Se sia l’inizio della sua fine, o soltanto una grande rivincita, pensata e coltivata da tempo lo sapremo presto, molto presto. Però lo show di Carlo Freccero in Commissione di Vigilanza sulla Rai è di quelle cose da inserire nei cult della televisione. Perché se la “passione” per una televisione libera contro il pensiero unico ha fatto da leitmotiv all’audizione, un canovaccio molto da commedia dell’arte, il cuore dell’intervento del direttore di RaiDue, difendendo e argomentando le sue scelte ("sono il più bravo" dice anche, per poi precisare "era solo una battuta") sono stati quei temi spinosi che nessuno affronta mai. Dai bassi ascolti di Popolo Sovrano ("so che è il mio problema più grande, ma ci sto lavorando") al possibile ritorno di Luttazzi in tv ("voglio il controllo editoriale, ne parleremo") o il legame con il M5s. Argomenti che fanno paura alla politica, soprattutto alla Lega che sogna una Rai tutta verde. Ma proprio tutta. La tensione, non a caso, sale quando prende la parola Paolo Tiramani, della Lega, che oltre a sottolineare "i risultati non incoraggianti di audience" di programmi come Povera Patria e Popolo Sovrano, definisce Freccero "un grande della tv italiana ma con una visione ferma a 15 anni fa". Apriti cielo. La reazione veemente del direttore di RaiDue non si fa attendere: «Se vuole le mie dimissioni le chieda, se vuole le dò subito, faccio un regalo a lei e a quelli come lei" dice contestando i dati d'ascolto citati dal parlamentare, che Freccero definisce "molto errati». Il timoniere del secondo canale non ci sta ad apparentamenti politici: «Io emblema della voce di Grillo? Ma per favore, anzi è lui che deve lamentarsi perché nel programma che ho fatto su di lui l'ho limitato, censurato e lui se l'è presa, mi ha detto "io non sono mica quello"». Ed aggiunge: «Lo so, sono sulla graticola, ma nella vita bisogna avere il coraggio di provare e sbagliare. Lo faccio con una passione totale e soffro per l'audience come il primo giorno. Non baro nel mio lavoro. Non ditemi però che faccio il tifoso di qualcuno, tutto ma questo no». Per lui "tutte le TV generaliste sono sovraniste, nel senso che devono salvaguardare l'identità nazionale, la memoria storica. Sono le piattaforme a tentare qualcosa di diverso". Fra le novità in palinsesto, sembra in stand-by per ora, il ritorno in Rai di Daniele Luttazzi: «Voi sapete che ho perso una rete per colpa, anzi, per merito di Luttazzi e ne orgoglioso, però chiaramente voglio avere un controllo editoriale», dice, rispondendo a Michele Anzaldi (Pd), «È vero che sono masochista, non guadagno nulla, lavoro 14 ore al giorno, vengo aggredito in modo vergognoso da qualcuno, ma non voglio andare incontro al suicidio». E a fine audizione, con i giornalisti, aggiunge: «Luttazzi lo devo incontrare quando ritorna dalla Spagna, per decidere tutto». Freccero, ovviamente, non perde l'occasione di togliersi qualche sassolino dalla scarpa: «Povera patria sarebbe dovuto andare in onda di mercoledì, il venerdì me l'ha imposto il coordinamento. Vespa ancora comanda in Rai e decide di non avere contro le sovrapposizioni». Secca la replica del conduttore di Porta a Porta. «Vespa comanda sui palinsesti Rai? Non siamo ridicol. "Porta a porta" va in onda a ore impossibili», spiega il giornalista di RaiUno, «viene massacrata dai commenti alle partite di calcio che ci fanno partire al 4% e dal prolungarsi ormai stabile delle prime serate sulle altre reti. "Povera Patria" in un giorno diverso dal nostro? È la vecchissima regola di non sovrapporre informazione a informazione. E un consumato uomo di televisione come Carlo Freccero la conosce perfettamente». Cose mai viste a viale Mazzini. Il direttore di RaiDue, da parte sua, rivendica l'aumento dell'audience della rete: nel periodo trascorso dall'inizio dell'anno ad oggi gli ascolti complessivi della rete rispetto allo stesso periodo del 2018 sono aumentati sia in prime time (+0,52%) che sull'intera giornata (+0,17%) e nella fascia 21.20-23.30 con un +1,19%. E a proposito delle polemiche per Sfera Ebbasta che Freccero avrebbe voluto come giudice di The Voice, o le frasi razziste e sessiste scritte in passato sui social da Paolo Bosisio, "rettore" del programma "Il collegio" il direttore di Rai2 riflette: «Tutto ciò che è politicamente scorretto devo lasciarlo fuori dalla Rai? Il politicamente corretto può essere un criterio dominante per includere o escludere persone? Siete voi che dovete regolarlo».
di Alberto Milani
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