Totale confusione. Si può riassumere così lo stato attuale delle cose nell'amministrazione romana a guida Raggi. In una città ormai più nota per l'asfalto bucato, i treni che si fermano tra una stazione e l'altra, i roghi degli autobus logori e la corruzione che dilaga, anche l'onestà di una giunta allo sbando, da marchio di fabbrica ostentato a più non posso, si fa sempre più marchio contraffatto.
E allora poco importa che in un'assemblea, tra l'altro disertata da Pd e Sinistra Italiana per protesta proprio nei confronti del sindaco, in cui con largo consenso era stato dato il via libera per intitolare una piazza a un personaggio cardine della storia parlamentare italiana, quale è Giorgio Almirante, sia bastato, in un moto reazionario (questo sì a tinte fasciste) il "no" calato dall'alto della Virginia nazionale, che è passata dallo sconcerto, in diretta con Vespa, una volta venuta a conoscenza del voto dell'Aula che presiede, al contrattacco con una mozione che "vieta l'intitolazione di strade o piazze a esponenti appartenuti al fascismo o persone che si siano esposte con idee antisemite o razziali". Un radicale cambiamento di linea avvenuto nel giro di poche ore, passato dal "non sapevo nulla, mi sorprende, ma se l'Aula ha votato favorevolmente è perché i consiglieri M5s si sono determinati in questo senso. Prendo atto della volontà dell'aula, che è sovrana come il Parlamento" con cui la Raggi ha accolto la notizia in diretta a Porta a Porta, alla promulgazione di un provvedimento che, tanto per cambiare, ne smentisce e mistifica le intenzioni.
Una novità, se restiamo in ambito prettamente legislativo, vista l'inopportunità di varare un atto platealmente costituito in quattro e quattr'otto per ostacolare il voto democratico espresso dalla giunta, atto che fra l'altro, andando a insistere su una materia su cui si è già espressa l'assemblea, ha tutti i contorni del vizio formale.
Una contraddizione limpida e solare, se invece si spostasse l'attenzione sul fatto che al mostro Almirante, così come viene rappresentato da certi ambienti, la Camera dei deputati ha riservato uno dei massimi onori riconosciuti dalla Repubblica, pubblicando interamente tutti i suoi discorsi in Aula, riconoscendogli il ruolo cardine nella storia del processo democratico italiano.
Un'offesa alla memoria storica di questo paese, corroborata da un atto illegittimo e tardivo con cui il sindaco ha voluto smarcarsi dall'evidenza che ormai, oltre a non controllare minimamente la città e a non esserne portavoce dei bisogni e necessità, non è nemmeno più in grado di controllare i suoi stessi consiglieri.
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