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Nelle città del terremoto solidarietà e armonia, arriva «Il Jazz Italiano per le Terre del Sisma»

Camerino, Amatrice, L’Aquila. Sta arrivando un’onda. Questa volta, fortunatamente, non sismica. Non sarà il profondo suono oscuro di un terremoto a coprire ogni armonia, ma un’ondata di note a risvegliare le anime di una terra tesa e distrutta. Il jazz spazzerà via le macerie dell’anima, arriva «Il Jazz Italiano per le Terre del Sisma», con quattro giorni di grande musica.

Una grande maratona di solidarietà che prenderà il via il 30 agosto prossimo alla Rocca Borgiana di Camerino, nelle Marche, attraverserà, il giorno successivo, Scheggino, in provincia di Perugia, poi sarà la volta di Amatrice, il 1 settembre, per chiudere il 2 a L’Aquila, dove numerosi appuntamenti di qualità intratterranno il pubblico, dalla mattina a tarda serata. Dai 100 violoncelli che con Giovanni Sollima suoneranno nella Basilica di San Bernardino, a Joe Barbieri che si esibirà alla Casa dello Studente, fino al maxi concerto all'Emiciclo con tanti artisti, tra cui Ambrogio Sparagna e Simona Molinari. Sempre all'Aquila, il 1 settembre, a mezzogiorno, si svolgerà anche la partita di calcio di beneficenza organizzata dalla Nazionale Italiana Jazzisti che sfiderà la formazione AAA –AmiciAmatriceAquila, presso lo Stadio Comunale. Organizzata dalla Federazione Nazionale "Il Jazz Italiano", Associazione I-Jazz, Midj, Musicisti Italiani di Jazz, e Casa del Jazz, con la Siae come main sponsor e promossa dal Mibac, l'iniziativa, nata nel 2015, testimonia quanto la musica sia in grado di ripristinare il senso di comunità con la voglia di condividere la bellezza e di ritrovarsi insieme per guardare al futuro con fiducia, onorando la memoria dei tanti che nel 2009 e nel 2016 hanno perso la vita.

«La storia del jazz italiano si divide tra il prima e il dopo L'Aquila: dal 2015 in questa esperienza straordinaria abbiamo coinvolto 2500 musicisti in oltre 400 concerti. Poi, inseguendo il sisma dopo Amatrice, il festival è diventato nazionale», ha dichiarato Paolo Fresu, «il mondo del jazz ha dimostrato di sapersi relazionare con il territorio, di rivitalizzarsi mettendosi in gioco. Ci siamo interrogati su quali fossero le necessità delle persone colpite dal terremoto e le nostre, e abbiamo capito che tutti abbiamo bisogno di stare insieme».

Una nuova elegante armonia capace di spazzare via la paura e le macerie dell’anima.


E.R.

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