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Salvini e Toninelli spingono Lifeline verso Malta, si riaccende il dibattito sui vaccini


Ci risiamo, a distanza di nemmeno una settimana dal caso Aquarius, che ha segnato una svolta nella gestione del tema migratorio e che ha registrato una vittoria dal punto di vista diplomatico e dei giochi di forza da parte dell'Italia, che ha costretto di fatto gli alleati europei a voltare lo sguardo verso il Mediterraneo e a prendersi parte delle responsabilità sancite nei regolamenti da questi stessi paesi firmati, nelle ore tra la scorsa giornata e le prime luci di oggi un nuovo salvataggio a largo delle coste libiche ha riaperto una ferita che rischia di lacerare la ormai debole scorza dell'Unione Europea.


La nave Ong Lifeline, di matrice tedesca e che batte, non è chiaro se legalmente o meno, bandiera olandese ha infatti ripescato un gommone alla deriva, nel lento tragitto verso Malta, facendo salire l'ammontare di profughi a bordo a oltre duecento, a fronte di un limite consentito di passeggeri di circa cinquanta. Già ieri il ministro dell'Interno Matteo Salvini era stato categorico, annunciando che se Lifeline fosse approdata in un qualsiasi porto italiano, la nave sarebbe stata sequestrata dalle autorità e l'equipaggio arrestato. Sempre nel corso della diretta Facebook a cui il ministro ha affidato il suo pensiero, Salvini ha aperto alla possibilità di un fronte diplomatico con l'Olanda, tirata in ballo dalla bandiera che sventola dal mercantile. Pronta, in questo caso, la risposta dall'Aja che distante com'è dal fulcro del problema si è rintanata dietro un "la nave non è nostra, l’Italia lo sa bene", anche se evidentemente a saperlo con certezza sono solamente gli olandesi.


Risale però a questa mattina l'acceso scambio a distanza fra il leader leghista e l'imbarcazione Ong, fatto di un botta e risposta serrato, e in cui sono via via intervenuti altri soggetti, diverbio che prescinde dal caso specifico e che, dal fronte italiano, mira a porre all'attenzione del mondo un problema che non può più essere a carico delle singole e solite nazioni. "La nave fuorilegge Lifeline è ora in acque di Malta, col suo carico illegale di 239 immigrati. Per la sicurezza di equipaggio e passeggeri abbiamo chiesto che Malta apra finalmente i suoi porti, chiaro che poi quella nave dovrà essere sequestrata, ed il suo equipaggio fermato. Mai più in mare a trafficare, mai più in Italia". Queste le parole via social del capo del Viminale che ha di fatto rotto il silenzio e riportato a galla le tensioni degli scorsi giorni con le autorità dell'isola del Mediterraneo. Pronta la risposta maltese che punta a scaricarsi di dosso le responsabilità sull'accoglienza di Lifeline: "Malgrado la retorica di Salvini, né la Lifeline né il coordinamento di Roma hanno trasmesso a Malta una richiesta formale di accogliere la nave".

Interviene, a questo punto della delicata vicenda internazionale, un nuovo attore, il ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli che, anche lui tramite una vibrante diretta su Facebook, ha sposato in pieno la linea "salviniana", rincarando la dose: "L'obiettivo del governo è quello di salvare vite, cosa che l'Italia ha sempre fatto più di tutti gli altri Paesi, ma anche quello di far rispettare la legalità: la Lifeline può portare massimo 50 persone e ne ha a bordo oltre 200: operano nell'illegalità, visto che la nave non risulta iscritta nei registri olandesi, e nell'insicurezza. Sono irresponsabili". Prima di lanciare la bordata contro Malta, accusata di proferire il falso quando afferma di non aver ricevuto alcun tipo di segnalazione in merito a operazioni di salvataggio e accoglienza sul carico trasportato da Lifeline: "Malta dice una falsità, ha avuto una richiesta ufficiale da Frontex, che ha mandato questa comunicazione che e' sufficiente per l'apertura del porto".

Sono giunte poi in tarda mattinata, in un'intervista rilasciata a Radio Capital, le parole del portavoce dell'imbarcazione oggetto dello scontro, Axel Steier, che ha voluto rispondere al vicepremier italiano: "In Europa c'è libertà di parola, e il ministro Salvini ha il diritto di dire cose del genere, ma stiamo lavorando seguendo le leggi internazionali ", prima di aggiungere, "al momento siamo a metà strada fra Libia e Malta, la situazione è tranquilla, la gente ha avuto coperte, cibo e assistenza medica dai nostri medici e infermieri. Non abbiamo feriti gravi. Speriamo che la situazione si risolva presto".


Confermata, nel giro di poche ore dall'acceso scambio, la comunicazione dell'Italia, tramite la Capitaneria di Porto, alle autorità maltesi affinché si attivassero per l'operazione di sbarco. A sorpresa, ma non troppo visto quanto aveva già annunciato Salvini in merito all'utilizzo del "pugno duro", anche i ministri degli esteri di Spagna e Francia sarebbero in contatto con gli omologhi maltesi per definire una soluzione che allenti le tensioni, non escludendo addirittura la possibilità di un "Aquarius bis" per la Spagna.


Il tutto a meno di quarantotto ore dal vertice sull'immigrazione di Bruxelles che vedrà le delegazioni di sedici paesi affrontare la questione in un faccia a faccia che si preannuncia tutt'altro che scontato. In mattinata, infatti, sarebbe arrivata al premier italiano Conte una telefonata proveniente dalla cancelleria tedesca, in cui la Merkel avrebbe annunciato di considerare poco più che una traccia da rivedere, la bozza del documento di Dublino che porta la firma di Juncker, già rigettata dall'Italia per i numerosi punti oscuri in merito a rimpatri e gestione dei richiedenti asilo. Quello che dovrebbe essere un summit risolutivo e da cui trarre spunti per un lavoro congiunto, rischia infatti di essere la prova tangibile di un'Unione mai così distante e "dis-Unita", con una spaccatura fra l'asse meridionale e quello danubiano che si sta inasprendo.


E allora, mentre è alle prese con questioni di carattere internazionale e vitale per il futuro del nuov0 esecutivo, Matteo Salvini non perde tempo nell'indicare la via anche su altre delicate questioni di carattere interno. Un cavallo di battaglia che accomuna Lega e 5Stelle, seppur non espressamente ribadito nel programma di governo, è quello che ruota attorno ai vaccini e alla necessità di rivedere la legge Lorenzin. In giornata il capo del Carroccio si era espresso a suo modo sul tema e senza ricorrere a particolare ars retorica aveva bollato come "inutili e pericolosi dieci vaccini obbligatori", ribadendo il concetto per cui sarebbe privo di fondamento e lesivo dei diritti dei cittadini impedire ai bambini non vaccinati di poter partecipare alle lezioni scolastiche. Si è ovviamente sollevato un polverone di dichiarazioni da tutto l'arco politico, interno ed esterno alle fila governative. Luigi Di Maio ha da un lato preso la sponda del collega del Viminale per ribadire la necessità di una revisione della legge, smarcandosi però dai toni più forti e accesi del leghista, bollandoli come "un suo pensiero". È arrivata nel pomeriggio l'attesa risposta del ministro della Sanità, la "grillinissima" Giulia Grillo che, nell'ottica di smorzare i toni senza voler aprire una discussione interna all'esecutivo, ha parlato di distinguo fra l'obbligo delle vaccinazioni, tema definito "politico" e sull'opportunità di quest'ultime dal punto di vista medico-sanitario, una questione che deve ricadere esclusivamente su valutazioni di carattere scientifico.


Un altro tema sollevato dal ministro degli Interni al termine di una settimana rovente, in cui la condotta tracciata dal leghista, divenuta di fatto trainante dell'operato stesso del governo, sta sancendo una vera e propria linea di demarcazione tra un pre e un post Salvini. Tra dichiarazioni a effetto e atti di innegabile forza politica che, condivisibili o meno, stanno portando una ventata di aria fresca nel dibattito sui temi più sentiti dalla cittadinanza, prerogativa, questa, imprescindibile per un paese in cui il processo democratico sia degno di tale appellativo.

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