«Confido molto in Michetti e mi sono schierato per lui». Francesco Maria Giro, senatore della Lega, ma con un importante trascorso azzurro, non a caso diventato famoso per la sua doppia tessera, lancia la candidatura della società civile per la capitale, sconfessando nei fatti ogni altra ipotesi. Sulla neonata federazione tra Lega e Forza Italia, invece, si ritiene «un precursore» e non rinuncia a sottolineare come Salvini per lui rappresenti l’erede del cavaliere, di cui tutt’ora ha profonda stima.
Giro, le amministrative si avvicinano, ma il centrodestra a partire da Roma non ha ancora trovato il candidato giusto per guidare la città. Perché?
«Stiamo valutando diversi profili, adesso arriveremo a dama. Del resto neanche il centrosinistra ha un candidato. Ci sono le primarie che si dovranno svolgere tra un paio di settimane. Siamo, quindi, nei tempi. E’ chiaro che anche io avrei voluto una scelta più tempestiva, ma sono certo che i prossimi giorni saranno quelli decisivi per individuare la persona giusta al posto giusto».
Cosa ne pensa a Roma della possibile discesa in campo di Enrico Michetti?
«Ho conosciuto Michetti in queste settimane e mi sembra una persona assolutamente competente, conosce la macchina amministrativa del Comune di Roma e soprattutto sa nel dettaglio la situazione disastrosa economica-finanziaria di tutte le aziende partecipate, in particolare di Atac e di Ama. Ritengo, pertanto, che sarebbe in grado di leggere le sudatissime carte e trovare le giuste soluzioni, che dovranno essere rapide e concrete. Confido molto in questa ipotesi Michetti. Mi sono praticamente schierato per tale soluzione».
Qualcuno ha ipotizzato un ritorno al passato come Gasparri. State ancora valutando questa soluzione?
«La scelta, condivisa in tutti, nessuno escluso, dei vertici del centrodestra è quella di puntare su una personalità civica. La soluzione sarà certamene questa».
L’ipotesi Bertolaso, con cui lei ha collaborato in passato, è stata messa definitivamente in soffitta?
«Bertolaso, che conosco da 32 anni, si era reso disponibile. E’ stato coinvolto, poi, anima e cuore, dalla vicenda Covid 19 in Lombardia. Si è molto speso anche fisicamente in una sfida, che come dimostrano i fatti, ha vinto pienamente. Pur essendo in fase di conclusione tale mandato, in modo ottimale, considerando che la Regione in cui è stato chiamato è prima in classifica per numero di vaccinazioni, dopo un inizio claudicante e disastroso, che ha reso Bertolaso l’uomo che ha risolto i problemi, egli ha deciso non di fare un passo indietro, ma di lato rispetto alle amministrative. Parteciperà, come meglio crede alla competizione, ma non certamente da protagonista o candidato».
Non teme che nomi che hanno già un trascorso possano avvantaggiare la riconferma della Raggi?
«Non credo a tale ipotesi. Molti, soprattutto a sinistra vedono la Raggi al ballottaggio. Sono convinto, invece, di due cose, la prima esclude l’altra. La prima che il sindaco uscente non andrà mai al ballottaggio e anche qualora dovesse accadere ciò sarebbe sonoramente sconfitta perché diversamente dal 2016 il centrodestra e il centrosinistra non voteranno mai Raggi. Non penso che qualcuno abbia il pudore di farlo. Io, l’ho sempre detto, quando si trattò di scegliere tra lei e Giachetti. Votai senza alcuna esitazione quest’ultimo pur essendo uomo della sinistra. Conoscevo, infatti, la Raggi, i suoi 5 anni da consigliere comunale, dove si è contraddistinta per essere grigia e inesperta, aspetti che poi si è portata quando è stata eletta alla guida della capitale. Sono certo, pertanto, che non ha possibilità di prevalere».
Forza Italia e Lega, negli ultimi giorni, stanno pensando prima a una federazione e poi forse anche di andare oltre. Non possiamo dire che in un certo senso Giro è stato un precursore?
«Ho la doppia tessera dal 2018, meglio ancora dall’agosto di quell’anno quando Salvini
ricevette il primo avviso di garanzia per la nota vicenda delle navi, vicende che poi si sono accavallate, facendo addirittura perdermi il conto: Open Arms, Gregoretti, Diciotti ecc… Per solidarietà politica, personale e umana annunciai in quel momento la doppia tessera, che concretamente feci nell’anno successivo perché la Lega stava elaborando lo statuto del nuovo partito nazionale, non più federalista e secessionista, nel quale nei fatti subito mi sono riconosciuto. Sono stato, quindi, un precursore in tal senso. La proposta, però, che viene avanzata da Salvini oggi è quella di una federazione, dove i partiti protagonisti, soprattutto Lega e Fi, possano trovare momenti di condivisione sia a livello territoriale che parlamentare, ovvero nel lavoro delle commissioni, ma non certamente s’è mai parlato di annessione o fusione in un partito unico. Ci sarà, al contrario, maggiore coordinamento, nonché sarà dato un segnale forte all’Europa di un partito della Lega che si apre al centro e che vuole avviare un dialogo con il Partito Popolare Europeo. Inizialmente sarà un’iniziativa organizzativa e logistica e poi sarà squisitamente politica. Si tratta di un qualcosa che avrà dei suoi passaggi, non un progetto calato dall’alto».
Tale decisione non potrebbe finire con l’allontanare quei leghisti che hanno scelto Salvini proprio perché stanchi del berlusconismo?
«Pur essendo un berlusconiano della prima ora e un suo fedelissimo, lo sono tutt’ora, ho stabilito in questi quasi tre anni un rapporto molto stretto con Salvini, anche sul piano personale. Ci sentiamo e ci confrontiamo quotidianamente. Allo stesso modo ho instaurato un rapporto bellissimo con tutti i dirigenti della Lega, del Nord, del Centro e del Sud. Mi sono trovato davvero a casa mia. C’è un affetto e un’ammirazione all’interno della Lega per Berlusconi, per quello che ha fatto e per ciò che potrà continuare a fare. I leghisti, secondo me, sono berlusconiani. Salvini, infatti, è l’erede di Berlusconi per il suo progetto di grande partito-movimento, in grado di aggregare chi lavora, produce, costruisce, i liberi professionisti e i giovani. L’ho sempre sostenuto».
Edoardo Sirignano
Comments