Il generale Paolo Poletti, presidente di Sicuritalia Security Solutions, in seguito all'iniziativa, organizzata da Artemisia Lab, tenutasi ieri presso la sala Colonna dell'Università Marconi, in un'intervista esclusiva rilasciata a Spraynews, evidenzia quelle condizioni che nei fatti generano fenomeni di violenza nei confronti nelle donne.
Quali sono le principali cause dei femminicidi?
"Più che parlare di cause li definirei fattori di rischio. Questi sono il basso livello di istruzione, violenze subite da bambino, abuso di sostanze stupefacenti o alcolici, realtà in cui la violenza è un fatto culturale. Quando troviamo una o più di queste condizioni è più semplice che ci possiamo trovare di fronte a violenze, atti persecutori o stalking nei confronti delle donne. Mi soffermerei, però, principalmente su alcune sottoculture e in modo particolare su pregiudizi sempre più comuni, che rendono incapaci di distinguere la vittima dal carnefice".
Può fare un esempio?
"Spesso sentiamo dire che una donna che frequenta certi ambienti è più a rischio così come quando si veste in un determinato modo. Questo, però, non deve indurre a confondere la vittima dal carnefice".
Come intervenire rispetto a un fenomeno sempre più diffuso?
"Le strade possono essere tre. La prima è riservare un'accoglienza speciale alle donne che hanno il coraggio di denunciare, in modo da rendere gratificante e vantaggioso il loro gesto, grazie a un'assistenza specializzata con l'attuazione anche di programmi di protezione per i minori facenti parte di quei nuclei familiari. Il secondo aspetto è promuovere attività di formazione del personale, nonché progetti di prevenzione. La terza strada, ovvero quella più strutturale, è una cultura della cittadinanza che incorpori i valori del rispetto dell'individuo e della parità di genere".
Cosa intende con questo concetto?
"La fondamentale condizione giuridica e sociale di chi appartiene a uno Stato, dalla quale deriva il riconoscimento dei diritti civili, sociali, politici, nonché una serie di doveri. La cittadinanza, sia se trasmessa per discendenza che acquisita, ha come presupposto la conoscenza delle forme di governo, con particolare attenzione al ruolo dei cittadini, alla gestione e al modo di operare delle istituzioni e soprattutto all'accettazione di alcuni principi e valori fondanti l'ordinamento giuridico. E' solo tale identità che peraltro in una società multietnica può garantire la tenuta della compagine sociale".
Quali sono i rischi della società attuale?
"Ci troviamo in un periodo di trasformazioni profonde e contrastanti. E' chiaro che in un contesto, dove esiste sia una pluralità di modelli di comportamento che di valori, possano generarsi più episodi di violenza. A ciò contribuisce la rapidità dei processi di transizione, che determinano spesso problemi di adattamento o meglio ancora di quelli che sono i processi di identificazione. Esiste, poi, la questione relativa alle nuove e pervasive forme di comunicazione, che richiedono ampie capacità di senso critico".
Chi può, quindi, sviluppare questa identità a cui lei si riferisce?
"Non bastano le famiglie e i media, ma bisogna partire dalla scuola, che ha il compito di progettare l'educazione globale e di rimettere l'educazione civica al centro. Serve che i giovani del futuro acquisiscano delle vere e proprie skills in materia di cittadinanza, indispensabili per la realizzazione e lo sviluppo di ogni singola persona. E' fondamentale trasmettere concetti come inclusione sociale, stile di vita sostenibile, vita fruttuosa in società pacifiche, una gestione della vita attenta alla salute e cittadinanza attiva".
Per acquisire tali conoscenze, però, serve una sorta di background...
"Serve avere alcune conoscenze di base riguardanti gli individui, i gruppi, le organizzazioni lavorative, le società, l'economia e la cultura, così come bisogna implementare la conoscenza e l'interpretazione dei principali eventi della storia nazionale, europea e mondiale, studiare gli obiettivi, i valori e le politiche dei movimenti sociali e politici, approfondire i sistemi sostenibili con particolare riferimento ai cambiamenti climatici e demografici, nonché soffermarsi sull'integrazione europea e sulla consapevolezza delle diversità e delle identità culturali nel mondo. Tali acquisizioni dovrebbero tradursi in capacità di pensiero critico, di sviluppare argomentazioni, di essere parte attiva all'interno delle comunità, potendo così accedere ai nuovi mezzi di comunicazione in modo più critico e responsabile".
Qual è l'obiettivo finale?
"Sviluppare atteggiamenti individuali tesi all'impegno per un interesse comune, al rispetto per i diritti umani, alla cultura della non violenza e della parità di genere, al privilegiare il merito all'appartenenza, alla responsabilità, alla comprensione delle diversità culturali e sociali, a stili di vita sostenibili, al rispetto della privacy e all'agire secondo equità. Queste sono le basi su cui costruire un nuovo avvenire".
Di Edoardo Sirignano
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