e percentuali. Un gioco da equilibrista in cui anche una sola caduta potrebbe essere fatale. Staremo a vedere.

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