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"L'arte non ha tempo" alla galleria Benucci tra pitture, sculture e auto d'epoca


È recentissima l'inaugurazione della mostra "L'arte non ha tempo" alla galleria Benucci di via del Babuino 150c, a Roma. In esposizione una serie di dipinti e sculture che vanno dal Rinascimento fino ai giorni nostri. Abbiamo ascoltato Ida Benucci, la gallerista.


Ida Benucci e Tommaso Gargari

Signora Benucci, perché la scelta di questo titolo per la sua mostra?


«In galleria ho dipinti che vanno dal '200 fino al '900, per me l'arte quando è arte non ha tempo. L'arte per noi parte da molto lontano, è nel nostro dna. Il momento artistico che preferisco è dal '900 ai giorni nostri. Non dico che non considero gli altri periodi, che non siano importanti, ma li sento meno miei. Insomma, amo l'arte fino al 1700, poi dal 1900 in poi».


Quali sono gli autori che predilige?


«Signorelli, Cecco Bravo, importante perché il museo di Firenze ne ha acquistato uno e lo ha esposto nelle sale del Caravaggio. È un artista del '600 molto rivalutato, un grande artista. E poi Domenichino». Solo per praticità diamo qualche cenno sugli artisti preferiti di Ida Benucci: Luca Signorelli, pseudonimo di Luca d'Egidio di Ventura, vissuto a Cortona tra il 1450 e il 1523, è considerato tra i maggiori interpreti della pittura rinascimentale. Studiò ad Arezzo presso la bottega di Piero della Francesca, venne coinvolto come aiuto del Perugino nella decorazione della Cappella Sistina. Francesco Montelatici, detto Cecco Bravo, nasce a Firenze nel 1601 e muore a Innsbruck nel 1661. Incaricato di decorare la biblioteca di Casa Buonarroti a Firenze, termina il lavoro di Giovanni da San Giovanni nella Sala degli Argenti a palazzo Pitti. Una sua tela raffigurante l'Aurora è esposta nel palazzo Montecitorio, a Roma. Termina vita e carriera artistica in Tirolo, alla corte di Ferdinando Carlo d'Austria. Domenico Zampieri, detto il Domenichino, vive tra il 1581 e il 1641. Fervente fautore del classicismo, realizza composizioni di semplicità e chiarezza narrativa, trasfigurate in un ideale di bellezza classica. Si dedica soprattutto all'affresco, e si divide tra Roma, Bologna e Napoli.


Questo, signora Benucci, solo per quanto riguarda artisti del passato. Il suo interesse riguarda anche quelli attuali, viventi?


«Glielo dicevo, l'arte veramente non ha tempo. Quindi non potevano non interessarmi Balla, Tano Festa, Ceroli, i molti artisti romani del movimento di Piazza del Popolo degli anno '60. E Paladino». Anche qui qualche cenno su questi artisti s'impone: Tano Festa, pittore e fotografo, è un protagonista della scuola pop romana, partecipa alla quadriennale di Roma del 1965 e alla Biennale di Venezia del 1980. Mario Ceroli è uno scultore mentre Mimmo Paladino, pittore, scultore e incisore, è tra i principali esponenti della transavanguardia promosso da Achille Bonito Oliva nel 1980 ed espone anche al Metropolitan Museum di New York.


La sua idea di arte non si limita alla pittura e alla scultura, si è interessata anche al mondo dell'automobile, come vediamo dal coupé della Cisitalia del 1946 che espone nella sua galleria. Una rarità, solo 173 gli esemplari prodotti con lo stile di Pininfarina


«Una macchina così è un'opera d'arte. Lo è stata a suo tempo e ora è un ricordo delle nostre arti: tutto ciò che è bello ed è stato ben realizzato è un'opera d'arte. Il pubblico è molto interessato, è un interagire in diversi mondi che hanno un comune denominatore: la bellezza dell'arte».

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