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Verso accoglienza congiunta Conte esulta: «Italia ascoltata», ma Praga lo gela: «Strada per inferno»


Ne ha fatto una questione di principio e di richiamo a quel patto di solidarietà stilato dai 28 al Consiglio europeo di Bruxelles il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, che ha almeno il merito di aver portato all'attenzione di tutti i partner della Comunità la situazione tutt'ora in essere nelle acque del Mediterraneo, dove ogni settimana migliaia di clandestini in fuga si imbarcano in pericolanti barconi, sfidando la morte. Ha rotto un silenzio mortifero e ricordato ai suoi illustri colleghi che l'emergenza è adesso e che l'Italia la vive sulla propria pelle da anni. Dopo il caso Lifeline, la nave ong sbarcata a La Valletta al termine di un tira e molla complicato e estenuante, il cui carico umano fu poi ripartito fra otto Paesi "volenterosi", anche la vicenda dei 450 migranti, ripartiti fra due navi militari, la Protector della flotta Frontex, in rada a Pozzallo e la Monte Sperone della Guardia di finanza, sembra essere giunta a una risoluzione condivisa.



Sventata l'ipotesi respingimento, illegale secondo le norme internazionali, paventata nella giornata di ieri da un imbufalito ministro degli Interni Matteo Salvini, che invocava a gran voce che fosse Malta ad accogliere i 450 migranti o che questi fossero rimandati in Libia, la situazione si è sbloccata in serata, quando il premier, dopo un attento lavoro di coinvolgimento dei primi ministri Ue, ha dato l'atteso annuncio, corredato da una lettera aperta ai governati europei, dichiarando di aver raggiunto un'intesa di massima sulla ripartizione dei 450 clandestini, con l'Italia che si presterebbe comunque a guida ed esempio, accogliendone la maggior parte, coadiuvata, almeno per ora, da Malta, Germania e Francia che ne prenderanno in carico 50 a testa. Troppo poco verrebbe da dire, senza per altro cadere in errore. Ma di questi tempi il governo ha ben chiaro che occorre fare di necessità virtù e allora anche un accordo appena soddisfacente può essere sbandierato per un primo successo.


«Due buone notizie: la Procura di Trapani ha confermato l'arresto di due immigrati sbarcati dalla nave Diciotti per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. Grazie. Dei 450 immigrati su due navi al largo delle coste italiane, Francia e Malta hanno accettato di accoglierne 50 a testa, e altri Paesi faranno lo stesso. Bene. Volere è potere, io non mollo». Queste le parole affidate ai social dal vicepremier Salvini, che può tirare un sospiro di sollievo dopo che i suoi appelli per una chiusura totale, se non ci fosse stato aiuto dagli alleati, sembravano echeggiare nel vuoto.


A guastare la festa tutta italiana dell'avvenuta partecipazione al problema migratorio, ci ha pensato però subito il premier ceco Andrej Babis, tra i destinatari dell'appello del presidente Conte, che per nulla persuaso dai toni concilianti e richiamanti all'unità del primo ministro italiano ha ribadito la linea dell'asse di Visegrad che non intende mutare di una virgola. «Ho ricevuto la lettera del premier italiano Giuseppe Conte in cui chiede all'Ue di occuparsi di una parte delle 450 persone ora in mare. Un tale approccio è la strada per l'inferno. Il nostro Paese non riceverà alcun migrante, l'unica soluzione alla crisi migratoria è il modello australiano, cioè non fare sbarcare i migranti in Europa». Niente di nuovo dal fronte, non fosse che Babis dovrebbe rispolverare qualche tomo di geografia per rendersi conto da solo che paragonare la frontiera naturale australiana con quella europea del Mediterraneo è una banale semplificazione che non giova a nessuno. Deve pensarla così anche il capo del Viminale, quando rivolto al premier ceco ha asserito: «Da Praga ci diano una mano ad aiutare le autorità libiche e a riaccompagnare i migranti in Libia», troppo facile parlare a distanza dettando legge chiusi nel proprio fortino, l'Europa così rimarrà sempre una creatura monca e paralizzata.


In cerca di credibilità, tra aiuti a singhiozzi e chiusure stagne sinonimo di sordità, l'Europa tenta di scavalcare anche questo ostacolo, ma è proprio nel modo in cui verrà superato (o meno), che si capirà la tenuta di un'Unione mai stata così frammentata.

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