Alla luce dei recenti, terribili delitti di Sassuolo e Vetralla, Spraynews ha deciso di parlare di femminicidi con alcune storiche attiviste femministe. Se ieri abbiamo quindi intervistato in esclusiva Nadia Somma (D.i.Re, Demetra donne in aiuto), oggi abbiamo chiesto un intervento a Emanuela Valente, ideatrice del sito InQuantoDonna e autrice di un importante libro su femminicidi e figlicidi, Favole da incubo (DeAgostini, 2020, in collaborazione con Roberta Bruzzone).
Emanuela ha gentilmente elaborato questo testo, in esclusiva per Spraynews, che si concentra proprio sul tema, su cui bisognerebbe riflettere molto di più ed intervenire a livello legale ed istituzionale, dei padri, molti più di quelli che si crede, che uccidono i figli per vendicarsi della donna che li ha lasciati:
Ho iniziato a raccogliere storie di femminicidio nel 2012. A gennaio 2013 ho messo online InQuantoDonna (www.inquantodonna.it), il primo osservatorio sulla comunicazione del femminicidio in Italia (attualmente in restyling, sarà nuovamente online a breve), e già dopo pochi giorni mi sono posta la questione dei figlicidi: inserirli o no nel sito? Era inevitabile, così ho creato la sezione dei figlicidi, che in breve tempo ha raccolto – ahimè – centinaia di storie di bambini e ragazzi uccisi per vendetta, per farla pagare nel modo peggiore possibile alla donna che era la loro mamma.
Alcuni sono stati uccisi in concomitanza di femminicidio, ossia insieme alla mamma, come il caso del piccolo Ludovico ucciso a coltellate dal padre insieme alla mamma Teodora Casasanta, o dei gemellini Alessandro e Aurora, di appena due anni, ammazzati insieme alla loro mamma, Barbara Gargano. Altre volte il padre uccide solo i figli, come nel caso di Elena e Diego, i gemellini uccisi durante una vacanza, o le sorelline di Cisterna, Alessia e Martina. Questi sono solo i casi più recenti, e stanno aumentando, ma ricordiamo già diversi anni fa casi drammatici come quello dei tre fratelli Brigida.
Tutti questi casi hanno una cosa in comune: erano tutti casi in cui la violenza domestica era già esplicita, in cui molte spesso erano state sporte denunce e chiesto aiuto. Nel 2013 Pasquale Iacovone uccise i suoi due bambini, Andrea e Davide, dopo che la loro mamma, Erica Patti, aveva sporto ben 10 denunce contro le minacce di morte ricevute dall’ex marito. Ma nessuno fece nulla, anzi proprio le persone a cui aveva chiesto aiuto le dissero che erano solo parole, che non si può fare il processo alle intenzioni, che “era tutto fumo e niente arrosto”. Ma poi a bruciare sono stati due bambini, di 9 e 12 anni, due bambini bellissimi e innocenti, che già nella loro breve vita avevano dovuto assistere alle brutture della violenza domestica, di un padre che afferra per il collo la loro mamma, che parlando con loro promette che le farà del male.
Tutto questo accade quotidianamente, ripetutamente. I bambini diventano uno strumento potente nelle mani degli uomini violenti, perché sono il guinzaglio che non permette alle mamme di evitare la violenza, le tiene legate a quell’uomo che vuole solo fare loro del male, e che non percepisce più i bambini come suoi figli ma solo come appendici della donna a cui lui vuole dare sofferenza. Purtroppo i bambini diventano strumenti anche e proprio grazie alle istituzioni che non sono in grado di intervenire adeguatamente, e i numeri lo dimostrano senza possibilità di appello.
Anche la questione dell’affido condiviso a tutti i costi, di bambini obbligati a vedere un padre maltrattante, dell’incapacità dei tribunali di valutare con la dovuta urgenza e preparazioni le vicende di violenza domestica, sono tutti elementi che non solo non riducono il numero dei femminicidi, ma addirittura lo aumentano. Una donna non creduta e un uomo sempre giustificato, i pregiudizi per cui “il padre è sempre il padre” e tutta una serie di stereotipi – non ultimo quello delle presunte violenze inventate, che stridono clamorosamente e in maniera a dir poco vergognosa con i numeri della cronaca nera – sono il fertilizzante di un terreno ancora intriso di patriarcato, di potere di vita o di morte su moglie e figli che ormai dovrebbe essere solo studiato come errore del passato sui libri di storia.
Invece no. E così abbiamo tanti femminicidi e figlicidi, che ogni anno crescono, grazie anche al senso di impunità in cui navigano gli uomini violenti. Ci sono anche donne che sono state uccise proprio per il timore di rivolgersi alle istituzioni, come Victoria, che non aveva denunciato per paura di vedersi allontanare i bambini, ed è stata uccisa con 20 coltellate davanti ai suoi piccoli.
Di Umberto Baccolo
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