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Il reddito di cittadinanza grande sconfitto del voto in Sardegna



È il,reddito di cittadinanza il grande sconfitto del voto in Sardegna. Francesco Desogus, il bibliotecario catapultato dal Movimento 5Stelle, dall’oggi al domani, come candidato alla presidenza di una delle più difficili regioni italiane, con tutta l’inesperienza del neofita della politica una cosa l’ha ben chiara. Quando dice ai microfoni “Certo, con quei 126 mila che hanno fatto la domanda più i familiari avremmo vinto” ammette un’altra grande sconfitta di Di Maio. Se in un territorio che conta una disoccupazione all’11,2%, il sussidio pubblico non sono non è riuscito a mantenere il 42% dei consensi conquistati alle politiche ma non ha nemmeno frenato la transumanza di 300mila voti verso le altre coalizioni, significa che la politica economica del Movimento non sta funzionando. E se è prematuro per verificare l’impatto che secondo le promesse di Di Maio dovrebbe avere sui consumi e quindi sulla ripresa, di sicuro il primo test, quello popolare del consenso, lo ha perso.


Se solo un sardo su cinque ha rinnovato la fiducia ai 5Stelle, il problema non può essere soltanto la strategia di presentarsi da soli non aggregati alle liste civiche. Esaurire la riflessione sul voto a un restyling della struttura del Movimento a una mutazione verso una organizzazione più partitica, significa fermarsi in superficie, non cogliere il messaggio che viene dalla Sardegna e che prima è stato mandato dall’Abruzzo. Sono le scelte economiche che non convincono, che hanno una capacità di attrazione minima. Il voto si confingura come uno scrutinio della performance di governo. Lo dimostra la rabbia dei pastori che continua inarrestabile anche dopo l’esito elettorale, con l’ennesimo episodio incendiario di questa mattina, l’assalto a un camion dato alle fiamme nel sassarese. Domenica un attacco simile era avvenuto nel nuorese in piena operazione elettorale. I produttori di latte reclamano migliori condizioni per lavorare, di cui il prezzo è solo un aspetto del problema anche se il maggiore. Vanno fatti investimenti sulla viabilità e l’elettrifcazione rurale.


Ciò che reclamano sono interventi per migliorare la produttività, misura che nulla hanno a che fare con il reddito di cittadinanza.

E se la Sardegna, come diceva Francesco Cossiga, è sempre stata il laboratorio di quello che poi sarebbe successo nel Paese, la perdita di consensi in questa regione non può essere liquidata come un fatto episodico e territoriale. Soprattutto va rivista la politica economica.

I segnali in questo senso vengono anche dall’altra grande partita del Tav sul quale sono emersi contrasti con gli industriali e le forze produttive delle regioni interessate. Spicca la voce contraria del ministro dell’Economia Tria sul rischio che il Paese, diventando poco credibile per la politica ondivaga in tema infrastrutturale, allontani gli investitori stranieri.

Il voto sardo è l’ultima chiamata per il Movimento. Ma bisogna avere orecchie per ascoltare.


di Laura Della Pasqua

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