Non è nuovo alle cappellate Josè Mourinho, il ct amato e odiato allo stesso tempo. Di gesti poco sportivi ne ha fatti negli anni ma pochi hanno il coraggio di criticarlo a viso aperto. Una cosa sono gli insulti che partono dagli spalti, da una massa inferocita che lo contesta con slogan e offese. Altro è affrontare la spavalderia di Mou faccia a faccia. Abituato a una certa reverenzialità da parte dei giornalisti, che per braccarlo a fine partita sarebbero capaci di indossare un tappeto rosso e farsi camminare sopra dall’allenatore, non ha certo gradito il coraggio e le puntualizzazioni della signora del calcio. La telegiornalista Paola Ferrari, ieri, non è stata certo tenera con Mou, imbarazzato per il gesto a caldo dopo la partita Juve-Manchester. L’inviato della Rai che doveva approfondire la puntualizzazione della conduttrice, però, ha fatto finta di nulla. Meglio non indispettire Mou, meglio stravolgere la realtà. L’obiettività, d’altronde, è merce rara e, purtroppo, scomoda, che richiede coraggio. Quello che non è mai mancato a Paola Ferrari e che contraddistingue la signora del calcio in tanti anni di carriera. Non conta se davanti c’è Mourinho o il ct della Nazionale, Roberto Mancini. Quando c’è da raccontare la realtà la giornalista tira dritto e segna in porta. Tranne ieri sera, perché la palla diretta in rete è stata parata da uno della sua stessa squadra, il suo inviato. Ma vediamo cos’è successo. All'Allianz Stadium si giocava Juve-Manchester United. Al termine del match, conquistato dalla squadra guidata da Mou per 1 a 2, il ct ha passeggiato sul prato verde portandosi la mano all’orecchio, con un gesto che stava a dire “non vi sento”.
L’ultima impresa senza fair play dell’allenatore del Manchester ha fatto il giro di tutte le tv del mondo e su tutte le prime pagine dei giornali, con la gigantografia di Mou che tende l’orecchio ai tifosi juventini. Quando non si collega il cervello prima, poi si corre ai ripari, con giustificazioni da bar che, comunque, non possono levare dall’imbarazzo chi gode di fama internazionale e guida una squadra di tutto rispetto. Mourinho, che ormai ha dimostrato nella sua carriera di non poter essere preso ad esempio nelle reazioni da post partita, ha tentato di giustificarsi così ai microfoni di RaiUno: «Io sono venuto qui a fare il mio lavoro e sono stato insultato per 90 minuti. Io non ho offeso nessuno, anche se a freddo non lo rifarei. Ma hanno insultato me, la mia famiglia famiglia e la mia famiglia interista. E questo non è bello». La Ferrari, in conduzione dallo studio, ha quindi chiesto all’inviato ammiccante di fronte a Mou di dire all'allenatore che probabilmente quella dei tifosi juventini è stata una reazione, perché lui stesso «ha provocato anche all'andata». Come a dire che i cori contro se li meritava. Ma l’inviato Rai n collegamento diretto con lo Special One, in evidente imbarazzo, è andato in panico e preso dall’ansia di non far indispettire Mourinho non riportando la domanda della collega, che invece cercava di andare a fondo alla questione con professionalità e senso della notizia. Non solo, l’inviato ha addirittura stravolto la realtà, dicendo: «Sì, sì, Mourinho era stato insultato anche all’andata».
La giornalista conduttrice di 90° minuto ha ricevuto attestazioni di stima sui social, ma anche qualche critica. E oggi è tornata sulla questione. «Noto che le mie critiche a Mou sul suo atteggiamento a fine partita sono o condivise o contestate», ha scritto la Ferrari su Twitter. D’altronde si sa, Mourinho ha il suo seguito, che lo difende anche quando reagisce d’istinto, che lo giustifica ogni qual volta non sa mantenere il controllo. Di esultanze irrispettose nei confronti degli avversari l’allenatore portoghese ne ha una bella collezione. Già dal 2004, durante Manchester-Porto, i giornali parlarono quasi più dell’esultanza di Mourinho che esplose dalla panchina per andare ad abbracciare i suoi giocatori piuttosto che della partita stessa. Nel 2010, poi, il famoso gesto delle manette durante Inter-Sampdoria, a significare “ci state rubando la partita”, dopo esser rimasto con nove giocatori in campo. Sempre nel 2010 finì su tutte le prime pagine per la caduta di stile nei confronti di Ranieri. «È troppo vecchio e non ha mai vinto niente», disse Mourinho ai microfoni. Indimenticabile la famosa conferenza stampa del 2009 quando elencò tutte le squadre italiane con “zero tituli”. Frase che, durante la polemica per un rigore concesso all’Inter contro la Roma, è quasi passata nella storia del calcio. Quello di ieri insomma, è solo l’ennesimo gesto poco sportivo di questo personaggio avvezzo a simili comportamenti. Le critiche a Mou, comunque, non sono arrivate solo dalla Ferrari. Il tabloid inglese The Sun, ad esempio, ha definito il gesto del ct come una palese mancanza di fairplay. Basta leggere il titola sulla prima pagina, nonostante la vittoria del Manchester United: "No class”. Nessuna classe, con la foto di Mourinho che non lascia spazio a interpretazioni differenti. Insomma, Mou non sarà certo un “pirla”, come lui stesso si è definito più volte, ma sicuramente un arrogante sì, perché gli manca il rispetto e la correttezza sportiva, quel fair play che dovrebbe contraddistinguere il mondo dei calcio.
di Rita Cavallaro
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