Barbara Perna vive e lavora a Roma. Ci tiene a precisare che però lei è partenopea, nata a Napoli il 6.9.69 (avete letto bene).
Il superamento del Concorso in Magistratura nel 1998 le ha brutalmente stroncato una (forse) brillante carriera come attrice teatrale comica. Ha svolto il ruolo di giudice tutto fare un po’ in giro per l’Italia ma il suo cuore è rimasto in Toscana nel piccolo Tribunale di Montepulciano dove ha lavorato per cinque anni prima di trasferirsi a Roma.
Scrive per passione, lavora per dedizione, legge per autodifesa. E viaggia molto, soprattutto con la mente.
Con Giunti Editore ha pubblicato il suo romanzo di esordio “Annabella Abbondante non è una chimera” (15 settembre 2021).
Che tipo di romanzo è Annabella Abbondante – L’essenziale è invisibile agli occhi?
«Si tratta di un romanzo giallo con spiccato taglio umoristico. Il tono della narrazione leggero, ma non per questo superficiale. Appartiene a quel particolare genere di gialli che gli inglesi definiscono “cosycrime”, dove i toni neri del crime si stemperano e la trama si arricchisce di momenti dedicati alla vita privata dei protagonisti. L’importanza data anche ai coprotagonisti e all’ambientazione richiama alla mente il crime village reso celebre da Agatha Christie nei romanzi dedicati a Miss Marple. È un romanzo che fa riflettere, sorridere, emozionare e talvolta ridere a scena aperta. Almeno è ciò che mi raccontano i lettori. »
Chi è il personaggio principale e cosa fa nella vita?
«La mia Miss Marple si chiama Annabella Abbondante, è un giudice civile di un piccolo tribunale (di invenzione) della provincia di Lucca. Il cognome che porta le si addice piuttosto bene. Non solo perché Annabella porta la taglia 48 e vive costantemente a dieta (che trasgredisce in continuazione) ma soprattutto perché è abbondante di spirito. È una donna generosa, intuitiva, passionale, empatica. Interessarsi degli altri e prendersene cura è il suo mantra. Questo suo interesse, tuttavia sfocia spesso invadenza: è un’autentica ficcanaso, secondo l’opinione anche dei suoi più cari amici. Ma questa sua natura la porta spesso a comprendere la verità che si cela dietro l’apparenza nei rapporti tra le persone.»
Perché usare la figura del magistrato, che in Italia è divisivo?
«Proprio per questo. Io stessa sono un giudice civile e mi accorgo che l’immagine che le persone hanno di noi è spesso offuscata dalle vicende di cronaca che hanno riguardato alcuni magistrati. Ma la narrazione intorno alla giustizia dovrebbe essere arricchita anche dal racconto di una quotidianità che non ha nulla a che vedere con le notizie di cronaca. Che assomiglia invece molto di più alla vita di Annabella Abbondante. Personaggio che ho creato proprio perché divenisse una “testimonial” simpatica ed empatica di quella parte della magistratura che lavora lontano dai riflettori, al servizio dei cittadini onesti. Ho scelto di utilizzare uno strumento di comunicazione “pop” perché ritengo che sia lo strumento più efficace per andare incontro ai cittadini. Come categoria abbiamo bisogno di raccontarci molto di più e farlo scegliere un linguaggio semplice e chiaro. Per questo sono particolarmente felice che il primo romanzo della serie Annabella Abbondante (La novità non è una chimera) abbia avuto successo e sia stato letto da migliaia di persone»
Quali difficoltà incontrerà nella sua strada Annabella?
«Annabella è una donna normale, che di scontra con le difficoltà di tutti i giorni che ciascuno di noi conosce bene. Soprattutto noi donne. Le costanti aspettative sull’aspetto fisico ad esempio. Il doversi conformare con i modelli stereotipati che la società ti propone, dove ancora oggi la scelta di essere single o di vivere liberamente la propria sessualità viene vista con accezione negativa. Ma Annabella è una donna che sceglie, sceglie di gustare il buon cibo, sceglie gli amici come famiglia elettiva, sceglie di essere un giudice civile portando avanti il suo ideale di giustizia e talvolta forza anche un po' la mano alla legge, se in ballo c’è la scoperta della verità.»
Quali verità cerca la protagonista nei casi che affronta?
«Per Annabella l’amore della verità è intimamente connesso con il suo ideale di giustizia. La dottoressa Abbondante non accetta mai un no come risposta, se in ballo ci sono i suoi principi. La scoperta della verità non è un obiettivo fine a se stesso, ma serve per dare giustizia. A una vittima il cui omicidio rischia di restare impunito, a un presunto colpevole che lei intuisce essere innocente. Lei non arretra mai di fronte alla verità, anche quando fa male e questo dolore la riguarda personalmente.»
Qual è la morale di questo libro?
«Non parlerei di morale, ma al più di un messaggio. Credo che Annabella e le sue storie ci raccontino di un approccio alla vita in cui mettersi in ascolto degli e compenetrarsi sia alla base del vivere e anche del giudicare. Annabella ci insegna a non avere pregiudizi, che non bisognerebbe mai emettere “sentenze” prima di conoscere a fondo. Neppure nei confronti dei giudici.»
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