Emma Bonino, tutti parlano del futuro centro dello scacchiere politico italiano e, in tanti, provano a piantare la propria bandiera. Quale è il centro dei suoi desideri?
Non ho desideri per il centro. Semmai desidero più Europa. Questo centro, a cui lei si riferisce, ora si allarga, ora si stringe. Io non mi sono ancora fatta un’idea e penso che non ce l’abbiano neanche loro. E’ una sorta di ambizione, dalla provenienza più disparata possibile. Non so neppure se hanno un programma comune o anche solo qualche linea di intervento comune. Mi creda, proprio non lo so. Leggo e guardo, ma non riesco a farmi un’opinione, anche perché non è che mi importi moltissimo.
Anche se le cose stanno così, le chiedo ugualmente se si sente più vicina a Carlo Calenda o a Matteo Renzi?
Io non ho rapporti con Renzi. Non ne ho mai avuti. Con Azione e con Calenda ci sono iniziative comuni, seppure non tantissime, al Senato e anche alla Camera. Due anni fa il Presidente Benedetto Della Vedova aveva lanciato l’idea di una federazione, che Calenda all’epoca rifiutò e sono contenta che ora l’abbia fatta propria.
Al centro punta a trovare una collocazione anche Clemente Mastella, che ha una storia politica molto diversa dalla sua…
Con Mastella siamo stati colleghi nel Governo Prodi, che poi cadde per vari, comprese le sue scelte. Questo è tutto quello che so di lui. Non mi pongo neppure il problema Perché dovrei chiedermi se sono vicina o lontana a Mastella?
Perché è anche lui un aspirante centrista?
Vedremo, faccia, non so chi altro vuole arruolare.
Passiamo a un argomento di eterna attualità. Ogni volta che un barcone di migranti arriva sulle nostre coste o viene messo in salvo, Salvini chiede le dimissioni della ministra dell’Interno Lamorgese. Lei con chi dei sue si schiera?
Io sto con il diritto internazionale, secondo il quale i profughi vanno, innanzi tutto, salvati e, poi, possibilmente integrati. Non è una questione di buonismo, ma ormai persino di necessità. Finalmente anche Confindustria del nord, Confesercenti e tanti altri ammettono di aver bisogno di una manodopera, che fra gli italiani non riescono a reperire, anche in ragione di un innegabile calo demografico. Alla richiesta di manodopera straniera si sono uniti anche Presidenti di zone considerate leghiste e, anzi direi che l’urgenza sia sottolineata, soprattutto, da loro. Stando così le cose, mi sembra che sarebbe meglio sedersi intorno a un tavolo e ragionare come si possa fare di necessità virtù. Senza continuare a turlupinare la gente sulle invasioni, su “li espelleremo tutti”. Figuriamoci. Non lo ha fatto Salvini, quando era ministro dell’Interno. Il nostro problema è come integrare gli irregolari, che già abbiamo sul territorio, anche in risposta a queste richieste di manodopera, che ormai provengono da tutte le associazioni di categoria, compresa Confagricoltura, con la questione annessa e connessa del caporalato.
L’euroscetticismo mi sembra che sia ancora vivo e vegeto. Basta pensare, in Europa, alla Polonia e all’Ungheria e, dentro i nostri confini, ai partiti sovranisti, come Lega e Fratelli d’Italia…
E’ una corrente di pensiero, che c’è sempre stata e che sempre continuerà a esserci. Un po’ meno roboante ultimamente in Italia per le ragioni che le ho detto. Certo, c’è la questione, che dovrebbe essere risolta in qualche modo, sul come si reagisce, quando Stati membri dell’Unione Europea prendono i soldi, senza rispettare nessuno dei canoni stabiliti. Bisognerebbe far capire loro, una volta per tutte, che l’Europa non è, e non potrà mai essere, solo un bancomat da cui attingere.
di Antonello Sette
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