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Laboccetta: «Il premio Golia andrà avanti. La politica, senza cultura, non va da nessuna parte»




«Ci è sembrato giusto istituire un qualcosa che non solo potesse ricordare l’opera di Pietro Golia, ma fosse in grado di lanciare un messaggio culturale». Così Amedeo Laboccetta, presidente dell’associazione Polo Sud e tra i fondatori del centro studi dedicato alla memoria del grande animatore culturale partenopeo, spiega le ragioni che hanno portato all’istituzione del premio, tenutosi nel pomeriggio di ieri a Napoli nella storica Sala dei Baroni del Maschio Angioino.


Come è nata l’idea del premio Golia?


«Dopo la sua morte, insieme a un gruppo di amici, abbiamo pensato che era giusto continuare il suo percorso culturale. Abbiamo, quindi, creato un centro studi dedicato alla sua memoria e dopo due anni di intensa attività convegnistica, presentazioni di libri, concerti, mostre di pittura e scultura, abbiamo pensato di istituire un premio dedicato a questo grande animatore culturale. Golia, infatti, già negli anni 70, aprì un centro librario sui Quartieri Spagnoli. Stiamo parlando, inoltre, di chi ha fondato una delle prime radio libere a Napoli, nonché di chi ha ideato “Controcorrente”, la casa editrice più importante del Sud Italia. Ci è sembrato giusto, da vecchi e nuovi amici, pertanto, istituire un qualcosa che non solo potesse ricordare la sua grande opera, ma fosse in grado di lanciare un messaggio culturale».


Possiamo dire che lo spirito del noto animatore culturale vive ancora nei napoletani?


«E’ proprio così, nei napoletani e negli uomini del Sud. Golia, si è distinto in tante attività, partendo da quella culturale, passando per quella sociale fino alla politica. Ha evitato, infatti, che nei cosiddetti anni di piombo tanti giovani si perdessero nel terrorismo e nella lotta armata».


La città di Napoli, oggi come non mai, ha bisogno di “iniziative di spessore” per valorizzarla?


«Assolutamente! Ritengo che se la politica non riparta dalla cultura non va da nessuna parte. La politica, purtroppo, è andata da molto tempo in esilio. Ci sono in circolazione solo rare eccezioni. Un’opera di ricostruzione e rinnovamento è indispensabile. Per tale ragione, è giusto ripartire dal Mezzogiorno, territorio ricco di eccellenze, energie e intelligenze. La nostra idea è proprio quella di mettere insieme una galassia di circoli, associazioni culturali e case editrici».


Tra i premiati imprenditori di successo del mondo della moda, giornalisti, medici che si sono battuti in prima linea contro il Covid. Quali sono stati i criteri nel selezionarli?


«La giuria ha scelto una serie di personalità di altissimo spessore guardando ai vari settori. Non a caso, considerando la vicenda della pandemia, si è guardato molto al mondo sanitario e della ricerca. Non a caso sono stati premiati il professore Ascierto, il direttore dell’Istituto Pascale, il professore Parrella, infettivologo o un chirurgo dalle mani d’oro come Luigi Santini. Attenzione, però, è stata riservata anche alla moda e alla comunicazione, come dimostrano i premi attribuiti a Maurizio Marinella e Monica Macchioni».


State già pensando a una prossima edizione?


«La realizzeremo, sperando che la pandemia sia superata, tra gennaio e febbraio del prossimo anno. L’intenzione è aprire il 2022 nel modo migliore possibile».


Avete già individuato qualche nota personalità che vorreste invitare?


«Sì, ma preferisco mantenere una sorta di riservatezza. Devo dire, però, che tra i premiati di ieri, se non vi fossero stati degli impedimenti, ci sarebbero stati il Tenente Colonnello Gianfranco Paglia, medaglia d’oro al valore militare ed esempio di solidarietà praticata, considerando quanto fatto in Somalia diversi anni fa e Marcello Veneziani, filosofo e noto scrittore. Il primo non è potuto essere al Maschio Angioino perché trattenuto in quarantena dopo essere rientrato da una missione in Afghanistan, mentre il secondo a causa delle vaccinazioni. Faremo una cerimonia specifica o meglio ancora ad hoc per entrambi».


Volendo effettuare un bilancio sulla prima edizione…


«E’ andata alla grande, possiamo essere più che soddisfatti. Grazie al lavoro di tanti volontari, che ringrazio, tutto è andato a buon fine».


Quali aspetti possono essere ancora migliorati?


«Tantissimi. Mi piace utilizzare una frase, del compianto musicologo Paolo Isotta, a cui tra l’altro abbiamo dedicato un premio alla memoria: “A qualsiasi età l’uomo o la donna devono inseguire sempre un grande sogno, coltivare un grande progetto. Altrimenti non ha più senso la vita”. Partendo da ciò, serve sempre migliorarsi, realizzare cose che lascino il segno del nostro passaggio».


Di Edoardo Sirignano

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