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Rotondi: «All’interno di Forza Italia c’è qualcuno che non vuole Berlusconi al Quirinale»


Conte: «Poteva essere il leader dei moderati. Ha sbagliato a scommettere su un movimento in fase di liquidazione»

Partito di Toti-Brugnaro: «Uno spezzatino, non un piatto succulento»


Gianfranco Rotondi, vice presidente di Fi alla Camera dei Deputati ed ex ministro nel governo Berlusconi, in un'intervista rilasciata a Spraynews, lancia la candidatura del Cavaliere al Quirinale, ma rivela anche come all’interno del suo stesso partito non tutti siano d’accordo.


Ogni giorno spunta un soggetto centrista. L’ultimo è quello formato dal duo Toti-Brugnaro. Che idea si è fatto?


«E’ uno spezzatino che non prepara nessun piatto succulento perché un partito moderato quale è stato la Democrazia Cristiana e in misura minore Forza Italia ha un profilo dimensionale che non è un dato indifferente. Si è moderati se si è di massa. Si è tali se si raggiunge il 25-30% dei consensi. Scommetterei, quindi, più su un avvenimento nuovo che su tanti punti di sutura per unire le scissioni di movimenti, che messi insieme non fanno una quota sensibile».


Cosa aspettate per creare una nuova forza centrista?


«Aspettiamo di lavorare a un programma per l’Italia che sia originale rispetto alle parole d’ordine dei partiti in campo e sul quale si possa fare una scelta elettorale distinta dalla destra e dalla sinistra. Se questo spazio c’è stiamo lavorando a un qualcosa che ha un avvenire, altrimenti siamo su un binario morto e come sempre ci accorgeremo di ciò solo l’ultimo giorno».


In un primo momento aveva scommesso sul profilo dell’ex premier Conte per guidare una nuova forza centrista…


«E’ lui che ha scommesso sul Movimento 5 Stelle. A mio parere, una scommessa azzardata. Conte, infatti, ha pensato che fosse più sicuro appropriarsi del M5s che non puntare sulla Democrazia Cristiana. Dovendo scommettere, però, sui pentastellati, al posto suo, lo avrei fatto quando erano in ascesa. Adesso è un partito in procedura di liquidazione, nel senso anche tecnico, viste le diatribe con Casaleggio».


E’ in corso una discussione sul tema giustizia. Quanto serve una riforma?


«Sulla giustizia, c’è qualcosa che non va da trenta anni. Non sono fiducioso né per i referendum, né per le riforme. Difficilmente si uscirà da un’anomalia italiana, cioè dall’uso politico della giustizia. Anche se, oggi, sempre più spesso, pure in altri Paesi il fenomeno cresce».


Il prossimo anno si dovrà scegliere il presidente della Repubblica. Sta pensando a un nome?


«Sono per Berlusconi, ma mi sembra che anche in Forza Italia ciò crea più imbarazzo che entusiasmo, come se avessimo qualcosa di cui vergognarci. Sono dell’idea che Berlusconi sarà riabilitato ampiamente, non sul piano giudiziario, come sta già avvenendo, ma su quello politico-culturale. Sarebbe giusto, pertanto, candidarlo, pure se tutti non lo condividono e lo votano. Non capisco perché Forza Italia non dica con chiarezza che Silvio Berlusconi merita l’elezione al Quirinale. Fino a ora lo abbiamo detto solo io e Tajani».


Quale la sua idea sul partito unico con Lega e Fratelli d’Italia?


«E’ un progetto che Berlusconi ha avanzato, ma mi sembra che non abbia avuto il consenso di Salvini e Meloni. E’ un anticipo di chiacchiera estiva».


Di Edoardo Sirignano

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