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Freccero punta sull’ex iena Lucci e sulla Bruchi, a Rai Due il vento è cambiato



Sperimentare, inevitabilmente, significa anche rischiare. E non solo perché i due verbi (conseguenziali concettualmente) fanno rima, ma perché sono uno la chiave di violino dell’altro. E siccome Carlo Freccero, vulcanico direttore di Rai Due, è uno che sa usare entrambi gli spartiti, diversamente dai colleghi di Rai Uno e Rai Tre abituati a seguire l’onda della politica e non quella del pubblico, la prossima partenza di “Povera Patria” e la futura messa in onda del nuovo programma di Enrico Lucci, ex Iena di Mediaset ed ex timoniere di Nemo, esperimento non proprio riuscito di Rai due, partorito dalla precedente gestione, rappresentano una boccata d’aria fresca. Cosa alquanto rara in questa Rai, troppo attenta a servire il padrone di turno, scordando che a pagare il baraccone è comunque il contribuente, obbligato a versare il canone in bolletta. Procediamo con ordine. Da venerdì prossimo la seconda serata di Rai Due sarà caratterizzata dal nuovo programma di approfondimento “Povera Patria”. Il contenitore, condotto da Annalisa Bruchi, vuole essere un “cammino” guidato verso le elezioni europee e mira a porsi domande non scontate sull’economia, sul rapporto con l’Europa, sulla relazione tra popolo ed élite, tra sovranità e poteri ed infine, più in generale, tra Stati e organismi internazionali. Insomma, mira ad essere una finestra sul mondo senza i vetri oscurati ma con una lente d’ingrandimento tarata sulla realtà. Ad accompagnare la Bruchi, diventata un punto di riferimento per Rai Due, ci saranno le interviste di Aldo Cazzullo, ormai un perno stabile per i programmi Rai, gli editoriali di Alessandro Giuli e “la storia della settimana” di Alessandro Poggi, coinvolgendo i protagonisti della vita politica e sociale, a partire dal vicepremier Matteo Salvini, dal ministro Paolo Savona e dal Cardinale Bassetti. Ma nel carnet ci sono anche figure apparentemente estranee al dibattito politico, perché la realtà è composta da mille sfumature. Insomma, l’importante è non dare niente per scontato. Come tendono a fare i conduttori della concorrenza. Le previsioni sugli ascolti non sono affatto facili, considerato che, stando ai rumors aziendali e non, il programma doveva andare in onda il mercoledì, ma Bruno Vespa, storico padrone di casa di Porta a Porta, avrebbe fatto pressioni sul settimo piano di viale Mazzini per evitare il confronto-scontro. I maligni dicono che il titolare della terza Camera dello Stato avrebbe spiegato ai vertici aziendali che non gradiva affatto la sovrapposizione del programma della Bruchi con il suo “Porta a porta”. E così il salto oltre l’ostacolo di Freccero è stato collocato al venerdì. I Dati di ascolto diranno chi ha ragione. E lo stesso Freccero, con saggezza, non azzarda il pronostico di share: «L'audience è importante, ma ci sono audience di qualità che hanno un peso specifico come quello dell’altra sera», evidenzia, riferendosi alla scelta di trasmettere “Ultimo Tango a Parigi” contro “Adrian” su Canale 5 e “La Compagnia del Cigno” su Rai Uno. "Povera Patria" vuole riportare la seconda serata che oramai non esiste più. È un programma di informazione del Servizio Pubblico. «Andrà in onda il venerdì per armonizzare palinsesti», dice con grande diplomazia Freccero, «è il nostro settimanale di informazione che cade alla fine della settimana , è il viaggio nell'Italia delle contraddizioni, associato al Tg2 dossier del sabato. Rai 3 lo fa all'inizio della settimana, Rai Uno è centrale con la presenza impetuosa di Vespa, posizione regale che noi non vogliamo assolutamente toccare. E noi siamo alla fine della settimana in posizione ancillare». E poi c’è la sorpresa Lucci. Per lui è in arrivo un nuovo programma in prima . «Sarà una bomba, completamente innovativo, mi ci gioco la faccia, l’ho voluto fortissimamente», annuncia il direttore di rete. Arrivati a questo punto non resta che attendere la messa in onda dell’uno e dell’altro programma. Perché aspettare è anche un po’ godere, sperando che gli ascolti facciano boom…


di Alberto Milani

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