«Chi tira in mezzo Berlusconi lo fa per coprire le proprie aspirazioni». Paolo Barelli, capogruppo di Fi alla Camera, in un’intervista a Spraynews, rivela come non teme il fuoco amico e chiarisce come l’ex premier «non si è mai candidato. Gli viene chiesto da più parti di farlo, meglio ancora gli viene tirata la giacchetta».
Si avvicinano le elezioni per il presidente della Repubblica. Berlusconi può farcela?
«Berlusconi non si è assolutamente mai candidato. Gli viene chiesto da più parti di farlo. Sono in molti che riconoscono in lui una capacità, una leadership a livello nazionale e internazionale. Diciamo la verità, gli viene tirata la giacchetta. Sarà lui, poi, andando avanti, a valutare il da farsi a seconda della situazione. In maniera molto seria e rispettosa delle istituzioni, Berlusconi, comunque, considerando che c’è un presidente della Repubblica che è Mattarella, con noi non è mai intervenuto direttamente sul punto».
Non teme che chi oggi gli tira la giacchetta possa al momento decisivo silurarlo col cosiddetto fuoco amico?
«A prescindere che Berlusconi è abituato a difendersi in generale e non solo dal fuoco amico, non vedo alcun problema. Anzi non vorrei che c’è qualcuno che lo tira in mezzo, ad arte, per coprire le proprie aspirazioni. In tutti i casi, da quello che so io e lo so bene, non vedo riflettere Berlusconi in maniera operativa su questa ambizione. E’ più, come si legge sui giornali, un qualcosa che gli viene chiesto».
La soluzione Berlusconi, però, rappresenterebbe una sorta di pace civile all’interno della coalizione. E’ d’accordo?
«Non so cosa pensano gli altri leader. E’ chiaro che noi siamo tifosi di Berlusconi, ci mancherebbe altro. Sarebbe un sogno, ma ripeto è solo nostro, considerando che l’ex premier sta coi piedi per terra e viene certamente gratificato dal grande interesse intorno a lui rinnovato. E’ come, infatti, se non fossero passati venti anni dalla sua discesa in campo. Questo rimane, però, al momento solo un desiderio dei suoi supporters. Berlusconi, invece, è molto sereno e non ha mai manifestato la sua volontà di mettersi in prima fila per tale candidatura».
Qualora non dovesse farcela il cavaliere, cosa ne pensa della soluzione Draghi al Quirinale o meglio recuperare il vecchio alleato Casini?
«Non ho un’opinione, né do giudizi su questo in quanto sarà il partito e lo stesso Berlusconi, quando si entrerà in quella fase, a gestire il tutto. Oggi siamo tutti impegnati nel migliorare la legge di bilancio e il decreto Pnrr. Quando sarà il momento Forza Italia certamente farà le sue scelte e darà le sue indicazioni. Adesso, però, è prematuro».
L’attuale presidente del Consiglio, che state sostenendo con forza e lealtà, potrebbe diventare il riferimento per un nuovo asse centrista?
«Draghi vive una sua esperienza di carattere politico da tecnico e non credo che abbia alcuna intenzione di entrare in politica, come ha fatto invece chi lo ha preceduto. Francamente, comunque, non vorrei dare interpretazioni a una personalità del suo calibro».
In molti territori l’asse con Italia Viva già esiste. Questo ragionamento può tornare di moda anche a livello nazionale?
«Italia Viva vive una situazione particolare. Si scinde dal Partito Democratico perché probabilmente la sua collocazione è più centrista, vicina a noi dal punto di vista culturale. Non bisogna dimenticare che Renzi era un giovane democristiano. Sicuramente, quindi, si collocherà in una posizione moderata. Vedremo, poi, l’evolversi del quadro politico».
Di Edoardo Sirignano
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