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La hybrys di Salvini e la battaglia di carità di Papa Francesco



Il potere logora chi ce l'ha e il culto della personalità può diventare un'arma a doppio taglio quando si fanno i conti con un elettorato incostante, che cambia voto come cambia il vento. E ieri dal palco di Milano quel rosario stretto nelle mani di Matteo Salvini potrebbe diventare l'inizio della fine. Perché quando si dimentica da dove si è partiti e chi ha contribuito all'ascesa di un "giovane" diventato leader entrano in gioco una serie di fattori, che culminano in una hybris che ha portato alla morte di eroi o, nel migliore dei casi, li ha fatti vagare per mare alla ricerca di Itaca. Salvini, fomentato dal culto della personalità derivante da fan sfegatati che sui social non fanno altro che osannare il "Capitano", ormai crede di potersi permettere di dire qualsiasi cosa. Anche di sfidare, insieme al suo entourage di giornalisti schierati e comunicatori, la Chiesa. Insomma, è scoppiata una guerra non poi così tanto fredda tra un ministro di uno stato laico e il numero uno del Vaticano. La colpa di Papa Bergoglio, per i sovranisti nostrani, sarebbe quella di essersi intromesso sulle politiche sociali dell'Esecutivo, soprattutto quelle che riguardano i migranti. Come se il rappresentante di Gesù sulla Terra abbia pronunciato chissà quale eresia sostenendo che bisogna salvare vite umane dal mare. L'accoglienza di Papa Francesco è chiaro che non piace a Salvini e a una parte degli italiani pervasi da un'intolleranza che cozza con le basi della religione cattolica. Ne arrivano troppi dall'Africa, è vero, ma la soluzione caritatevole non può essere quella di lasciarli morire in mare, bensì soccorrerli e rimandare a casa loro chi non ha diritto all'asilo.


Bergoglio, dal canto suo, lotta per questo, per far tornare un po' di umanità nei cuori che, oggi, vedono nei migranti sui barconi il vero problema del Paese. E per il ministro dell'Interno è il Papa il vero oppositore politico in un Parlamento appiattito ai desiderata dei gialloverdi. Quindi lo tratta come un nemico del partito, il nemico pubblico numero uno, un comunista che odia gli italiani e ama rom e stranieri. È questa la forza dei populismi, semplificare in modo becero le questioni più complesse per far apparire come un abominio un concetto che in realtà va visto in tutte le sue sfaccettature. Ma la hybris del Capitano non si limita solo a questo. A una settimana dal voto, tra le accuse di fascismo e le liti con i grillini, Salvini comincia a non reggere lo stress e, si sa, un politico navigato è tale quando gioca una battaglia sui nervi. Salvini risponde piccato ai giornalisti e accusa i media di fare disinformazione quando invece la Lega ha monopolizzato la Rai con i colonnelli Foa e De Santis. Matteo è passato dall'ostentare la grande sicurezza per le Europee (definendole un referendum come l'altro Matteo fatto fuori proprio da un referendum) alla paura che, forse, i cattolici lo stanno abbandonando. Così, da quel palco di Milano, ieri ha messo in scena una delle pagine più brutte della Lega. «La politica sui migranti la portiamo in tutta Europa e non entra più nessuno. Lo dico anche a Papa Francesco, che oggi ha detto “bisogna ridurre i morti nel Mediterraneo”. Il governo sta azzerando i morti nel Mediterraneo, con orgoglio e spirito cristiano», ha detto Salvini. E dalla piazza giù fischi contro Papa Francesco. Se da una parte il leader della Lega dichiara guerra allo Stato Vaticano, dall'altro però vuole dimostrare che la sua religiosità è forte, che il nemico è Bergoglio, una sorta di "Papa nero" in confronto ai suoi predecessori Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, che hanno sempre difeso le radici cristiane dell’Europa. Il nemico è questo Papa, non il cattolicesimo. E sfodera il rosario, stretto nella mano: «Affido l'Italia e la mia vita al Cuore immacolato di Maria». Apriti cielo: sui social, da sempre pieni zeppi di ovazioni per il Capitano e di manifestazioni di sostegno alla Lega, quelli che l'hanno seguito mostrano indignazione. Chi scrive che Maria era una migrante e lui non l'avrebbe accolta, chi gli dice di vergognarsi perché siamo un Paese laico, chi si augura davvero che la Madonna intervenga nelle urne per salvare l'Italia da questo governo.


Salvini si è dato la zappa sui piedi da solo. Papa Francesco ha lanciato una "chiamata alle armi" a tutti i cattolici affinché non votino la Lega e dal clero c'è chi si è esposto con una sorta di "scomunica" per le parole del ministro, «la cui azione è assolutamente in contrasto con il Vangelo, con la Madonna e, più in generale, con il magistero della Chiesa. Una strumentalizzazione inopportuna». Si prospetta una settimana incandescente, soprattutto sul piano dei social, dove lo spin doctor Luca Morisi dovrà inventarsi qualcosa di più del "Vinci Salvini". Perché, con questi chiari di luna, Matteo non può più stare tanto tranquillo.

L'editoriale

di Rita Cavallaro

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