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Scontro istituzionale sul Decreto Dignità, Di Maio cerca la manina nemica nei palazzi del potere


«Non ho mai accusato né il Ministero dell'Economia né la Ragioneria generale dello Stato». Così il vicepremier e ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico dopo le polemiche sollevate ieri sul Decreto Dignità. Di Maio aveva gridato al complotto perché dalle tabelle emergeva una perdita di posti di lavoro pari a 8mila unità all'anno per dieci anni. Dopo un giorno si continua a parlare. In una nota congiunta con il ministro dell'Economia Giovanni Tria, Di Maio specifica di non aver mai accusato nessuno, e precisa che «bisogna capire da dove provenga quella "manina" che, si ribadisce, non va ricercata nell'ambito del Mef». Alle dichiarazioni del vicepremier fa eco il ministro dell'Economia Tria che sottolinea come le «stime dell'Inps (da cui derivano quelle cifre) sugli effetti delle disposizioni relative ai contratti di lavoro contenute nel decreto siano prive di basi scientifiche e in quanto tali discutibili».

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