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Lifeline sbarcherà a Malta, si va verso un'accoglienza congiunta

Giunta ormai al sesto giorno di forzata navigazione a sud delle acque maltesi, potrebbe essere finalmente arrivata l'ora dello sbarco per la nave ong Lifeline e per i 234 migranti a bordo. Proprio da Malta è arrivata la notizia secondo cui il premier Muscat avrebbe acconsentito all'imbarcazione di approdare nel porto de La Valletta, ma a una precisa condizione, ovvero che una volta a terra i richiedenti asilo vengano equamente ripartiti fra quei governi che abbiano dato la loro disponibilità all'operazione congiunta. "Ho appena sentito al telefono il presidente Muscat: la nave della Ong Lifeline attraccherà a Malta", queste le parole del presidente del Consiglio Giuseppe Conte che annuncia che anche l'Italia farà la sua parte in merito all'accoglienza, secondo quanto già annunciato nella proposta fatta pervenire agli alleati europei nell'incontro pre Consiglio europeo di domenica scorsa. "Coerentemente con il principio cardine della nostra proposta sull'immigrazione, secondo cui chi sbarca sulle coste italiane, spagnole, greche o maltesi, sbarca in Europa, l'Italia farà la sua parte e accoglierà una quota dei migranti che sono a bordo della Lifeline, con l'auspicio", sottolinea il presidente del Consiglio, "che anche gli altri Paesi europei facciano lo stesso come in parte già preannunciato". Giunge dall'isola nel Mediterraneo la rettifica circa l'annuncio del premier italiano, fatta pervenire tramite la testata Malta Today, secondo cui non vi sarebbe ancora un via libera ufficiale da parte delle autorità maltesi all'approdo a La Valletta della nave ong, sebbene più di un indizio porti all'ipotesi che, una volta raggiunto il numero di sei paesi disposti ad accogliere una parte dei migranti a bordo, la situazione dovrebbe sbloccarsi. Resta comunque il nodo legato alle future operazioni, visto che questa iniziativa maltese sembra destinata a rimanere una tantum, uno sfoggio di solidarietà, più utile ai primi titoli delle pagine di giornale che a un'effettiva risoluzione della crisi.


Un punto di svolta, forse. Di certo un passo in avanti nell'ottica dell'accoglienza ripartita auspicata dall'Italia e duramente ribadita dall'asse Salvini-Toninelli sull'approccio che il governo sta mettendo in pratica nella gestione dei salvataggi nel Mediterraneo, in attesa del vertice europeo del 28-29 giugno che sancirà un accordo comune, fatto di intese bi o trilaterali tra paesi o la rottura di Schengen con conseguenze che potrebbero scatenare un'escalation disgregativa dell'Unione.


Già nella nottata di ieri si era subodorata la prossimità di una soluzione, divenuta impellente a causa delle cattive condizioni climatiche, con onde alte più di un metro in mare aperto e dalla condizione dei passeggeri a bordo, sia igienica che di gestione degli spazi, divenuta critica. Dalla Francia, tramite le parole del portavoce del presidente Macron, Benjamin Griveaux, è partita la proposta di far attraccare a Malta la Lifeline e far immediatamente decollare, una volta accertate le condizioni dei migranti a bordo, aerei destinati a quelle capitali d'Europa che avessero risposto all'appello di una ripartizione congiunta. Soluzione questa già proposta dal portavoce della ong Alex Steier, che aveva rivolto un appello alla Spagna affinché si ripetesse quanto già accaduto nella gestione dello sbarco della nave Aquarius.


"Vogliamo evitare un'escalation della crisi umanitaria attraverso una condivisione di responsabilità da parte di alcuni stati volenterosi", si legge in una nota del governo maltese, che ha già annunciato l'avvio di un'indagine ai danni del capitano della nave ong Lifeline, accusato di aver ignorato le comunicazioni delle autorità competenti italiane, da cui era partito il coordinamento del salvataggio, e aver violato quindi i regolamenti internazionali in merito. Intanto proprio da La Valletta era giunto ieri il diniego a consentire a un'altra ong, Aquarius, senza migranti a bordo, di approdare per rifornimento e cambio dell'equipaggio. Una chiusura netta di Malta e uno scetticismo nei confronti delle navi non governative che operano in mare che assomiglia molto a quello nostrano.


Ha avuto esito positivo anche la vicenda dell'altra nave in stallo a largo di Pozzallo, il cargo danese Alexander Maersk, accolta attorno alla mezzanotte nel porto della cittadina siciliana. Hanno potuto così toccare terra i 110 migranti a bordo dopo il via libera del Viminale e del ministero delle Infrastrutture.


Proprio il ministro delle Infrastrutture Toninelli, nel corso di una diretta social, è tornato a parlare della questione migratoria e in particolare ha voluto prendere le difese dell'operato della Guardia Costiera, che da qualche giorno ha emanato un comunicato con cui delega a Tripoli la gestione delle emergenze in mare in acque Sar libiche. Il ministro ha ribadito i numeri che vedono l'autorità navale italiana in prima linea per salvataggi effettuati, prima di annunciare l'avvio di procedure per rafforzare la Guardia Costiera libica con la cessione di motovedette italiane, secondo quanto pattuito con il suo omologo libico Milad Maatuq nel corso di un colloquio telefonico.


Verso una lenta, graduale risoluzione, dunque. Nonostante i flussi migratori non cessino di rappresentare uno scoglio non aggirabile ma da affrontare di petto, la proposta italiana sospinta dalla linea dura di Matteo Salvini, sembra iniziare a dare i suoi frutti e ad aver quanto meno riaperto il dialogo fra le nazioni verso una più equa e ponderata gestione del problema, che non prescinda più dalle esigenze di ciascun paese. Il tutto in attesa del Consiglio europeo che delineerà i nuovi rapporti di forza all'interno della Comunità.


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