Alla vigilia di un Cda della Rai che si preannuncia particolarmente infuocato, soprattutto per il presidente Marcello Foa, visto che all’ordine del giorno c’è l’invito esplicito giunto dalla commissione di Vigilanza – il presidente dovrà lasciare o meno la presidenza di RaiCom - giornalisti, star e dipendenti sono in fibrillazione per la prossima presentazione dei palinsesti, in agenda a Milano martedì prossimo. In particolare il comitato di redazione del Tg1, la rappresentanza sindacale interna, è sul piede di guerra per le voci che corrono. “Il caldo può fare brutti scherzi. Viene da dirlo, leggendo i giornali sulla presunta rivoluzione dei palinsesti Rai per l'autunno. Voci si rincorrono da giorni e si fatica a distinguere le fantasie dalla realtà. Sembrerebbe una rivoluzione ma ha più il sapore di una involuzione”, sottolinea il Cdr del Tg1. “A partire dal mattino di Rai Uno e dal ruolo del Tg1 nella trasmissione Uno mattina. Uno spazio”, sottolineano i giornalisti della prima testata della Rai, “che dovrebbe vivere della collaborazione tra testata e rete, e che invece, nel suo insieme, sembra sempre più sbilanciato a favore di quest’ultima. Questo dicono le scelte di conduttori esterni che da temporanei diventano permanenti, e questo confermano gli arrivi di altri conduttori esterni chiamati a realizzare spazi "a piacere" dentro Uno mattina”. Insomma, Lega e 5 Stelle stanno usando la Rai per piazzare i loro amici, considerando le risorse interne un fastidioso accessorio. Il Cdr “ribadisce che il Tg1 è il cuore dell’informazione di questo spazio del mattino e vuole rimanere tale. Richiama ancora una volta l'azienda ad avviare una seria e responsabile politica di canale che riporti in equilibrio l'area delle news con quella dei programmi. Ribadendo la centralità del Tg1 sul versante dell'informazione. Una centralità che passa anche per la scelta di conduttori interni e non esterni. Anche risolvendo i troppi nodi che pesano sul lavoro della redazione di Uno mattina”. Il Cdr del Tg1 “si oppone a un metodo fatto di scelte unilaterali senza un disegno strategico chiaro e condivisibile. Di fronte a questo stato di cose, la redazione del Tg1, come già ribadito nelle ultime assemblee, non esiterà a avviare iniziative più incisive sul piano dell’azione sindacale. Per questo invitiamo anche l’Usigrai a condividere la nostra azione in difesa del servizio pubblico e dei suoi valori in un passaggio delicato della nostra vita professionale”. Anche il mondo della politica condivide le stesse preoccupazioni. “Leggiamo che in Rai l’occupazione politica di Lega e M5S sta diventando sempre più invasiva arrivando a fare e disfare i palinsesti sulla base di criteri che sembrano non corrispondere ad alcun piano industriale e ad alcuna strategia per recuperare gli ascolti che stanno precipitando sempre di più. Un approccio che condanniamo con fermezza perché sembra risponder solamente alla voglia di fare repulisti nell'azienda e nei programmi principali delle reti RAI a beneficio esclusivo della propaganda di Salvini e Di Maio”, afferma la deputata democratica, Flavia Piccoli Nardelli. Per Michele Anzaldi, deputato del Pd, “l’amministratore delegato Salini, responsabile di tutti i palinsesti, non può ignorare il grave allarme lanciato dal Cdr del Tg1, anzi ha il dovere di raccoglierlo e farlo proprio. Trasformare la già incomprensibile assunzione estiva del biografo di Salvini, Roberto Poletti, in un contratto per l'intera stagione sarebbe uno schiaffo alle tante professionalità interne con curricula ben più corposi, peraltro uno schiaffo totalmente ingiustificato”.
di Alberto Milani
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