di Michele Lo Foco
Mi ero ripromesso di non scrivere per un po’ di tempo articoli sul settore cinematografico, ma leggere nell’Espresso le esternazioni di due signore maligne come Sabina Minardi e Susanna Turco sulla cultura di destra e sul ministro Sangiuliano mi ha fatto rivedere la mia decisione.
Perché il giornalismo non può essere un luogo di equilibrio e di ragionevolezza? Come è possibile che due professioniste si adattino a scrivere, a non scrivere, a non vedere, proprio in un giornale talmente fazioso da affidare a Goffredo Bettini un articolo sul calcio?!
Partiamo da un assunto base: la sinistra si sente la padrona della cultura ed in effetti ha gestito, con la collaborazione silenziosa di Gianni letta, tutti gli aspetti del settore circondando con un muro trasparente ma invalicabile tutte le strutture.
Iniziamo dal Centro Sperimentale che tanto ha infastidito la sinistra nelle figure di icone come Moretti o Sorrentino: ma quando a capo di una delle più illustri strutture della settima arte fu messa da Franceschini la sconosciuta produttrice Marta Donzelli, chi si offese? E quando la sconosciuta produttrice pretese di potere evitare il conflitto di interessi continuando a produrre, qualcuno si offese? E il ministro Sangiuliano, sostituendo un consiglio d’amministrazione di autorevolezza vicino allo zero, che ha dilapidato soldi pubblici (acquistando per 3 milioni di euro il cinema Fiamma abbandonato da anni e da ristrutturare) con alcuni dei più illustri maestri del cinema, non ha forse riportato l’istituto a quel livello superiore che gli compete?
Il Tax Credit di Franceschini e della Borgonzoni ha permesso che molte centinaia di milioni di euro finissero nelle tasche di produttori stranieri e dei loro prestanomi italiani: qualcuno degli esimi giornalisti di sinistra si è accorto della spaventosa diminuzione di qualità dei prodotti ormai, grazie a Franceschini, nelle mani di commercialisti e faccendieri?
Arriviamo ai film per i quali la stampa inneggia alla ritrovata energia nazionale: Cortellesi e Garrone.
Premesso che il settore vive costantemente di questi fenomeni, vedi Pieraccioni, poi Aldo Giovanni e Giacomo, poi Zalone, qualcuno si è domandato chi li ha prodotti?
Non saranno forse anch’ essi il risultato di un calcolo tax credit fatto da società estere nate e cresciute con Franceschini? Infatti il film della Cortellesi è stato prodotto da WildSide e distribuito da Vision, entrambe in mani straniere, e Garrone da una società lussemburghese. Grazie alla sinistra i ricavi dei prodotti più fortunati usciranno dall’Italia.
Per non parlare della Rai, laddove se è vero che la destra ha gestito la successione a Fuortes, peraltro ancora non ultimata, con un nuovo A.D., e un nuovo D.G., non è difficile constatare che il nucleo centrale di spesa dell’azienda pubblica è ancora saldamente nelle mani della Ammirati, (transitata anche come Presidente di Cinecittà) capo della fiction, e di Del Brocco, capo da 13 anni di Rai Cinema, entrambi già sostenuti e molto operativi con alterne fortune ai tempi di Franceschini, ed entrambi fautori delle straordinarie fortune delle aziende “di sinistra”, che proprio per il loro accreditamento in Rai, sono state praticamente tutte acquisite da gruppi stranieri.
Fumo negli occhi sono le reiterate lamentele per la presenza in Rai di Pino Insegno e di Nunzia De Girolamo, minuscole particelle di un aspetto editoriale che non ha nulla a che vedere con i 500milioni di euro spesi dalle direzioni fiction e cinema.
Non può sfuggire nemmeno al più distratto giornalista che il fatturato Rai è in gran parte gestito da aziende straniere, e questo certamente non per colpa della destra.
Non può sfuggire nemmeno che le commissioni ministeriali per i contributi alle aziende cinematografiche sono ancora le stesse nominate da Franceschini, i cui membri sono addirittura in alcuni casi dipendenti diretti di aziende simpatizzanti con la sinistra.
Cinecittà è poi una struttura nella quale la sinistra non ha avuto vergogna nell’inserire, quale gestore più o meno occulto, Goffredo Bettini, che certo non poteva vantare esperienze nel campo, e tuttora, dopo le dimissioni del teorico della sinistra, è amministrata da Maccanico, che pur essendosi convertito apparentemente alla destra, era stato nominato da Franceschini, e non ha avuto remore nell’affittare gran parte dei capannoni alla società straniera Freemantle per la quale lavorava precedentemente.
In proposito è interessante constatare che proprio Vision, (gruppo Sky) nel momento di maggior successo di un proprio film, ha deciso di sostituire l’amministratore Orfei, che aveva preso allora lo scomodo posto di Maccanico.
Alessandro Giuli ha sostituito la Melandri al Maxxi: qualcuno protestò quando l’ex ministro trovò rifugio e stipendio al museo? Di quali performance è stata capace? Non ne ricordo una che avesse validità internazionale, ma è sembrato che quei luoghi fossero diventati il salotto personale della politica più “agreable” della sinistra.
La sinistra ha occupato tutto, dal festival di Venezia, ove siede ancora Barbera, al festival di Roma, dove il presidente è stato trovato a Bologna, e la curatrice a Rai Cinema, e ben poca cosa, rispetto alle manifestazioni più significative, è la nomina di Giulio Base al festival di Torino, gestito da anni da Steve Della Casa, bravo operatore ma, senza ombra di dubbio, promotore di “Lotta continua per il comunismo”, che certamente non è caratteristica che possa commuovere l’attuale governo.
Qualche solerte giornalista ha poi avuto il coraggio di sottolineare la carriera di Cicutto, una delle icone della sinistra radical chic, sostituito nel suo comodo impero da un bravo ed eterodosso pensatore come Pietrangelo Buttafuoco? Oltre ad essere veneziano, Cicutto ha ottenuto dallo Stato e da Franceschini tutto il possibile ed oltre, senza interrompere mai, nemmeno, per un giorno, la vacanza esistenziale iniziata con la vendita miliardaria della sua società Mikado.
Quale delitto ha commesso il ministro Sangiuliano rinnovando nel vero senso della parola, la guida della biennale di Venezia?
Dalle strutture più significative a quelle meno, la sinistra ha perfezionato il suo monopolio, che comprende anche le Film Commission regionali e gli istituti italiani di cultura all’estero: non ha risparmiato nulla, ed è grottesco, oltre che strumentale, accusare il ministro Sangiuliano di interventismo solo per creare un clima di tensione in un settore che ha invece bisogno di allontanare il più possibile il fantasma di Franceschini, che ancora compare in Siae, alla Lega Calcio, in televisione.
La cultura timida della destra ha il dovere civico di riportare al centro del sistema audiovisivo quella professionalità e quell’ equilibrio che sono necessari per progredire.
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