Ammutinamento, una parola che rievoca sceneggiati pirateschi di tempi andati e che mai avremmo creduto di poter leggere a fianco alla parola salvataggio. Eppure nelle ultime ore nel Mediterraneo, a largo delle coste libiche, è successo anche questo.
Andando con ordine, nella giornata di ieri una nave cargo privata che batte bandiera italiana, la Vos Thalassa, ha fatto salire a bordo 67 migranti in balia delle onde in acque Sar libiche con l'intento di sbarcarli in Italia. La nave, che opera per conto di una compagnia privata, ha il compito di pattugliare le piattaforme petrolifere francesi Total e già più di una volta, nel corso degli ultimi anni, è stata sollecitata dalla Capitaneria italiana per soccorrere migranti in mare.
Soltanto che questa volta non aveva ancora fatto i conti con le nuove regole che il Viminale si sta sforzando, fra mille intoppi e contraddizioni, di portare avanti. Puntuale è arrivato infatti anche lo stop per le navi a bandiera italiana che, seppur senza la sigla Ong davanti, nella pratica effettuano lo stesso servizio "di trasporto" in mare, cosa che ha mandato su di giri il ministro degli Interni Matteo Salvini che ha fatto immediatamente sapere che nessun porto italiano sarebbe stato aperto all'imbarcazione.
Solerte è arrivato allora il messaggio dalla Vos Thalassa alla marina libica perché si attivasse al più presto per inviare motovedette che riportassero in Africa i 67 passeggeri.
Nella notte è successo però l'impensabile. Alla Guardia Costiera italiana sono giunte diverse comunicazioni d'emergenza partite dalla nave cargo con a bordo il carico di immigrati, in cui il capitano richiedeva con insistenza l'intervento dell'autorità marina italiana per far fronte a un'emergenza. Una volta venuti a conoscenza dell'intenzione dell'Italia di rimandarli in Libia, alcuni dei migranti sull'imbarcazione si sarebbero ribellati e avrebbero minacciato seriamente l'equipaggio della Vos Thalassa, che consta di dodici persone, tutte di nazionalità italiana.
Tempestivo a quel punto l'intervento della Guardia Costiera che nella notte, su autorizzazione del Viminale, ha organizzato il trasporto dei 67 sulla nave militare Diciotti, che ha poi fatto rotta verso l'Italia, sebbene ancora non sia stato emanato un comunicato che renderà noto il porto in cui effettuare lo sbarco. Stando a quanto ha annunciato il capo del ministero degli Interni Salvini, la Vos Thalassa «avrebbe dovuto lasciarli alle motovedette libiche che erano state allertate, stiamo ragionando. Se qualcuno ha fatto qualcosa che va contro la legge appena sbarca in Italia finisce in galera e non in un centro di accoglienza». In scia col vicepremier anche il ministro dei Trasporti Danilo Toninelli, che tramite Twitter ha voluto ringraziare la Guardia Costiera per l'opera di supporto fornita e ha chiarito anche lui di voler andare a fondo nella vicenda per scoprire i responsabili dell'ammutinamento e punirli. «Ho sentito Salvini questa mattina e ci siamo chiariti: lui pensava che fossimo di fronte a un ennesimo soccorso in mare, io gli ho spiegato che era un intervento di ordine pubblico perché c'erano state alcune minacce di morte all'equipaggio», il messaggio rilasciato dal capo delle Infrastrutture al termine del vertice di Palazzo Chigi sull'immigrazione, definito un «seguito operativo» di quanto emerso dal Consiglio europeo di fine giugno.
Durante il vertice, il premier Giuseppe Conte ha operato per delineare una linea comune fra tutte le parti in causa, onde evitare fraintendimenti o contraddizioni fra i ministeri competenti che possano indebolire la linea del governo. Se sulla vicenda della nave irlandese che ha sbarcato 106 migranti a Messina è sorto un caso tra il Viminale e la Difesa, poi subito rientrato grazie alle parole del ministro Elisabetta Trenta, lo scopo dell'incontro nella sede del primo ministro è stato quello di minimizzare il più possibile le differenze di veduta tra la linea di intransigenza assoluta della Lega e di Salvini e quella più ambigua dei 5 Stelle, che in quanto movimento accorpano posizioni decisamente trasversali, che toccano le punte condivise da Salvini e quelle opposte del presidente della Camera Roberto Fico. Non era presente al summit il leader del Carroccio, impegnato in Calabria, a Palmi, per visitare un immobile confiscato alla 'ndrangheta, ma che incontrerà comunque domani il premier per riferire in merito all'ultima vicenda che coinvolge le navi militari italiane e per delineare una strategia da portare sul tavolo di Innsbruck, dove giovedì il vicepremier sarà presente per discutere con i suoi omologhi europei. Uscito da Palazzo Chigi, Danilo Toninelli ha fatto sapere ai cronisti che la nave militare Diciotti sarebbe «a 15 ore di navigazione dall'Italia», e ha aggiunto che «probabilmente ci saranno degli arresti a carico di chi ha minacciato di morte i membri dell'equipaggio».
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