di Monica Macchioni
La strega cattiva e il principe depresso e raggirato. Questo titolo racchiude bene il senso degli articoli apparsi su molti, troppi quotidiani nazionali e di quanto è uscito in tv a proposito di Tanya Yashenko e di Giacomo Bonanno, principe solo delle serate ai night, anzi “maestro” come ama farsi chiamare mentre sorseggia champagne avvinghiato ad amiche divertite in un clima che a tutto fa pensare fuorché alla depressione o all’incapacità di intendere e volere. Inoltre emerge, leggendo le montagne di sms e di email che Bonanno ha inviato alla sua “strega cattiva” - la quale nel frattempo ha ricevuto dalla giustizia l’ordine di non parlare e di non avvicinarsi al suo ex fidanzato - una realtà ben diversa da quella che è stata raccontata, una storia che sa più di soldi nascosti che di amore, con alcune figure che inducono il non-principe a un comportamento poco nobile ovvero a indicare come capro espiatorio Tanya, e quindi a voler far risultare il non-principe non capace di intendere e di volere anche per sottrarlo dal dover pagare gli alimenti alla moglie che e’ fuggita per i tradimenti e che pretende di essere pagata. Quale miglior occasione per fare di tutte le erbe un fascio e di mandarla in caciara? Complice anche il fatto che il non principe parla malissimo l’italiano e lo legge ancora peggio anzi non lo legge proprio quando firma sulla fiducia una carta con la quale verrà denunciata Tanya. Ne è subito pentito, non vuole farlo ma glielo consigliano, per sottrarsi al rischio di arresto che gli prospetta il suo avvocato (ma e’ legale?). Ma soprattutto arresto per cosa? Quale sarebbe il reato commesso?
C’è’ una verita ’ carsica, sommersa, che non fa notizia e che dice come un patrimonio così ingente nascosto all’estero faccia gola non solo alla ex moglie ma anche. Siamo di fronte ad una autentica manipolazione giornalistica e umana. Si perché la strega cattiva non è nè una modella dal cuore crudele come viene comodo dipingerla ne’ una arrampicatrice sociale ma una giovane donna immigrata che si è data da fare per vivere lavorando, e che l’amore per il sedicente principe ha reso vulnerabile soprattutto dopo aver perso un bambino a causa dello shock e dello stress subito, delle violenze ricevute, e delle denunce fatte fare ad arte per coprire i trust fuori dall’Italia e una gestione del denaro esentasse sin troppo disinvolta. Ecco allora che la vittima diventa carnefice e che la strega cattiva diventa una giovane donna indifesa additata alla pubblica gogna, esposta, minacciata. “Roma e’ troppo piccola per noi due” dice il sedicente principe alla sua bella, come se il fatto di non stare più con lui significasse anche dover abbandonare la città’. E infatti la vittima va a vivere a 200 km da Roma, lontana dai ricordi di un fidanzamento tossico che ha molti ingredienti di narcisismo patologico.
Un fidanzamento che ancora non le consente di vivere una vita serena, che la costringe a difendersi da reati che non ha commesso ma soprattutto uno stalking continuo. Quanta ipocrisia! E poi scriviamo quintalate di retorica sulla violenza alle donne come se fosse una cosa astratta e ci stupiamo anche se molte perdono la vita per mano di mariti compagni o ex fidanzati. Ci meravigliamo di cosa? Del nostro far orecchio da mercante. E allora inutile fare le manifestazioni con le scarpette rosse quando poi si e’ pronti ad alzare l’indice accusatore della sentenza preventiva sfavorevole per la vittima di un amore tossico. Salviamo le donne dalla violenza del pregiudizio e della legge del più forte finché sono in vita e finché siamo in tempo. Il resto serve solo a descrivere con un sensazionalismo voyeristico utile solo a vendere più copie di giornali o alzare lo share delle trasmissioni di donne ammazzate per mano di amori violenti.
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