di Michele Lo Foco
Il Centro Sperimentale di Cinematografia è una Fondazione che opera attraverso due principali settori: la scuola nazionale di cinema e la Cineteca nazionale.
La scuola, oltre alla sede di Roma, ha altre cinque sedi in Piemonte, in Lombardia, in Sicilia, in Abruzzo e in Puglia.
Anche per il Centro Sperimentale la cura Franceschini ha prodotto risultati deleteri, soprattutto partendo dalla considerazione che la struttura era stata uno dei motori della grande cinematografia nazionale e che nomi autorevoli avevano contraddistinto la gestione e i risultati dell’istituzione.
Tra questi Antonioni, Dino De Laurentis, Pietro Germi, Domenico Modugno, Vittorio Storaro, Blasetti, Comencini, Giannini, Cavani.
Nel corso del 2021 al CSC si è proceduto ad una profonda riorganizzazione della struttura operativa interna e sono state avviate e concluse le procedure per la valorizzazione professionale di buona parte del personale dipendente, con l’obiettivo di favorire l’organizzazione del lavoro per processi produttivi e di conseguire l’ulteriore crescita delle competenze e delle professionalità interne. Tale nuovo assetto organizzativo - che ha comportato incrementi di stipendio per oltre la metà dei dipendenti, con l’utilizzo di non trascurabili risorse finanziarie pubbliche - avrebbe dovuto assicurare elevati livelli di efficienza ed efficacia alla generale attività istituzionale, anche in vista dell’attuazione dei progetti connessi all’utilizzo delle risorse messe a disposizione dal Ministero in attuazione del PNRR.
In realtà, invece di assegnare compiti e responsabilità ai dipendenti interni, l’attuale governance del CSC ha provveduto alla contrattualizzazione di molti consulenti esterni e alla costituzione di nuovi rapporti di lavoro a tempo determinato e indeterminato.
Ciò è avvenuto per lo più contravvenendo alla normativa pubblicistica - applicabile anche al CSC in quanto organismo pubblico inserito nell’elenco ISTAT di cui alla legge n. 196/2009, la quale prescrive che eventuali incarichi esterni possono essere affidati esclusivamente nei casi in cui non vi siano corrispondenti professionalità interne.
In particolare è stato affidato un incarico esterno di consulente legale, pur avendo in organico la figura professionale di avvocato e potendo altresì usufruire del patrocinio gratuito dell’avvocatura generale dello Stato.
È stato, inoltre, affidato un incarico esterno di ufficio stampa ad un soggetto non iscritto al relativo albo professionale pur avendo la Fondazione in organico un giornalista professionista assunto specificamente per tale ruolo solo tre anni prima, a seguito di apposita selezione pubblica.
E’ stata poi assunto un professionista per coprire la posizione di vice direttore generale, con affidamento di mansioni non meglio precisate, posizione, questa, soppressa solo qualche anno prima perché ridondante rispetto alla modesta ampiezza dell’organizzazione aziendale. Si è poi proceduto alla copertura di una ulteriore posizione dirigenziale con procedura selettiva interna e all’assunzione di un dirigente esterno per l’incarico di coordinatore delle sedi distaccate. A tale ultimo riguardo non si comprende bene quali funzioni debba svolgere quest’ultimo, ove si consideri che il coordinamento amministrativo e gestionale delle sedi distaccate è assicurato a termini di regolamento dal direttore generale, mentre il coordinamento Culturale e quello didattico sono assicurati, rispettivamente, dal Conservatore della Cineteca Nazionale e dal Preside della scuola Nazionale di cinema.
Anche l’utilizzo delle risorse finanziarie provenienti dagli stanziamenti del PNRR non sembra rispondere alle prescrizioni di legge.
L’acquisto di una sala cinema a Roma chiusa da molti anni e priva di parcheggio ad un costo ritenuto assolutamente fuori mercato (oltre 3 milioni di euro) (considerato che a Roma ci sono oltre 70 sale cinema dismesse), è certamente una iniziativa paradossale e incomprensibile: infatti lo stesso Ministero possiede un immobile ubicato nel complesso di Santa Croce in Gerusalemme che ben poteva essere destinato allo scopo. A tale riguardo, non risulta sia stata seguita la procedura di legge che impone alla P.A., che intende locare o acquistare un immobile, di acquisire il preventivo parere di congruità da parte dell’Agenzia del Demanio.
Per tacere dell’enormità della somma stanziata per la realizzazione delle opere di ristrutturazione della stessa sala cinema – (anche in questo caso oltre tre milioni di euro) - e di quella annualmente occorrente per l’esercizio e la gestione dell’attività che vi si svolgerà.
Risulterebbe, inoltre, che si sia impegnata una somma ragguardevole - superiore a 6 milioni di euro - per la realizzazione di una piattaforma per e.learning per la formazione cinematografica.
Come già avvenuto per Cinecittà, le risorse del PNRR risultano impegnate per attività non propriamente ricomprese tra quelle “eleggibili” dallo stesso PNRR, come il sostegno economico assegnato anche alle attività didattiche delle sedi distaccate della Lombardia, del Piemonte, della Sicilia, dell’Abruzzo, della Puglia e del Veneto, per le quali, in base alle disposizioni regolamentari vigenti, il CSC non può utilizzare le risorse pubbliche destinate alla sede di Roma, dovendo essere, le stesse sedi distaccate, finanziate esclusivamente dagli enti territoriali interessati.
Di tale dispendiosa e scriteriata amministrazione finanziaria si pagheranno le pesanti conseguenze allorquando, esaurite le disponibilità del PNRR, si dovrà far fronte ai moltiplicati costi della gestione con le insufficienti disponibilità del contributo ordinario assegnato dal MIC alla Fondazione!
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